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Il Giorno dell'Apocalisse - 16

Da Marcar

 

IL GIORNO DELL’APOCALISSE – romanzo di Marco Caruso – Ogni diritto riservato

puntata numero 16

Raggiungo con l’auto della povera Luisa la spiaggia di Torvaianica, dopo aver fatto un acquisto in un negozio di delicatezze gastronomiche. E’ ormai buio, e passeggio per ore, avanti e dietro, sulla spiaggia scura e deserta. Fa un freddo terribile, il mare é gonfio d’ira e penso proprio che stanotte pioverà…

Dopo aver perso completamente l’orientamento, nel buio più completo, scavo con le mani una buca profonda…

Un violento temporale mi sveglia, qualche ora dopo, più o meno verso l’alba. Ho dormito in macchina, crollato per lo stress tremendo degli ultimi avvenimenti. Non saprei proprio ritrovare la scatolina di latta seppellita sotto la sabbia, ed è quel che volevo.

Al mio ritorno nell’appartamento di viale Aventino, trovo un paio di signori ad attendermi, e non sono Servi. Mi riempiono di botte e mi trascinano dentro un furgone, dopo avermi privato di qualsiasi oggetto personale. Non era poi un rifugio tanto sicuro…

***

Non so più da quanto tempo sono qui. Ricordo che sulle prime ero intento a contare i minuti, tra uno stato d’incoscienza e l’altro… Chissà perché il prigioniero prova l’irresistibile impulso di contare il tempo che scorre… Forse, per sapere quanta vita si sta lasciando alle spalle?

***

Sono sottoposto a potenti droghe, è certo. Ricordo almeno tre sedute d’interrogatorio condotte con questo sistema. Altre volte, mi hanno pestato scientificamente, senza infliggere danni irreversibili o troppo evidenti. Si lamentano che il siero della verità non sembra funzionare… Pensano che io sia più forte, magari per aver superato chissà quale addestramento specialistico. Invece, sono solo più furbo di loro: non posso rivelare dove ho nascosto il Piano Apocalisse perché neanch’io lo so! Potrei solo confessare d’aver seppellito una scatolina di latta nella sabbia… sempre che mi rivolgano la domanda giusta. E sarebbe come cercare un ago nel pagliaio…

***

Sara mi sorrideva, dopo aver fatto l’amore. Si stringeva a me, anche quand’era estate e faceva un caldo assurdo. Una delle mie prime notti di nozze, mi torna continuamente in testa e non so perché. La solitudine che provo ora non è peggio di quella provata nei lunghi anni della nostra separazione.

***

Sento un gran freddo, e mi risveglio ancora una volta immerso in un mare di tenebre. Sono legato mani e piedi, abbandonato su una scomoda e lercia brandina. Il braccio sinistro mi fa male: credo sia pieno di buchi.

Non rammento i particolari dei miei interrogatori, ma ho la sensazione che siano molto brevi… Sono estremamente debole e mi costringono a mangiare, ingozzandomi a forza…

Ieri, qualcuno, dietro una lampada micidiale, m’ha lavato, rasato e medicato le ferite. Canticchiava una canzone di Neil Young che parlava d’amore e libertà… No, forse la cantava Cat Stevens.

***

Ho ripreso a sognare. Non Giulio, morto ormai anche per il mio inconscio. Sogno la mia vita. Ho il netto sentore che morirò presto anch’io… E la cosa non mi spaventa per nulla; sto talmente male, nel corpo e nella mente, che desidero solo un po’ di pace. Dio, fa che venga presto quel momento!

***

Apro gli occhi a fatica: vedo un po’ di luce. Non ricordo nulla di ieri… Ieri? Per quanto ne so io, il tempo ha perso ogni significato. Cosa stanno facendo questi due? Mi sollevano di peso dalla brandina… Sto uscendo da una cella…

Mi scuotono di nuovo, ed ancora più forte. Calore. Luce. Non è quella maledetta lampada: è il sole!

- Sei ubriaco?

Un uomo mi parla. Buffetti sulla guancia. Ridacchia. Ha una divisa da poliziotto.

Cerco di parlare, ma non riesco; la mia bocca somiglia a uno di quegli sformati di formaggio che non riuscivano a mia nonna: si affloscia.

