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Il giusto valore

Creato il 17 gennaio 2014 da Narratore @Narratore74

indexNegli ultimi mesi ho avuto modo di confrontarmi con aspetti del mondo della scrittura che, seppur tutti conoscano e considerino, spesso si finisce per darli come scontati.
Uno di questi è il valore dato a ciò che si scrive.

Ormai l’ho detto, ripetuto e urlato in tanti modi diversi: qui, in questo angolino, la convinzione che l’autopubblicazione indipendente sia il vero futuro è consolidata.
Perciò è naturale farsi domande, soprattutto nella prospettiva di pubblicare qualcosa proprio in questo sistema. La prima è sempre questa

Quanto farsi pagare?

Perché per quanto possa sembrare scontato, la risposta non è altrettanto facile da trovare.
I fattori sono differenti e le variabili che influiscono sulla decisione finale fanno sì che trovare una soluzione diventi ancora più complicato di quanto si pensi.
La lunghezza, prima di tutto, potrebbe dare un’idea. Se un racconto, di mediamente 40/50 pagine, potrebbe essere venduto su Amazon a poco più di un euro, la stessa cosa non potrebbe accadere con un romanzo, anche breve, che superi le duecento pagine.
E fin qui ci siamo.

Ma poi? Di cos’altro tenere conto?
Be’, forse il nome dell’autore, che detta sicuramente un target preciso di fasce di prezzo.
Un racconto di King non verrà mai venduto alla stessa cifra di quello di Pinco Pallino o Mr Sconosciuto.
Ovviamente.
Ma se quello di Pinco fosse scritto meglio? Se il racconto risultasse essere un capolavoro di prosa e struttura? Sarebbe lecito alzare il prezzo, o magari metterlo più alto fin da subito?
Certo, diventa difficile darsi una risposta, anche perché la qualità di un testo la danno i lettori, il riscontro che ha sul mercato e la sua diffusione.
E non possono certo farlo prima di averlo acquistato…

Vogliamo allargare il tiro? Prendere in esame anche la sponda opposta della questione?
Bene, andiamo.

Quanto potrebbe valere, invece, lo stesso racconto se fosse pubblicato su un’antologia prodotta e distribuita attraverso i classici canoni editoriali?
In altri tempi e altri luoghi, un racconto veniva pagato a parole. O a cartelle. Spesso si trattava di riviste, più o meno famose, che proponevano autori differenti ad ogni uscita, cercando di allietare i lettori con storie nuove ogni volta.
E tutti venivano pagati allo stesso modo.
Ma non tutti, però, possedevano le stesse caratteristiche o la stessa qualità
Ma venivano pagati, e questo era il fattore importante.
Autori oggi famosi, entrati nella storia, hanno passato questo scalino, ma oggi non potrà più accadere se parliamo di editoria classica.
Perché non funziona, il valore lo da l’eco di risonanza dell’autore stesso.

47b9371a5ec847a6416d19e09506ac86_XLSei bravo e scrivi da dio?
Chissenefrega.
Sei famoso ma non sai mettere un verbo e un soggetto assieme?
I tuoi libri verranno pubblicati. E ti saranno pagati.
Alla faccia della meritocrazia…

Quindi, come vedete, dare una risposta alla prima domanda, non è così facile.
Ormai siamo nell’era degli scrittori autoprodotti che si “svendono” e che, al contrario di quanto dice il mercato, guadagnano di più che con il sistema classico.
Perché ci sono le tasse, i diritti, le royalties, leditor e la pubblicita…
Sì, sì, continuate a raccontarlo, forse qualcuno, prima o poi, ci crede.

Il giusto prezzo non esiste. O, perlomeno, esiste, ma siamo noi a farlo.
Inalberarsi perché il tuo racconto è lì che aspetta di essere pubblicato, dicendo che “per te ha un valore”, è giusto. Ma quando alla fine si scopre che quello stesso racconto sembra scritto da un bambino delle elementari… be’, è arrivato il momento di rifarsi la domanda.

E capire quanto davvero valiamo.oliodigomito


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