Ci sono fatti che accadono e segnano la storia, fatti che non si dimenticano come non si dimentica il momento in cui se ne ha notizia. Tutti ci ricordiamo cosa stavamo facendo quando abbiamo saputo degli aerei che avevano trafitto come burro le torri gemelle o quando hanno sparato a Papa Wojtyla. Gli americani conservano memoria dell’attimo in cui un folle, solo o guidato da mani occulte, colpì a morte Kennedy. E mia madre ancora mi parla dello sbarco sulla luna, a come, con me nella pancia, si emozionò all’idea del futuro che diventava presente … Eventi che appartengono indelebilmente alla storia e, più emotivamente, alla memoria collettiva, in alcuni casi globale. Eventi che diventano leggenda … come le “dimissioni” di un Papa.
Benedetto XVI, Papa tedesco ruvido e freddo, Papa nell’ombra dopo la luce carismatica del suo predecessore e del suo lunghissimo pontificato, Papa che probabilmente sarebbe stato ricordato a stento, ha trovato il modo per scrivere il suo nome a caratteri cubitali nell’almanacco degli eventi memorabili della storia.
Non è stato l’unico a fare il gran rifiuto. Prima di Benedetto XVI , per motivazioni politiche più che spirituali, abdicarono Clemente I e Papa Ponziano: esiliati e incarcerati agli albori della Chiesa, lasciarono il soglio pontificio per non privare la comunità cristiana di una guida. Caso particolare quello di Benedetto IX che nella prima metà dell’anno mille venne deposto per poi riassumere la carica. Il caso più famoso è , comunque, quello di Celestino V, accusato da Dante per la viltà del gran rifiuto e ora celebrato come uomo pio, che nel 1429 dopo solo 4 mesi rinunciò all’incarico. Ultimo cronologicamente, Gregorio XII nel 1417 che rinunciò per ritirarsi a Recanati dopo il concilio di Costanza che ricompose lo scisma tra Roma e Avignone.
E di rinuncia si parlò anche per Giovanni Paolo II a causa della grave malattia e prima ancora per Paolo VI.
Doveva accadere prima o poi, ed è accaduto. Il Papa è uomo e l’uomo in quanto tale ha debolezze, paure ma anche , sembrerà strano visto i tempi che corrono, senso di responsabilità. A differenza di tanti grandi vecchi della storia recente, Benedetto XVI, al di la delle congetture fantasiose e complottistiche che stanno facendo il giro del mondo, è solo un uomo stanco ed invecchiato posto davanti alla grandezza di un compito che spaventerebbe chiunque.
“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio – queste le sue parole – sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”.
Se ci fermassimo solo a queste parole avremmo le risposte a tutte le domande che il mondo intero si sta facendo in queste ore: Papa Ratzinger è un vecchio stanco e, non essendo un santo disposto a portare la croce fino all’ultimo alito di vita, nella consapevolezza di non essere all’altezza, forse di non esserlo mai stato, del grande magnetico predecessore, ha fatto quel passo indietro che molti altri vecchi sono restii a fare.
Ora è tempo per un Papa nuovo. Un Papà che sappia aprire le porte della Chiesa ai cambiamenti del mondo con uno sguardo compassionevole e partecipe verso le tristezze globali e un cuore pronto a cogliere l’allegrezza della vita al di là delle restrizioni medievali e bigotte.