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Per quanto riguarda la sacrosanta lotta all'evasione fiscale (finalmente!) si tratta di azioni che potranno avere effetto a lungo termine, ben oltre la scadenza elettorale, soprattutto in assenza di quegli interventi decisivi contro l'economia illegale di cui parlano Tinti e Scarpinato. Nel 2012 e nel 2013 resterà forse solo il mostrare i muscoli, come a Cortina nei giorni di Natale, da parte della Guardia di Finanza con risultati per l'erario che saranno tutti da verificare ma che sicuramente porteranno altra acqua al mulino di Lega e PDL, difensori del 'povero' contribuente vessato e spaventato dal fisco mentre gira in SUV e cena nei ristoranti di lusso. Su tutto poi incombe la questione Equitalia. Se come cittadini, lavoratori, militanti della sinistra reclamiamo un giorno si e l'altro pure che la lotta all'evasione fiscale diventi elemento prioritario dell'amministrazione della cosa pubblica, dobbiamo mettere in conto che questa lotta produce 'morti e feriti'. Ma allo stesso tempo Equitalia, l'azienda pubblica incaricata di recuperare i crediti dello Stato, si manifesta sempre più come un feroce sicario che colpisce senza umanità piccoli imprenditori e deboli cittadini, caricando intollerabili aggi, spese e interessi, senza alcun riguardo per la sopravvivenza delle aziende (E la crescita? E l'occupazione?), non consentendo agli individui di opporsi e far valere le proprie ragioni in tempi accettabili, fino ad arrivare ai casi, oggetto di procedimenti giudiziari, di abitazioni dolosamente pignorate e messe all'asta unicamente per una multa non pagata. Un vero e proprio incubo che si materializza nella vita di ciascuno di noi ogni qualvolta viene lasciato nella cassetta della posta un avviso di raccomandata.
La stessa ferocia si applica nei confronti dei grandi evasori che possono contare su valenti tributaristi e avvocati? E allora quello che dice Grillo di Equitalia non è poi forse così fuori dal mondo. La cosa più logica per il PD sarebbe dunque andare alle elezioni al più presto con una nuova legge elettorale prima che dispieghi tutta la sua furia devastante la recessione (con la crescita che resterà una misteriosa chimera) e vadano in scadenza le prime rate dell'IMU e avendo comunque ottenuto che a gestirle non sia una masnada di pericolosi eversori ma dei 'tecnici' a cui va almeno riconosciuta una immagine decorosa e aver restituito all'Italia la possibilità di essere considerato un interlocutore di cui tener conto nei consessi internazionali. Il decreto definito 'Salva Italia' d'altro canto è stato approvato, con grande soddisfazione del Presidente Napolitano e la vigliacca acquiescenza dei sindacati, salvo poi dover ammettere da parte dello stesso Monti che senza l'intervento dell'Europa (sui poteri e sulle funzioni della BCE, sull'emissione di titoli europei garantiti dalle istituzioni della UE) tutto questo servirà a ben poco (lo spread, il differenziale tra i tassi di interesse dei titoli tedeschi e di quelli italiani si mantiene pervicacemente intorno al cinque per cento). E tutto si è ridotto pertanto ad un infruttuoso e sadico esercizio a danno dei cittadini italiani. Ma si sa che la razionalità cozza con i torbidi interessi e la mediocrità del partito di Bersani, D'Alema e Veltroni.
Da ultimo una riflessione sulle liberalizzazioni. Trovo francamente confortante leggere e ascoltare tante voci (almeno sulla rete), anche e soprattutto di sinistra, che non hanno abboccato alla menzogna che lo sviluppo economico passa attraverso le liberalizzazioni. Perché è assurdo che dopo i fallimenti del liberismo vengano riproposte in dosi ancora più massicce le stesse medicine, perché si scrive libera concorrenza ma si punta alla ciccia dei licenziamenti facili e del ricco bottino delle aziende pubbliche locali, perché in assenza di un progetto complessivo di società e di Paese, espressione della volontà dei cittadini, ogni singolo intervento rischia di avere unicamente la funzione di uno spot pubblicitario. Cosa serve all'Italia? Consentire ai cittadini di esprimere le proprie priorità e dunque, per cercare di realizzarle, prevedere politiche industriali e per il lavoro, per il welfare e contro la povertà, per l'ambiente e la qualità della vita, per la scuola e la cultura, per la legalità e contro corruzione e l'evasione fiscale. Davvero corrisponde al bisogno dei cittadini dare ulteriore spazio alle multinazionali del commercio e della distribuzione per ridurre di qualche punto percentuale (se va bene) i prezzi della benzina, dei farmaci, dei giornali, di estendere l'orario di apertura dei negozi per incrementare i consumi comportando nel contempo la chiusura di tante piccole imprese, la perdita di posti di lavoro, punendo (con quale equità?) chi ha investito cifre importanti per acquistare un taxi o un'edicola? Oppure bisogna rovesciare i ragionamenti e ripartire dall'inizio? Ci servono ancora più grandi centri commerciali o è meglio non desertificare, per ragioni di sicurezza e di vivibilità, città e quartieri? Serve vendere più benzina a qualche centesimo in meno e far circolare più taxi oppure bisogna riprogettare la mobilità nelle città, con più servizio pubblico, trasporto collettivo, facendo viaggiare più informazioni e dati attraverso la rete e meno con lo spostamento fisico degli individui? Bisogna considerare le medicine alla stregua di qualunque bene di consumo di cui incrementare la vendita oppure vanno posti obiettivi in termini generali sulla prevenzione, sull'assistenza e sulle cure sanitarie? Far risparmiare un euro l'anno ad un cittadino sul prezzo dell'aspirina ha lo stesso peso delle riduzioni delle spese sanitarie (per i cittadini e lo Stato) che verrebbero conseguite riducendo inquinamento e stress, insicurezza sociale e crimnale, incidenti stradali e sul lavoro, gestendo oculatamente il territorio per prevenire e ridurre la mortalità derivante da alluvioni e terremoti, assicurando a tutti di poter usufruire di analisi e controlli ai fini della protezione da patologie più gravi? Brutalmente e cinicamente quanto costano all'Erario - per l'incremento del ricorso a cure sanitarie non solo psichiatriche, per il tragico stillicidio di suicidi di lavoratori ed imprenditori, per l'estendersi della criminalità - disoccupazione, povertà, disperazione? Discorsi da 'benaltristi' penserà qualcuno: "Intanto facciamo quello che è possibile". Ma intanto si fa prevalere una certa visione, di continuità del dominio del mercato rispetto al primato dei bisogni dei cittadini, e la mia convinzione è che si facciano certe cose (liberalizzazioni ad esempio) per non farne altre e non colpire i veri interessi che impediscono la realizzazione del bene comune.
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