Il termine “Eurabia”, coniato da Bat Ye’or al pari del termine “dhimmitudine”, è ormai entrato tristemente nel nostro vocabolario, soprattutto attraverso Oriana Fallaci. Indica un’Europa ormai vecchia e stanca, che si è piegata al diktat di immigrati (e no) integralisti islamici, proprio in nome dell’islamicamente e politicamente corretto, del relativismo culturale e valoriale, del buonismo e del multiculturalismo.
Di questo abbiamo osservato i segni più volte, e il rischio che l’Europa diventi appunto “Eurabia”, una sorta di appendice dell’Arabia Saudita in cui regna il wahabismo, è reale.
L’ha denunciato di recente il giornalista televisivo israeliano, Zvi Yeheskeli, nel suo documentario “Allah Islam”, girato in diverse città europee, soprattutto in Svezia, Belgio e Gran Bretagna. Esse sembrano ormai dominate dall’integralismo islamico. Nella città di Malmö, dove a quanto pare molte bionde svedesi arrivano anche a tingersi di nero i capelli, per cercare di sfuggire alle molestie di immigrati musulmani, c’è una moschea che inneggia al jihad: persino sui muri si esorta a combattere senza tregua contro gli infedeli. Per non parlare delle preghiere.
La cosa ancora più preoccupante è che figli di immigrati, intervistati, hanno risposto che il jihad è il loro sogno. Ragazzi che dovrebbero sentirsi svedesi.
Non migliore è la situazione in Belgio. A Bruxelles esiste addirittura un’organizzazione islamica denominata “Sharia per il Belgio”, e uno dei suoi membri ha dichiarato che, il giorno in cui verrà imposta la legge islamica nel Paese, i Belgi saranno spinti dai musulmani ad andarsene. Un altro ha assicurato che non si fermeranno mai e sono pronti a morire da martiri (siamo alle solite).
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A Londra, invece, Anjem Choudary, leader degli islamisti della capitale inglese, ha detto senza mezzi termini al suo “reporter palestinese” (tale ritiene Yeheskeli, non riconoscendo Israele) che lui e i suoi seguaci considerano l’11 settembre una “rinascita”, anche perché questo avrebbe spinto tutti i musulmani del mondo a “tornare alle origini” e a studiare “meglio” il Corano. Nel Centro Islamico della città di Luton c’è chi ha esultato perché “l’islam è ovunque”, e giù con deliri sulla speranza di un califfato mondiale.
È inutile dire che tutti gli estremisti sono unanimi nel rifiutare la società occidentale .
Il documentario continua con la Francia, di recente vittima di attentati terroristici islamici perlopiù a sfondo antisemita .
Per concludere, il dato ancora più allarmante che emerge dal lavoro del giornalista-regista israeliano, è questo: giovani addirittura della quarta generazione di immigrati, nati e cresciuti in Europa, che rifiutano radicalmente i suoi valori, ma non vogliono neanche tornare nei Paesi d’origine. Perché sognano un giorno di dominare il posto dove stanno tanto bene e dove i politici, in nome di un falso concetto di democrazia, concedono loro tanta libertà.