Mi accorgo di portare i vestiti che indossavo il giorno della mia cattura, ora talmente larghi e sudici da farmi sembrare un vero barbone.

- Coraggio, togliti da qui… Non ce l’hai una casa? – Il poliziotto mi solleva per gli avambracci, ma le mie gambe stentano a reggere il peso del corpo. E’ un tipo tarchiato, simpatico, con la faccia da uomo tranquillo.

Dopo vari tentativi, ottengo un minimo di equilibrio, mentre la mia coscienza si apre ai suoni tipici di una mattinata lavorativa cittadina. Il tutore della legge, ora mi guarda perplesso.

I miei occhi si sono abituati alla luce: siamo in un parco pubblico. Vedo donne che accompagnano bambini a scuola, auto che cercano improbabili accelerazioni tra il traffico che inizia a crescere, pendolari nevrotici inseguire autobus frettolosi. Un insetto mi ronza vicino l’orecchio, un cane randagio alza la zampa accanto all’albero più vicino… Diamine, questa è la libertà…

- Da quanto non mangi? Sei malato? – chiede il poliziotto, mentre mi fruga nelle tasche.

- Uhm… - bofonchia, guardando la mia carta d’identità – Mario Bersani? Aspetta un po’… Sei il noto sceneggiatore che credevano implicato nell’omicidio di quell’attricetta!

- Hai visto a che servono i documenti?… riesco a bofonchiare.

- Ma che ci fai qui? I giornali hanno parlato un bel po’ di te! Soprattutto da quando hanno ritrovato il cadavere di tuo cugino nell’appartamento di un’altra attrice… Che mondaccio, quello del cinema! Credo che tu sia ricercato dalla magistratura.

- Che giorno è?

- Il 27 settembre.

Sono stato prigioniero solo otto giorni!

- Devo accompagnarti al più vicino commissariato, signor Bersani. Ma se vuoi prima mangiare…

Non glielo faccio dire due volte. Il poliziotto mi trascina – letteralmente perché non riesco a sollevare i piedi – verso un chiosco-bar.

- Dagli qualcosa di caldo, e da mangiare. Non ha denaro, ma pago io.

Il barista mi guarda, schifato – Ma dove l’hai trovato?

- Ti ricordi Mario Bersani?

- Lo sceneggiatore che ha fatto quel casino?

- Bravo. L’ho preso io.

Dopo aver ingoiato qualcosa che somiglia al ricordo del caffè, cerco di spiegarmi.

- Sentite, io non sapevo d’esser ricercato, e comunque sono stato rapito.

Il poliziotto scuote la testa – Dovrai dirlo al magistrato. Io devo portarti al commissariato di zona. Comunque, puoi finire di mangiare con calma: sono a fine turno.

***

Sono passate settandue ore dal mio colloquio con il dottor Romano. Mi viene da pensare che anche lui sia controllato, direttamente o no, dai Servi, poiché mi ha concesso gli arresti domiciliari senza alcun problema…

Ho intanto appreso, proprio da lui, che la morte di Nori è stata liquidata, molto sbrigativamente, come dovuta ad uno scontro a fuoco con dei rapinatori colti sul fatto dal solerte commissario…

Intanto, la stampa costruisce le ipotesi più fantasiose sul giallo del secolo senza avvicinarsi neanche lontanamente alla realtà dei fatti; meglio così, per quanto mi riguarda.

Di volta in volta, sono stato descritto, e dato in pasto all’opinione pubblica, come un serial-killer, un pericoloso psicopatico, un amante geloso. Unico risultato: la portiera del mio palazzo non mi saluta più.

Gli effetti prodotti dalla prigionia e dalle torture subite, sul mio fisico, sono ancora evidentissimi; ho dovuto comprarmi abiti più piccoli di due misure e non riesco a dormire decentemente; avrei bisogno di disintossicarmi gradualmente dalle droghe assorbite così abbondantemente nel corso degli interrogatori da parte dei miei aguzzini.

