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Il giorno di ordinaria e sindacalistica follia di un professore.

Creato il 01 agosto 2015 da Postik @postikitalia

Lo ammetto: ho una passione sfrenata per i libri e, quasi di conseguenza, per i film di fantascienza. La mia mente, nel corso degli anni, si è riempita di Cronache marziane inframmezzate, sapientemente, di Alien e Predator. Mi piace però la fantascienza soft, quella un po’ cerebrale che lascia spazio alla immaginazione, quella in cui non siano preponderanti gli effetti speciali; tanto per capirci, per me il King Kong di Carlo Rambaldi, il pupazzone animato, è ancora insuperabile e mille volte migliore di qualsiasi ricostruzione in computer grafica. Ahimè, sarò troppo sensibile? Non so, ma forse per lo stesso motivo non sopporto la tensione tipica dei film horror.

“ Ma come” – sento già una voce sorpresa- un professore che non ama i film horror”? Tutto sommato la domanda è meno peregrina di quanto possa sembrare: ho lavorato in situazioni ed ambienti proprio degni di un film horror. E che vuoi fare….oggi questo si chiede al professore, gli si chiede di essere pronto a fare da tappabuchi, balia (asciutta per fortuna), psicologo, facchino; gli si chiede di prendere la valigia e partire, per dove? Non si sa, ma l’importante è lavorare! Che lavoro? Qualsiasi cosa, tranne il suo, quello di insegnante.

Quindi, come si dice , siamo “rotti a tutto”!

“Anche le assemblee sindacali”? Un momento, ho detto a tutto….ma c’è un limite. L’assemblea sindacale, parente stretta di quella condominiale, è un brodo primordiale di “umanità all’ennesima potenza”. Dentro c’è tutto:  il meno buono e il pessimo! Rappresenta quello che tu non augureresti neanche al tuo peggior nemico. Rappresenta ciò che tu eviteresti ad ogni costo!

Finché, immancabile, viene il giorno in cui tu, in un momento di sconforto, accetti il consiglio della collega di turno (si sa, la scuola è prevalentemente al femminile): “c’è un’assemblea importantissimissima della CONFSNALUILCIS….non puoi mancare! Ci spiegheranno come fare la fondamentale domanda B per potere, poi, accedere al modulo Z, che ci consentirà, infine, di inserirci nelle graduatorie “a spegnimento” che sostituiranno quelle ad esaurimento. Tutto ciò prima della chiusura dei corsi di formazione ZCM … fondamentali per partecipare alle selezioni di miss Italia!

Tu, sfinito anche dalla sua logorrea, ci caschi: “ok, ci vado”. “Perfetto – dichiara lei – “allora io ne approfitto per andare dal parrucchiere, tanto poi dopo mi racconti tutto, no?”

La sera del grande evento sei stranamente in orario … ma non abbastanza. Qualche centinaio di persone, di cui solo una trentina sono riusciti a trovare posto nella minuscola sala del sindacato, gravita intorno al nucleo essenziale: dietro un tavolo, ieratica, la triade capitolina. Ve la ricordate? Nella religione romana era costituita da un dio e due dee. In genere la figura preminente era la divinità maschile, le due dee erano quasi di complemento.

Guai a cercare di chiedere informazioni ad una delle due sindacaliste, ti guarderebbero sorprese e sussurrerebbero: “mi spiace, è lui l’esperto”. L’esperto in questione lo chiameremo Arnoldo, un giovanottone più che corpulento, tra i quarant’anni e…..l’infinito.

Ciò che attira subito la mia attenzione è lo sguardo degli astanti, spaventato, inquieto, angosciato … d’altra parte è un film horror, no?

