In quanti e quante volte ci siamo interrogati sugli effetti aberranti delle consacrazioni, delle celebrazioni, sul pericolo di ricordare un giorno all’anno l’inobliabile per legittimarne la dimenticanza e l’oltraggio negli altri 364 giorni. E sul rischio di convertire l’esecrazione in comprensione illuminata e illuminista”, come piace a compassionevoli benpensanti e a ipocriti di tutti gli schieramenti, tanto che c’è da aspettarsi la giornata dell’applauso ai dirigenti della Thyssen, del rimpianto per l’articolo 18, di festosi autori di pogrom in insediamenti rom, della cessione dell’Ilva e dei suoi veleni a una famiglia scellerata che li ha seppelliti insieme alle garanzie fondamentali, dei malati di Sla senza assistenza, che li consoli con un’azalea, per promuovere infine una bella giornata dei diritti e una della democrazia, così ci mettiamo una pietra sopra e non se ne parla più.
In quanti e quante volte abbiamo messo in guardia sui cosiddetti “rigurgiti” della impossibili digestione e della rimozione collettiva del fascismo e delle sue colpe. Quando scrivevo di Casa Pound e promuovevo petizioni per la sua messa al bando definitiva come si fa con le sostanze velenose e persistenti che circolano inquinando l’ambiente, saltava sempre su un apostolo dei lumi che mi impartiva delle lezioncine sul rischio di interrompere il dialogo pedagogico, ricacciandoli nelle fogne dalle quali provengono in folta schiera e di criminalizzarli. Come se dei criminali potessero stare altrove, addirittura in Parlamento, nei consigli regionali, nei comuni.
Il fatto è che a rendere legale la loro illegalità non è stata solo la mancata applicazione delle leggi che dovevano e debbono condannarli alle tenebre che meritano, ma quel passaggio acrobatico dall’indulgenza di un malinteso perdono alla tolleranza fino alla legittimazione mediatica e democratica di picchiatori, killer, fino a notabili che hanno dimostrato qualora ce ne fosse bisogno l’attitudine propria dei fascisti a coniugare operose attività malavitose, rapine, furti e malversazioni con razzismo, xenofobia, violenza. Così che forze che si proclamano progressiste perseguono recessione economica e favoriscono regressione morale, offrendo riconoscimenti ai ragazzi di salò come ai manager Fiat, baciando l’anello alle regine vedove e agli equilibristi futuristi ospiti eccellenti di tutti i talk show, normalizzando perfino l’arrivo di Alba Dorada, movimento cosmopolita, transnazionale, globale, direbbe quello sciagurato del partner di Storace.
Grazie al pastrocchio comune e bipartisan sulla fine auspicata delle ideologie che avrebbe messo fine anche alle indesiderate idee, sulla cancellazione delle classi e sull’eclissi degli opposti schieramenti , destra –sinistra se ne è nutrito, alimentato uno solo quello che a un tempo muove lotta di classe, sopraffazione, autoritarismo, annientamento di diritti e certezze, disuguaglianze sempre più profonde.
La destra c’è, eccome e occupa tutto lo spazio anche quello una volta rivendicato da moderati, rivelatisi rapaci e ferini figli di cani rabbiosi, che rendono palese il loro estremismo perverso perfino nell’abuso della definizione di riforme per chiamare l’espropriazione di sovranità, la perdita delle certezze, la lo smantellamento dello stato sociale, briffando la lastra della costituzione e dei diritti come se avesse prodotto troppi esemplari non augurabili e troppi ideali di libertà.
Prima di un 8 marzo con dedica alla ministra Fornero, di una giornata del nonno con testimonial madame Lagarde, di una giornata contro l’omofobia, sponsor Buttiglione, prima che questa soperchiante confusione di principi, che questa eclissi della ragione abbia ragione di noi, delle idee e dei valori che ci avevano affrancato – non abbastanza – dalla vergogna fascista, dobbiamo rialzare la testa, riconoscendoci tra noi che stiamo ancora dalla parte giusta, quella che sa guardare indietro per andare avanti.