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Il good riddance delle prossime elezioni

Creato il 11 febbraio 2013 da Oblioilblog @oblioilblog

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Ogni anno, verso la fine di dicembre, si celebra a Times Squadre il Good Riddance Day. Migliaia di americani portano nella celebre piazza di New York i ricordi peggiori dell’anno che sta finendo (foto, contratti, documenti, carte di credito, multe), e questi vengono distrutti da dei giganteschi tritacarte.

Nonostante una campagna elettorale di livello davvero infimo, qualcosa di buono c’è nelle prossime elezioni: scompaiono certi dinosauri e certi impresentabili di cui non sentiremo la mancanza. Ecco l’elenco:

Rosi Mauro: espulsa dalla Lega durante il repulisti post scandalo Belsito che ha fatto fuori o emarginato i membri del cerchio magico. Vicepresidente del Senato, ce la ricordiamo per una memorabile sessione in cui, invece di far le veci della seconda carica dello Stato, sembrava un venditore al mercato.

Franco Frattini: socialista, poi tecnico sotto Dini, poi nel PDL, poi Ministro degli Esteri dal grande carisma, poi critico e vicino a Monti. Ma non abbastanza. È scomparso, c’è chi dice sia alla ricerca di un ruolo in Europa. 

Lamberto Dini: 82 anni a marzo, ex Bankitalia, premier tecnico dopo la caduta del Berlusconi I. Ministro bipartisan con il Cavaliere, con Prodi, D’Alema e Amato. Ha spaziato tra Margherita, PD, PDL e Gruppo Misto.

Arturo Parisi: professore-ideologo del prodismo, ritiratosi perché il PD distante dal partito che voleva. Una pietra miliare del Parlamento, ha importato in Italia lo strumento delle primarie.

Marcello Pera: il filosofo popperiano e socialista che finì per diventare un fido berlusconiano. Ex presidente del Senato e da tempo allontanato dai piani alti del partito perché aveva osato fare la morale su qualche scandalo azzurro. E chissà perché non è ricandidato.

Massimo d’Alema: la Volpe del Tavoliere mantiene la promessa e, dopo anni di puro tafazzismo sinistroide, abbandona la scena. O forse no, magari torna come ministro se vince Bersani. Grande attesa nel PDL.

Beppe Pisanu: prima DC, poi berlusconiano, poi finiano, poi montiano. Un trasformista. È giusto che si goda il meritato riposo visto che è in Parlamento dal 72. Lo aspetta un lauto vitalizio.

Nicola Cosentino: magari è innocente, ma questo si saprà solo tra qualche anno. Però quando uno è accusato di essere il referente politico della Camorra è doveroso che stia fuori dalle liste. Di sicuro, però, la sua rinuncia non è stata indolore.

Marcello dell’Utri: il custode di tutti i segreti del berlusconismo politico e imprenditoriale, braccio destro di Silvio da una vita. Sorprende che non ci sia, nonostante la sua estromissione sia sacrosanta, perché di sicuro conosce qualcosina che Berlusconi preferirebbe non fosse rivelato.

Luigi Lusi: ex tesoriere della Margherita, accusato di aver incassato 13 milioni di rimborsi elettorali. Ad oggi ai domiciliari in un convento.

Walter Veltroni: simbolo della sinistra inconsistente e perdente, il pacato Walter dice addio al Parlamento. Ma minaccia che continuerà a far politica. Potrebbe essere Presidente della Rai o Ministro alla Cultura.

Giorgio Stracquadanio: turboberlusconiano, curatore del Predellino, poi la clamorosa folgorazione e la ribellione. Spesso definito il Gianburrasca del Parlamento per certe sparate invereconde. Monti lo ha opportunamente escluso dalle sue liste, per salvaguardarne la credibilità.

Giovanna Melandri: dopo cinque legislature se ne va, ex Ministro dello Sport famosa soprattutto per le lacrime per la mancata assegnazione all’Italia di Euro 2012. Ma continua a far danni come presidentessa del Maxxi di Roma.

Claudio Scajola: dopo la casa pagata a sua insaputa, anche la trombatura a sua insaputa. Salito agli onori delle cronache come coordinatore di Forza Italia e Ministro dell’Interno durante il G8 di Genova. Definì Marco Biagi un “rompicoglioni”. Pare sia invischiato in un caso di corruzione internazionale.

 


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