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Il gretto

Creato il 18 febbraio 2012 da Unarosaverde

Uno, nessuno, centomila. L’immagine che noi abbiamo di noi stessi, quella che proiettiamo all’esterno e quella che viene percepita dagli altri raramente coincidono. A volte, se ci conosciamo bene, se abbiamo la fortuna di avere accanto persone intelligenti, se ci siamo accettati per quel che siamo e, come tali, ci proponiamo al mondo, riusciamo a schivare  conflitti e perplessità.

Di solito però, in particolare se siamo proprietari di colossali difetti, non ce ne rendiamo conto e ci chiediamo stupiti come mai le persone hanno reazioni strampalate nei nostri confronti o perché nessuno ci capisca. Uno dei casi peggiori di ignoranza di dolo è costituito dal portatore malato di grettezza.

Non mi riferisco ad avarizia ed egoismo, difetti comuni e forme di difesa in sfumature più o meno accese, ma alla grettezza vera e propria, che travalica i confini del tempo e dello spazio e procede, immutabile, per tutta la vita.

Il gretto è, di norma, un individuo dotato di una considerevole stima di sé e, in quanto tale, non si porrà mai il dubbio di avere qualche cosa che non va. Se qualche anima brusca perderà la pazienza e glielo farà notare, l’osservazione verrà classificata immediatamente come menzognera e pertanto non degna di essere presa in considerazione.

Il gretto, di cose e di cuore, delimita il proprio territorio come i gatti. Traccia confini ben protetti e lancia grida isteriche ogni volta che qualcuno minaccia di oltrepassarli.

Non si offrirà mai volontario per imparare un lavoro che non sia quello che ha sempre svolto, neppure quando intorno a lui l’influenza ha decimato l’ufficio, cinque telefoni squillano in continuazione e l’unica altra persona presente ha assunto le sembianze della dea Kalì e cerchi, con braccia e gambe aggiuntive, di tappare tutti i buchi. Il gretto solleverà, imperturbabile, solo la propria cornetta.

Il gretto conosce già tutto quello che reputa utile: ogni altra nozione, se non è stata ritenuta degna di essere appresa, è, nella sua visione del cosmo, svilente e priva di senso. Solo lui lavora in modo adeguato: gli altri sbagliano, sono inetti, sono costantemente degni di biasimo. Qualcuno dovrebbe farglielo notare. Di solito però, nei casi in cui si deve prendere posizione pubblica, perde improvvisamente l’uso della parola.

Il gretto offre solo il giorno del suo compleanno, con sublime condiscendenza: durante il resto dell’anno pesca a piene mani dalla scatola delle caramelle che non rifornisce mai, si taglia abbondanti fette di quanto gli amici condividono, in caso di esperimenti culinari, si assicura che non rimanga mai una goccia nelle bottiglie che vengono stappate.

Il gretto non si interessa spontaneamente della tua salute, dei tuoi problemi però ascolta avido i tuoi racconti, assorbendone ogni parola:  poi sentenzia che ha sofferto di peggio ma lo ha risolto meglio.

Il gretto chiede aiuto, spesso e volentieri, scaricando addosso agli altri la parte più spiacevole del lavoro, ma non ringrazia mai: considera la collaborazione doverosa nei confronti della sua aurea persona. Il gretto non ricambia i favori, se non costretto con la forza; diventa improvvisamente sordo alle richieste di contropartita.

Il gretto non immobilizza capitale sulla chiavetta del caffè: la carica solo dell’importo giornaliero, specialmente nei giorni in cui è il suo turno offrire. Nel suo portafoglio non mancano mai i centesimi, in monetine da uno.

Il gretto si siede al tavolino del bar, quando avvista conoscenti riuniti, anche se non è stato invitato pesca a piene mani dai piattini di olive e patatine per poi alzarsi appena prima di pagare il conto: nelle giornate migliori capita che rimanga seduto, allungando le gambe al sole e, con la calcolatrice del cellulare, divida la somma per ics meno uno astanti.

Il gretto, a suo dire, ha sempre più spese degli altri, si impegna sempre di più degli altri, è sempre più bravo degli altri ma non capisce perchè gli altri hanno immeritato successo in quello che fanno mentre davanti a lui le porte restano chiuse. Il gretto non compra regali, si presenta di solito a mani vuote oppure con un panettone avanzato a ferragosto poi si siede al tavolo e soddisfa il proprio atavico appetito.

Il gretto è pericolosissimo quando proclama amore puro: in realtà non si sta riferendo a quello che nutre nei tuoi confronti ma a quello che tu dovresti nutrire nei suoi. Fraintendere è un colossale errore ma ci vogliono saggezza e disincanto per capirlo.

Il gretto non realizzerà mai da quale male è afflitto ma vivrà una vita infelice e superba, convinto di essere un genio incompreso e di meritare rimpianto eterno nei secoli dei secoli. Lasciamoglielo credere e, di tanto in tanto, fingiamo di aver lasciato portafoglio ed empatia a casa. Osservarlo soffrire ci compenserà di molto, troppo nervoso.


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