Era una domenica mattina presto e noi ci stavamo spostando attraverso il Malawi meridionale, verso Zomba e le sue scenografiche montagne. Attraversando villaggi, curiosando tra mercati vivacissimi, incontrando gente sempre pronta a elargire sorrisi con una semplicità disarmante.
Il primo giorno dell'anno. La sera prima una cena tutta insieme e poi a letto presto, subito dopo la mezzanotte, perché il viaggio che ci aspettava era uno di quelli lunghi. Sveglia all'alba, tanti chilometri da macinare e io che mi perdo a contemplare il cielo che in questa parte di mondo, durante la stagione delle piogge, ha un colore azzurro che più azzurro non si può e delle nuvole che ti viene voglia di toccarle.
Una bella domenica di sole, l'aria è pulita e trasparente, i colori accesi. Ci accorgiamo di trovarci nei pressi di una chiesa, davanti un ampio sagrato di terra rossa e ciuffi d'erba spelacchiati, tutti indossano il loro vestito migliore, che poi è magari la camicia con meno toppe o la T-shirt meno consunta.
Le porte della chiesa sono spalancate e noi ci lasciamo tentare. Sentiamo musica, sentiamo cantare. Parcheggiamo il truck ed entriamo: la mia è una grande gioia quando mi accorgo che si sta svolgendo la messa della domenica. L'esperienza di assistere non me la voglio lasciar scappare.
Ve lo dico fuori dai denti: io credente non lo sono e le funzioni religiose ho smesso di seguirle già da un pezzo eppure i luoghi di culto non hanno mai smesso di ispirarmi. Che sia una chiesetta alpina, una pagoda buddista, una moschea o una chiesa ortodossa, io il naso ce lo metto sempre e sempre ne subisco il fascino. Forse non ci vado con il giusto sentimento religioso (che poi il sentimento giusto quale è?), ma mi piace ammirarne il gusto architettonico, respirarne l'atmosfera, capire la cultura e i rituali di chi quei posti li frequenta e li sente suoi.
In Malawi la maggior parte della popolazione è di fede cristiana (circa il 75%), soprattutto protestante, in minor misura cattolica e musulmana. La chiesa in cui ci troviamo ora è probabilmente presbiteriana, o forse cattolica, insomma non mi è chiaro, ma i dettagli non importano. Importa la sostanza.
C'è un prete e ci sono chierichetti, c'è un altare decorato con le effigi della Madonna e i colori mariani, ci sono i candelabri e ci sono i fiori. Gli interni sono molto spogli, non ci sono quadri, non ci sono stucchi, non ci sono decori, le pareti sono vuote ma chiare e luminose; il Crocefisso è solo un manichino dietro l'altare. Eppure..
Eppure c'è qualcosa a cui da cristiani non siamo abituati. La messa a cui ci troviamo ad assistere è una festa vera e propria. In tutta la chiesa sono appese bandierine colorate (sì, proprio le stesse che si usano per decorare le feste di compleanno). C'è tanto colore e tanta musica. Ci sono i colori delle vesti dei bambini che in prima fila intonano i canti e abbinano i passi, ma ci sono anche i colori e i canti di chi, tra i banchi, segue la funzione. C'è chi suona una pianola e chi incita i canti quasi fosse un direttore d'orchestra.
Qui si canta e si balla nel vero senso della parola. Anche se non possiamo comprendere cosa dicono, questi canti esprimono gioia e hanno ritmi vivaci, coinvolgenti e costituiscono la parte più importante della celebrazione. La liturgia è inframezzata da talmente tanti canti che si può dire che sono i canti a essere inframezzati qua e là dalla liturgia.
Noi inizialmente ce ne stiamo in disparte, non vogliamo essere di impiccio e sembrare invadenti. Ci sediamo nelle ultime file o ce ne stiamo in un angolo, per non dare nell'occhio (cosa ardua visto che siamo gli unici bianchi nei paraggi!), fermi e ammutoliti, ma sorridenti. Questo solo in un primo momento. Basta poco che la musica e i canti arrivano a contagiarci: timidamente ci alziamo, poi ci ritroviamo a battere le mani a ritmo, addirittura balliamo.
Balliamo con loro e loro ci ricambiano con larghi sorrisi e inviti a continuare, a unirci a loro, a festeggiare insieme. E' bastato un attimo a farci dimenticare i timori di poter essere di troppo, dare fastidio o sembrare invadenti. E' bastato un niente. E' bastata solo un po' di musica e di calore umano.
Noi a un certo punto ce ne siamo dovuti andare per rimetterci in viaggio. La messa probabilmente sarà continuata ancora per parecchio... (in Malawi le messe durano ore!), ma quei momenti mi sono rimasti cuciti addosso.