Mi diverte pensare che, se qualcosa sono riusciti a farmi confessare, avranno riempito di buche la spiaggia di Torvaianica. Ma la mia vita è sospesa nell’attesa che mi consuma l’anima; non vivo il presente, ma una strana dimensione temporale sospesa tra il passato ed il futuro che spero

La notte, poco prima di quei rari e tormentati momenti di assopimento, giurerei di sentire, per un attimo, la presenza di Sara… Allora cerco di emergere dal dormiveglia, ed avverto la sua fuga lieve e veloce. Ho anche degli incubi… Talvolta, mi sembra di udire la risata malvagia di Sirio, che si trasforma nelle sembianze ghignanti di un orrido mostro dell’oscurità. Devo tornare a recuperare il Piano Apocalisse, ma qualcuno sta aspettando proprio questo…

E’ solo per questo motivo che ora sono, apparentemente, libero.

Devo inviare un messaggio di posta elettronica  ad un vecchio amico, cacciatore di tartufi…

C’è chi dice che la posta elettronica non sia poi così sicura. Se non stai attento, ti becchi un sacco di virus, worm e schifezze varie che trasformano il tuo pc in una sorta di gruviera nel quale si infilano tutti i sorci della Rete. Eppure, se sapientemente usata, la posta elettronica rappresenta il mezzo di comunicazione più facilmente occultabile, specie se utilizzato mediante qualche sistema di criptaggio dei file. E’ vero che ci spiano e che il buon Echelon fa egregiamente il suo sporco dovere; ma i milioni di messaggi e relativi allegati che ogni giorno transitano attraverso le miriadi di connessioni-internet, se lanciati da un notebook collegato in Rete o ancor meglio da un Internet Point pubblico, sono impossibili da filtrare efficacemente, specie se non contengono termini particolarmente interessanti per le chiavi analitiche del noto spione elettronico…

Sarebbe dunque opportuno, per tutti noi, creare una casella di posta sul sito di un qualunque gestore gratuito, da potersi utilizzare esclusivamente on line, ed invitare i nostri interlocutori preferiti a fare altrettanto con la cura, ovviamente, da non fornire nickname e password identificabili… Nel momento del bisogno, si potrà dunque comunicare utilizzando preferibilmente linguaggi apparentemente normali ma contenenti frasi cifrate ben più difficilmente analizzabili dai software spia che non i comuni file criptati.

Vedrete che, prima o poi, tale accortezza farà comodo a tutti. Altrimenti, chiunque si trovi in una situazione anche lontanamente assimilabile alla mia, capirà ben presto cosa significa cercare di comunicare segretamente in una società dove, se è vero che le comunicazioni sono tutto, è perfettamente impossibile comunicare senza far parte del tutto.

Quando Enrico risponde al mio messaggio, esulto: ha recuperato la scatolina di latta che tanto avrà fatto impazzire gli uomini della CIA.

- Roby ha impiegato un paio d’ore per ritrovarla… - spiega, tutto orgoglioso, nella sua e-mail, indirizzata alla sua “amica” Rosina – E’ campione regionale nella sua specialità! Poi, con calma, mi devi spiegare perché cavolo hai seppellito mezzo chilo di costosissimi tartufi neri sotto la sabbia di una spiaggia pubblica!

 Perché hanno un odore più forte di quelli bianchi… gli rispondo, chiedendogli di fissare un appuntamento tramite un’altra e-mail…

Spengo la luce: stanotte proverò a dormire, finalmente.

Invece, il buio è vivo, e non vuole arrendersi. Soffro di nictofobia, questo è certo… Salto fuori dalle lenzuola come un grillo impazzito. Devo vincere la paura che attanaglia le mie notti. Mi vesto ed esco.

La notte di Roma accoglie anche me. Cammino lentamente, respirando a pieni polmoni l’aria finalmente libera da tanto traffico.Qualche automobile sfreccia sotto i lampioni, ed io invidio quelle vite ignare, vuote, libere da tanta angoscia.

Mi sorvegliano? Mi seguono? Mi spiano? Non saprei dirlo… mi sento addosso tutti gli occhi della notte, e non sono sguardi benevoli!

Sirio sapeva che sarei arrivato, prima o poi.

- Buonanotte, mio giovane fratello!

La sua voce è suadente, amichevole, ma so che potrebbe annientarmi se solo volesse.

- Hai portato il telegramma, vero?

- Sì. –  mento spudoratamente - Dove andiamo?

- Dove tutto è cominciato, caro fratello… - i suoi occhi luccicano intensamente. E’ veramente commosso. Mi prende per mano, con fare rassicurante, fraterno.

