Ogni tanto mi fermo e mi domando quando sia iniziato tutto quanto.
La risposta cambia ogni volta: potrei dire che è iniziato tutto un mese fa, quando tutti si apprestavano a godersi le loro meritate ferie mentre io inseguivo un'ambulanza, oppure mi dico che no, è iniziato tutto a novembre dello scorso anno, prima del nostro ultimo Natale. Altre volte ancora scuoto lo testa e penso che forse è iniziato tutto quando ha accesso la sua prima sigaretta.
In quei giorni ho provato a leggere ma non ci sono riuscita.
Avevo però alcune storie che mi ronzavano per la testa, una era la storia del bambino di Sette minuti dopo la mezzanotte.
Ho letto questo libro l'estate scorsa e mi era piaciuto un sacco. Penso che sia veramente bello perché l'autrice ti trae in inganno dolcemente. Ti racconta che c'è un mostro spaventoso che ossessiona Conor quasi tutte le sere: tu però non sai se il mostro è reale o una fantasia del bambino.
Fino alla fine non sai quale sia la verità.
Ma è poi importante sapere la verità?
Per il mostro si.
La verità di Conor è che è stanco, stufo. Non lo ammette mai, fino alla fine, fino all'ultimo capitolo, quando non c'è più tempo.
Non può ammetterlo perchè sa che è "sbagliato".
Ho pensato a lungo a questo libro per questo motivo: quale è stata la mia verità? La mia verità era che non volevo finisse mai. Egoisticamente mi sarebbe piaciuto restare nel limbo, perché io sono fatta così, ho sempre rimandato quello che si poteva rimandare: mi è sempre piaciuto quel tempo nel mezzo, come gli agosti tra una classe e l'altra, quando devi ancora finire i compiti ma sai che c'è ancora tempo in fondo (la prima settimana di settembre).
Il giorno in cui mi si è spezzato il cuore è iniziato con una notte nerissima ed insonne, forse per la pizza egiziana rimediata in qualche modo la sera prima. Per questo quando all'alba il telefono è suonato ho risposto dopo il primo squillo, saltando come una molla dal cuscino al tavolo.
Quel giorno ho contato i passi, i respiri, gli sguardi abbassati di tutti prima di aprire la porta.
Avevo paura a parlare perché credevo che il cuore mi stesse per saltar fuori e rotolare sul pavimento davanti a tutti, in un doloroso splat.
Invece l'ho ricacciato giù, ho deglutito e ho chiesto, ho sorriso e ho aperto la porta.
E' strano come quando dormono le persone sono assolutamente tranquille e serene, più di quando si affannano ad essere felici a tutti costi durante la giornata.
La differenza tra un sonno e l'altro è impercettibile, è solo un leggerissimo su-e-giù.
Dietro la porta c'era un mondo. Un mondo fatto di parole morte in gola, di sguardi increduli, di mani fredde e impacciate. Ma anche porte sbattute, cortesie forzate, numeri da comporre, caffè, caffè e caffè. Poi è spuntato il sole ed è stata tutta una lunga corsa, un lungo respiro trattenuto.
Eppure allora il cuore non era ancora spezzato.
E' stato come un sasso lanciato nello stagno, un sasso che non aveva ancora toccato il fondo.
E' successo a casa, quando hanno portato quelle candele pataccose, i fiori finti (perché io sono allergica a tutto) e qualche striminzita decorazione: poca roba perché odiava tutte queste cose. E' stato allora che il sasso ha toccato il fondo e il mio cuore ha iniziato a spezzarsi.
Potevo ancora farcela, ma, sapete, dopo sono arrivate tante persone, un fiume in piena, e io ho provato ad imboscarmi in qualche anfratto inesistente, per sfuggire (inutilmente) ad anziane sconosciute...però quando ho visto gli amici con cui eravamo usciti tante volte, con cui ridevamo e scherzavamo, ecco il cuore non ha retto. Neanche una settimana fa progettavamo qualche gita coi nostri cani imparentati e incestuosi, e adesso eccoci lì: maldestramente vestiti, fazzoletti sporchi in mano, facce proprio da prendere a schiaffi.
Credo che se fossero esistiti la Lacuna Inc e il Dottor Howard Mierzwiak ci sarei sicuramente ricorsa.
Forse non per sempre e in modo così definitivo, però si, ci avrei fatto ( e ci faccio) un pensierino (magari per dimenticare anche qualche altro momento imbarazzante).
Clementine
A lui l'ho confessato, mentre mi teneva le mani."Mi si è spezzato il cuore".
Non poteva far niente se non stringere più forte.
Si usa spesso questa frase per parlare di quando finisce una storia d'amore.
Anche il mio era amore.
Ti si spezza il cuore perché tutto quello che hai fatto fino a quel momento sembra non aver avuto senso: sei impotente.
Ti si spezza il cuore perché non eri pronto a tutto questo, non sei mai pronto. Da una parte del tuo cuore ci sono rabbia, tristezza, disperazione, che sembrano non avere inizio e fine, dall'altra hai la consapevolezza che è finita, è stata chiusa una porta o comunque la devi chiudere, non c'è storia.
E' stato in questi momenti, mentre cercavo la famosa "forza" o il "coraggio" di cui ti parlano gli altri dandoti leggeri colpetti sulle spalle, che ho pensato anche a I Kill Giants.
Certo sono solo fumetti.
Pensavo però a questa ragazzina, Barbara Thorson, che è fissata coi giganti. E tu pensi che è proprio "fissata", che alla fine sarà una metafora del dolore che prova etc etc. E invece no!
I giganti ci sono sul serio, e tu lettore devi ricrederti, totalmente. Barbara non è matta, è una con le palle. Barbara è triste, si sente sola ma trova la famosa forza per affrontare i giganti.
In realtà affrontare i giganti credo sia una sorta di fuga per lei, però, cavoli, quelli sono giganti, sul serio.
Alla fine Barbara è più forte, ed è pronta. Trova il coraggio di affrontare l'ultima sfida.
Anche lei come Conor ci riesce.
Penso che queste storie, le storie per "bambini", sono proprio belle perché mostrano come diventare forti, come diventare grandi, danno speranza a chi legge, anche se poi magari al momento del dunque tu non ce la fai: è in questo momento che capisci tutta la differenza tra la vita reale e le storie.
E' quando ti succede veramente che capisci tutta la grandezza di un libro e dei suoi personaggi.
Quanto è stato difficile per Conor affrontare la verità, quando tu, adulto, non ci sei ancora riuscito?
E per Barbara, affrontare quei giganti mentre doveva pensare anche a sua madre?
E' per questo che mi piacciono le storie, per poter pensare che nei libri siamo abbastanza forti per affrontare tutto, giganti compresi.
Il giorno in cui mi si è spezzato il cuore è cambiato tutto e non è cambiato niente.
Continuo a mangiarmi le unghie, ad essere in ritardo e ad imbarcarmi in imprese assurde.
Eppure lo so che non è più come prima, perché prima a fare colazione eravamo in due, prima c'era sempre qualcuno a mettermi pressione per la mie scelte di vita, prima non facevo giardinaggio in una domenica caldissima di fine agosto...sempre prima.
Oggi ho voluto finire di scrivere questo post (che ho provato a scrivere per giorni) perché ne avevo bisogno, perché da qualche parte ho ritrovato la mia cialtroneria, la mia voglia di ridere e di indignarmi per le questioni pseudo-letterarie, come masterpiece che non vedo l'ora di vedere.
Oggi mi son ritagliata questo spazio e son felice di esserci finalmente riuscita.
Grazie a chi ha letto fino a qua.