Se (il potere che oggi ci si presenta con la faccia di) Berlusconi si trova in difficoltà, è chiaro che una delle sue priorità sia quella di ricompattare le forze che tradizionalmente lo hanno sostenuto: lo scopo del potere, l’unico, è perpetuare sé stesso. Così una delle forze alle quali è naturale rivolgersi è la Chiesa cattolica romana la quale, fin qui, ha trovato in Forza Italia prima e nel PdL poi le garanzie che la religione ottenesse rilevanza pubblica – dove “pubblica” sta per essere vincolante anche per chi religioso non è. Che le convinzioni religiose abbiano legittimità e spazio solo nella vita privata del singolo – come vorrebbe il «subdolo laicismo» – è un pericolo, secondo Ratzinger, talmente grave da essere paragonabile solo al fanatismo violento.
A un appello così ghiotto i berluscones rispondono. Ecco due esempi:
1) Atto primo. Roberto Formigoni, Comunione e Liberazione, presidente della regione Lombardia (più precisamente monarca: è al quarto mandato), promulga alcune disposizioni in materia di aborto. Ovviamente si tratta di linee guida restrittive rispetto alla 194: verrebbe arbitrariamente abbassato il limite temporale dell’aborto terapeutico e si obbligherebbe il ginecologo a consultare altri colleghi prima di autorizzare l’intervento. Il Tar demolisce la delibera della regione per contrasto con la legge nazionale. E poi gli obiettori in Lombardia sono talmente tanti che comunque ottenere questo diritto civile è già oggi praticamente impossibile. Ma l’importante è la trovata, il simbolo, l’apertura del tg, il messaggio a cittadine e cittadini telecomandati. E la rassicurazione alla chiesa cattolica: a te ci pensiamo noi.2) Atto secondo. Eugenia Rocella, sottosegratario alla Salute, approfittando dell’anniversario della morte di Eluana Englaro indice per il 9 febbraio 2011 la “Giornata nazionale degli Stati vegetativi”. Una trovata tra il macabro, il patetico e, semplicemente, il bugiardo, dato che nel frattempo questo governo fa economia sulla pelle dei disabili. Ma l’importante è la trovata, il simbolo, l’apertura del tg, il messaggio a cittadine e cittadini telecomandati. E la rassicurazione alla chiesa cattolica: a te ci pensiamo noi. Non quel laico di Fini, non Vendola (meglio le belle ragazze che essere gay, no?), non il Pd, che ha rischiato addirittura di riconoscere le unioni di fatto. A ciò, per noi, si aggiunge la tristezza che il volto di di questa campagna sia quello di una donna, per giunta ex-radicale ed ex-leader di un Movimento femminista.Anche se le fattispecie sono diverse, l’attacco che il governo sferra in omaggio alla chiesa cattolica è, come osserva Medea, perfettamente unitario: limitare l’autodeterminazione degli individui da un lato, in cambio di sostegno politico dall’altro. È il sordido baratto del potere con il potere che vede noi individui e i nostri diritti civili come carta moneta.
È ciò che Chiara Saraceno definiva qualche tempo fa il “Grande Scambio”:
«Non è chiaro chi uscirà vincitore dalla complessa partita che si sta giocando nel rapporto Stato (o meglio governo) e Chiesa cattolica in queste settimane, tra minacce, aggressioni, ricatti e promesse. [...] Se non è chiaro chi e come vincerà, è chiaro chi perderà: noi cittadini. Perché la merce che i nostri governanti (e coloro che aspirano a sostituirli) sono disposti a scambiare in cambio della benevolenza della Chiesa è la nostra libertà non solo di opinione, ma di comportamento su questioni rilevanti per la nostra vita e per il senso che le attribuiamo: che tipo di coppia fare, se e quando fare figli e se accettare di portare a termine una gravidanza non desiderata, come essere curati e come essere accompagnati alla morte (ovvero lasciati andare) quando ogni cura non è più possibile».