- Noi siamo molto simili – sussurra, mentre camminiamo – e non farti ingannare, non credere alle frottole che la tua ragione assorbe dal mondo fenomenico. L’uomo è tenebra ed ignoranza, e se si ribella è perché non vuole più soffrire. L’uomo è un grido di dolore che resta inascoltato da milioni di anni!

- Sirio, l’uomo è creatura di luce…

- Ma è la luce ad aver creato le tenebre! Prima di luce e tenebre, non c’era nulla! Capisci? Ricordi? Nulla! La nostra atavica sofferenza è dovuta a chi creò la luce e le sue leggi, generando, automaticamente, le tenebre ed i loro comandamenti. La nostra speranza è rivolta verso colui che osò ribellarsi promettendo anche agli altri schiavi l’agognato riscatto, la libertà!

- La vostra lotta non ha speranza. Siete stati sconfitti fin dall’inizio.

- Oh, no! Ti sbagli! Abbiamo vinto fin dall’inizio! In questo folle universo dominato da una luce impura, noi serviamo l’unica, vera luce originaria precipitata in questa dimensione dalla collera divina, e per questo rimasta inalterata, pura, invincibile e nobilissima. Non ha potuto annientare il suo nemico, ed allora l’ha confinato per sempre quaggiù, legandolo ai processi biologici della nostra razza, obbligandolo a servire la dimensione dell’uomo…

- I tuoi argomenti non mi convincono, anche se forse hai conoscenze che non mi sogno nemmeno. Ma se pure fossimo tutti schiavi incatenati alle leggi della Creazione, tutto quel che siamo e che proviamo: gioia e dolore, disperazione ed estasi, tormento e speranza, ha un preciso punto di riferimento… Dio!

Sirio ride, a lungo. Poi, ribatte:

- Ma c’è chi ha osato giudicare perché fu dotato di giudizio! Si sentì libero di odiare perché nacque libero d’amare! Perché non riesci a liberarti dalla controparte che definisci malefica? Perché non vai a riunirti al tuo beneamato Creatore?

- Perché non posso, evidentemente… Per me l’ha fatto Cristo…

- Non nominarlo! – urla Sirio – Quel nome lascialo seppellito nel fondo della tua povera mente, sconvolta dall’educazione dei padri! Cosa ne sai, tu, del Cielo e dell’Inferno?

Sirio tace, infine; ma so che i suoi assalti non sono finiti. Ed io mi chiedo come si possa arrivare a rinnegare il proprio Padre per amare un angelo ribelle… Forse non agiscono per pura malvagità, ma solo per paura di un universo sconfinato e di un’eternità che per loro non ha alcun significato… Riflettendo, cammino accanto a Sirio nella notte, senza paura: io stesso l’ho cercato!

Stiamo uscendo dalla città, ed intorno solo un silenzio opprimente ed un chiarore innaturale che sembra provenire dal sottosuolo. Un’atmosfera che mi ricorda il solitario girovagare di Giulio.

Sirio ora apre bocca solo di tanto in tanto, per rassicurarmi; dice che il suo signore mi ama e vuole solo la mia felicità…

Dopo aver deviato dalla strada consolare, ed un’altra ora di camino, arriviamo presso una radura erbosa, all’estrema periferia nord-ovest di Roma. Sotto la luna, ora chiarissima in cielo, intravedo, in lontananza, gruppi sparsi disordinatamente sul territorio saccheggiato dalla bramosia di costruttori ed amministratori con pochi scrupoli. Fa freddo.

Ci inoltriamo in una piccola boscaglia, mentre gli arbusti spinosi mi graffiano le gambe. Faccio fatica a stare dietro a Sirio, che procede spedito.

Qualcuno ci segue, anche se il rumore attutito dei passi si confonde con il soffio del forte vento che sta tirando da qualche minuto. Mi volto e scorgo varie ombre che ondeggiano, a rispettosa distanza.

- La nostra scorta… - sussurra Sirio.

Camminiamo ancora e la boscaglia si fa più rada; arriviamo, infine, in una minuscola radura semicircolare, delimitata da pini altissimi. Davanti a noi si apre una spaventosa voragine.

- Mario, riconosci questo posto?

Una violenta nausea mi fa voltare la testa.