Primo obiettivo cercare di conquistare una posizione che sia quantomeno utile per ascoltare. Non disponendo di un fisico adeguato, decido di non procedere a gomitate e spintoni e di farmi semplicemente precedere da una serie di “chiedo scusa”, “permesso”, detti con voce (almeno nelle intenzioni) accomodante. Dopo aver guadagnato posizioni, metro dopo metro, mi trovo ad un passo dall’ingresso della sala, ultimo ostacolo un signore anziano, di sicuro il padre di qualche collega in sala: “chiedo scusa, lei permette?” Sorride e mi cede il passo; lo sguardo di intesa che ci scambiamo è quello tipico di due prigionieri in attesa della sentenza. Ci sono!

Obiettivo principale dell’assemblea è quello di chiarire le idee sull’ultimo ed ennesimo decreto sulla scuola. In breve si tratta di un colossale piano di assunzione al livello nazionale.

Scopo dichiarato? L’estinzione delle graduatorie. La cruda realtà? L’estinzione dei docenti italiani.

Dopo le prime due fasi, che in realtà corrispondono al naturale turn over dovuto ai pensionamenti, si passa alle tremende fasi B e C: in pratica ciascun docente è più o meno obbligato a produrre una domanda che lo catapulta in una graduatoria nazionale; dopo 20 anni di precariato sei finalmente tra i primi 10 nella provincia che hai scelto? Echissenefrega! Da oggi sei 400esimo al livello nazionale! Contento? E, se fai il bravo, poi prendi servizio. Dove?... e no, questo non lo sappiamo ancora. Ma vedrai che prima o poi, in qualche parte d’Italia, un posto te lo troviamo.

Le domande incalzano: “Arnoldo, Arnoldo, io sono 7540esimo nella  GAE e 1000esimo nella GM, secondo te cosa mi conviene fare?” Arnoldo, Arnoldo, se non farò la domanda, potrò avere figli”? E Arnoldo, serafico, risponde a tutte le domande. Risponde e suda, suda e risponde.

Al mio quinto tentativo di farmi notare ho successo, mi schiarisco la voce e dico: “ innanzitutto buonasera. Vorrei porre due brevissime domande: per quale motivo il sindacato non ha preso posizione decisa contro questo decreto e  in quale modo  pensa si possa garantire un controllo sulle nuove graduatorie nazionali? Arnoldo mi guarda, un po’ stupito,  sembra quasi stia pensando:”ma tu guarda…. pensano anche”.

Si solleva un coro di “Bravo”! “Giusto! Perché”? Suda Arnoldo, suda e risponde: “di queste cose magari parleremo in birreria. Evidentemente il nostro collega deve essere assai ricco per rifiutare un’occasione del genere”. Mi osserva con lo sguardo tronfio.

“Evidentemente il nostro collega pensa che chi è povero, invece, è obbligato ad accettare tutto ciò che gli viene offerto….anche la spazzatura”; è la prima risposta che mi viene in mente. Si incrociano i nostri sguardi. Intuisco i suoi pensieri, me ne ritraggo … sono sudati anche quelli. Non ottengo altra risposta; il mio interlocutore si limita a sudare; suda, glissa e sbuffa.

Tutto si spegne nella caciara generale. Ognuno si lascia riafferrare dalle proprie angosce personali, tutto il resto svanisce. Qualche collega timidamente si avvicina e mi chiede: “potresti fare questa domanda al posto mio”? Sorrido e mi avvio verso l’uscita.

Sono sudato anche io, non è il caldo. Chi ha visto il film Il cacciatore non può non ricordare la scena tremenda in cui dei soldati americani, prigionieri in Vietnam, sono costretti dai propri carcerieri ad ubriacarsi e a “giocare” alla roulette russa.

Oggi siamo così, anche noi ebbri, ma di arresa rassegnazione. Prigionieri a cui è data la pistola per “giocare”. Noi, confusi, ringraziamo. L’omicidio, si sa, è ancora reato. Il suicidio, invece, tra mille imbarazzi non è perdonato, ma presto dimenticato. Mentre torno a casa mi tornano alla mente le parole di mia nonna: “quando credi di non avere una via di uscita, immagina di essere un’aquila e di volare alto. Vedrai tutto in modo più chiaro”. Stasera no, stavolta è troppo difficile.

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