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“Il governo del bonga-bonga”. Borghezio, Salvini e Zaia attaccano la “negher” Kyenge. Mentre Riccardo Bossi veleggia nel mar d'Africa. A ognuno il suo.

Creato il 02 maggio 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti

“Il governo del bonga-bonga”. Borghezio, Salvini e Zaia attaccano la “negher” Kyenge. Mentre Riccardo Bossi veleggia nel mar d'Africa. A ognuno il suo.Pensavamo fosse finita lì, con l'elezione di Maroni alla presidenza della Lombardia, la bassa rappresentanza a Roma, la decantazione degli scandali che l'avevano travolta. E invece no. I leghisti ci sono ancora, con il loro petto in fuori, le corna vichinghe in testa, le bistecche d'orso nel piatto e le fregnacce ininterrotte che continuano a uscire dalla loro bocca affamata di yacht e diamanti. È bastata la nomina di Cecile Kyenge a ministro dell'integrazione, che i mao-mao del nord sono tornati a far sentire le loro voci sgradevoli all'udito e offensive per l'intelligenza. E hanno iniziato a strillare forte nel momento in cui (coincidenza?) la Guardia di Finanza ha rintracciato lo yacht da due milioni di euro di Riccardo Bossi ancorato vicino ad Hammamet. Che la scoperta sia stata fatta dopo l'arresto di Francesco Belsito, l'allegro tesoriere in camicia verde della famigliola Bossi, sembrerebbe, a prima vista, l'ennesima coincidenza, ma così non è. Pur di non passare una decina d'anni in galera, Francesco da Genova ha deciso di vuotare il sacco. Prima ha restituito i diamanti che Maroni ha orgogliosamente mostrato a Pontida, poi ha iniziato a disegnare la mappa dei buchi neri nei quali sono finiti i soldi dei contribuenti, i famigerati rimborsi elettorali che mascherano i finanziamenti ai partiti. Lo ha detto LettaLetta: “A fronte di 2 miliardi e mezzo di euro dati ai partiti, ne è stato giustificato solo mezzo”. Che fine abbiano fatto gli altri 2 è ormai cosa nota: le case di Di Pietro, neo agente immobiliare, le abitazioni dei leader acquistate o ristrutturate, gli attici di lusso vista Colosseo, gli investimenti in Tanzania, i castelletti in Svizzera e a San Marino, le auto extralusso, le spese dei matrimoni dei figli e congiunti, diamanti come piovesse, playstation, sushi, nutella, champagne, caviale, aragoste, pied-à-terre, mignotte a canone variabile, vacanze esotiche e beauty farm e manco una pizza da Mimmo 'u Zozzo, meglio un consommé a Parigi raggiunta in aereo-taxi. Così, mentre la vecchia Lega è travolta dall'ennesimo scandalo dei soldi elargiti a piene mani da Roma Ladrona, la nuova Lega cerca di rifarsi la verginità grazie ad una affermata équipe di chirurghi plastici ricostruttori di imeni. Salvini, Maroni, Zaia e Borghezio fanno parte di questo dream team che testimonia il fatto che un bravo medico non debba essere anche un genio, basta che sappia mettere un punto di sutura come farebbe un ciabattino e rien ne va plus. E quindi, piuttosto che costringere i dirigenti leghisti a dover rispondere alle domande imbarazzanti di quei figli di puttana di giornalisti pagati dalla lobby giudaico-massonica-plutocratica, sulle imbarcazioni di Riccardo Bossi, i mao mao hanno deciso di attaccare furiosamente la chirurga ghanese Cecile Kyenge, appena eletta ministro dell'Integrazione. Ha iniziato Matteo Salvini: “Siamo pronti a fare opposizione totale a questo ministro, simbolo della sinistra buonista e ipocrita, che vorrebbe cancellare il reato di clandestinità e per gli immigrati pensa solo ai diritti e non ai doveri”. Dopo Salvini, è entrato prepotentemente in scena Mario Borghezio, il cui lessico è ormai riconosciuto in tutta Europa e non se lo fila più nessuno: “La parola negra – ha detto il gentleman forcaiolo a La Zanzara – in Italia non si può dire ma solo pensare. Fra poco non si potrà dire neppure clandestino, si dirà sua eccellenza”. E delirando: “Verrebbe da chiedere la carta d'identità del Congo, perché almeno lì non fanno ministri così”. Mirabile il finale: “La ministra mi sembra una brava casalinga... gli africani sono africani, appartengono a una etnia molto diversa dalla nostra. Non hanno prodotto grandi geni, basta consultare l'enciclopedia di Topolino”, in effetti l'unica che Borghezio abbia letto in vita sua. Da Nobel per la pace la chiosa: “Questo è il governo del bonga-bonga e la Kyenge ci vuole imporre le sue tradizioni tribali, quelle del Congo”. Peccato che la signora Kyenge sia del Ghana, ma tanto per Borghezio, Ghana e Congo sono la stessa cosa. Diversa la Tanzania, ma solo per una questione di tassi di interesse. Poi è arrivato Luca Zaia e il trio delle meraviglie si è definitivamente ricomposto. Il presidente del Veneto, altro miracolato del Pdl, colto da un attacco di xenofobia fulminante, ha chiesto al ministro Kyenge di andare a Vicenza per chiedere scusa alla ragazza “bianca” stuprata da un “negher” del Ghana. Ora, a parte il fatto che non ci risulta che Zaia si rechi in ospedale a ogni violenza di un bianco veneto contro una bianca veneta o una ragazza nigeriana, troviamo bizzarro il fatto che uno di quelli che ha votato a favore dell'omofobia e contro l'inasprimento delle pene per i reati di violenza carnale, abbia deciso di schierarsi così decisamente dalla parte delle donne, solo bianche, solo venete però, le altre sono tutte puttane. Non possiamo non chiudere con Bobo Blues Maroni, del quale ci tocca, purtroppo, tornare a parlare. Subito dopo la scoperta dello yacht di Riccardo Bossi, il governatore della Lombardia ha detto: “Se si dovesse appurare che la barca di Riccardo è stata acquistata con i soldi dei rimborsi elettorali, ne chiederemmo immediatamente il sequestro, perché quelli sono soldi della Lega e alla Lega devono tornare”. Eh no, Bobo, quelli sono soldi degli italiani e agli italiani devono tornare. Tu sei solo un terrone svizzero.

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