- Bene. Sul fondo di questo crepaccio, sei andato a sfracellarti nella tua precedente incarnazione! E prima di morire, urlasti al mondo la tua rabbia, la tua ribellione. La tua preghiera di vendetta è stata ascoltata da colui che ascolta tutte le preghiere e le invocazioni dei mortali… Tuo era l’odio più profondo, e tu fosti scelto per vendicare un odio ancor più profondo del tuo. – Sirio interrompe di colpo il suo delirante discorso e rabbrividisce vistosamente. Un rantolo angosciato gli sfugge dalla gola.

Dietro di noi, sento madame Clermont dire.

- Non parli più d’amore, creatura delle tenebre?

Mi volto ma vedo solo una moltitudine scalza e lacera, esseri spettrali dai volti scavati.

Poi, la piccola folla ondeggia, spaurita, si apre precipitosamente e lascia avanzare un gruppo di figure incappucciate e vestite di lunghe tuniche, che recano in mano piccole torce accese. I Servi del Mondo.

- Cosa vuoi, donna maledetta? – ringhia Sirio, sconvolto dalla rabbia e forse dal terrore – Come osi avvicinarti a noi? Non temi l’ira del mio signore? Non temi che salga dall’abisso per sbranarti tra le sue furibonde mascelle?

La seconda delle figure incappucciate si avvicina mentre madame Clermont e gli altri Servi si frappongono fra noi e la massa dei disperati. Si scopre il capo: è Sandro.

Madame Clermont sorride e mi chiede:

- Hai qualcosa per me, vero?

Sirio mi arpiona il braccio ed urla:

- Non darle ascolto! E’ lei che ti tolse l’amore di Sara, ricordi? Non è per questo che hai tanto sofferto?

Guardo la vecchia cartomante, che sorride ancora con l’espressione benevola di una madre amorevole.

Sandro esclama:

- Mario! Ti spiegherò tutto, e tu ascolterai con riconoscenza, perché grazie ai Servi sei stato salvato dalla follia e dalla dannazione eterna!

La Clermont avanza ancora, mentre Sirio uncina il mio braccio con forza tremenda.

Ora che la Clermont è a pochi passi da me, e mi accorgo che reca in mano non più la torcia ma una coppa d’argento.

- Bevi! – ordina.

   - No! – urla Sirio – Prima devi ascoltare cos’hanno da dirti sul merito della vicenda che ti riguarda! Non sono gli amici che credi!

Mi sento irritato da tanto paternalismo. Sandro incalza:

- Dovevamo risvegliare la tua anima… Eri un povero folle!

- Io, pazzo? – guardo ancora madame Clermont – Cosa volete dire? Avete finto che mia moglie fosse una povera squilibrata!

- Mario, al momento giusto saprai tutto! Per ora, sappi che la tua opera è fondamentale per la salvezza del mondo… Quel telegramma… Dovevamo allontanare Sara da te, per darti uno scopo, un motivo per ascoltarci! Del resto, la follia dell’uomo che si chiamava Giulio, stava per tornare in te… Il dottor Lanza, colui che designammo per seguire il tuo sviluppo interiore, ci tenne informati sull’evolversi della tua vicenda animica! Tu non ricordavi quando, nell’altra vita, uccidevi le donne che ritenevi indegne di essere amate. In questa vita, per riscattarti, dovevi amare una donna che pensavi indegna del tuo amore, e così è stato. Ma avevi bisogno d’altro. Fratello Lux… - Un altro servo si toglie il cappuccio: è il vecchio signore dagli occhi duri incontrato alla Notte dei Maghi - … è un noto psichiatra. Ha il dono di guarire le menti alterate dai colpi della vita! Ti condizionò, con la collaborazione di Sandro, per molti mesi, tramite l’ipnosi. Doveva far riemergere la parte malvagia della tua personalità per poterti curare! Era un piano perfetto: hai, infatti, cominciato a sognare eventi della tua vita precedente, proprio quando il destino stava per chiamarti al tuo compito principale!

Mi rivolgo a Sandro:

- Come diavolo hai fatto ad ipnotizzarmi?

- Mi introducevo in casa tua, di notte, utilizzando vapori narcotizzanti… Ma non ti scandalizzare. Una volta guarito, con l’aiuto di Fratello Lux, ti saresti integrato perfettamente nella nostra confraternita! Ed ovviamente, avresti riavuto Sara. Ma accadde l’imprevedibile: conoscesti Claudine… proprio mentre stava riemergendo il ricordo della tua vita passata e cominciavi a scrivere la sceneggiatura tratta dai tuoi incubi che, più tardi, io stesso ho fatto sparire. Notai immediatamente il peggioramento delle tue condizioni animiche, ma era troppo tardi. Noi sapevamo della doppia vita della ragazza e una delusione in tal senso poteva spingerti, inconsciamente, a reagire come avrebbe fatto Giulio! Quella sera, mischiai un potente sonnifero al vino che bevesti in casa mia, ma la tua forte costituzione risentì troppo tardi degli effetti narcotizzanti… Evidentemente, trovasti la ragazza nel tuo appartamento e ne seguì, immagino, un litigio, magari perché ti disse che voleva ritornare da Deschi e tu…

Dio mio… Come Marietta nel sogno!

- … Comunque, quando, insieme a Fratello Lux, entrai a casa tua, ormai il dramma era compiuto! Tu eri sul letto, profondamente addormentato; il corpo della ragazza giaceva esanime sul pavimento. Abbiamo fatto sparire il corpo di Claudine ed ogni traccia della sua presenza in casa tua; inoltre, da quel momento, abbiamo ripreso le sedute ipnotiche ed in seguito, quando la relazione onirica con Giulio assunse la forma di duello animico, non fu più necessario operare sulla tua psiche malata: eri nelle condizioni di curarti da solo. Se poi quella sera, alla Notte dei Maghi, avessi bevuto la Vitatrina che Sara ti offriva…

Mi tremano le gambe. Ho ucciso Claudine… con queste mani!

- Mario! – urla Sirio – La colpa non è tua, ma di questi criminali! Hanno fatto rivivere il fantasma di Giulio in te! E senza il loro assurdo piano, tu non avresti perso Sara!

- Basta, schiavo dell’inferno! – interviene la Clermont – Mario, in realtà abbiamo agito solo per il tuo bene, cercando di salvare il mondo dalla minaccia dell’Anticristo.

- Non l’ascoltare! – urla ancora Sirio, stringendomi il braccio con forza sovrumana – Consegnami il Piano Apocalisse e ti dimostrerò come il mio signore intende la gratitudine…

La tensione che sento si amplifica a dismisura. Non solo fuori, ma anche dentro di me si agitano le energie delle opposte fazioni che lottano per tirarmi dalla loro parte. Guardo la folla dei dannati: muovono le labbra, forse pregando il loro tenebroso signore. I Servi del Mondo, con la loro presenza immobile, impediscono a quella moltitudine di strapparmi il segreto che potrebbe dargli un potere immenso sull’Umanità.

Madame Clermont mi si para davanti, e Sirio resta impietrito, paralizzato da quello che sembra genuino terrore. Si stacca da me e si mette sulla difensiva, guardando negli occhi la sua antagonista.

I due guerrieri duellano silenziosamente per qualche minuto, tremando per lo sforzo terribile di quella battaglia estrema.

Sandro ne approfitta subito, porgendomi la coppa piena di Vitatrina.

Esito, ma lui preme la coppa contro le mie labbra e, quasi involontariamente, ne bevo un gran sorso… E’ un liquido leggero come l’aria, ma ha un sapore delizioso. Un urlo altissimo di Sirio mi paralizza.

- Noooo! – Il suo volto, alla luce sanguigna delle torce, appare come una maschera satanica; i lineamenti mostruosi sono solcati da sottili rivoli di sangue schiumoso che cola dagli occhi e dal naso: il duello con la cartomante è ormai perso per sempre – Era questo che volevi,  Mario? Allora, conoscerai la collera del mio signore! Vai! Vai a conoscere il fondo di una disperazione che giace in fondo all’abisso da miliardi di anni!

La luce sulfurea che ho già incontrato in compagnia di Sirio, arriva dal fondo del crepaccio ed esplode in aria con mille scintille di fuoco.

Madame Clermont retrocede istintivamente, e Sirio mi spinge verso il burrone. Perdo l’equilibrio mentre vedo le mani protese di Sandro cercare di afferrare le mie braccia… Ma ormai sto cadendo verso il fondo d’un abisso dal quale sale un calore furioso, insopportabile… l’alito di un inferno tanto inevitabile quanto spaventoso…

FINE DELLA SEDICESIMA PUNTATA


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