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Tutti hanno degli obiettivi, ma molti stabiliscono per sè stessi degli obiettivi nel MODO sbagliato.Se hai mai avuto a che fare anche lontanamente con il mondo dello 'sviluppo personale' avrai sicuramente sentito parlare di 'obiettivi'. Il goal-setting è diventato una specie di feticcio dello sviluppo personale, del business coaching e della formazione aziendale. E chi lavora in una azienda 'moderna' è spesso ormai soggetto a valutazioni della propria performance nelle quali si misura anche la sua attitudine a raggiungere degli obiettivi. Ed
il fatto che questi obiettivi spesso non abbiano nessun senso sembra essere quasi sempre irrilevante ai fini della valutazione.
Obiettivi fuori controllo
'Colpa' di questa tematica ricorrente nello sviluppo personale è di alcuni studi di psicologia svolti negli anni '70 ed '80 su come le persone rispondono e si comportando quando gli vengono assegnati degli obiettivi da raggiungere. Penso agli studi, per esempio, di Bandura e Simon (1977): http://www.springerlink.com/content/kh94134353421781/ Quello che fecero Bandura e Simon è lavorare con un certo numero di persone obese che trovavano molto difficile cambiare abitudini alimentari. Ad alcune di queste persone, in questi esperimenti, era stato detto semplicemente di ridurre la quantità di cibo che mangiavano. Ad altre invece erano stati dati degli obiettivi specifici riguardo la loro alimentazione. E quelli che otteneroi risultati migliori, in questi esperimenti, sono stati proprio questi ultimi.
E da qui la 'leggenda' che lavorare per obiettivi sia utile in tutti i campi, leggenda accolta soprattutto nel business e nella professione. Stabilire di raggiungere un livello di produzione di 10.000 unità, piuttosto che vendere il 5% in più del mese precedente. Cose del genere. Uno dei motivi per cui questo tipo di lavoro funziona fondamentalmente è che riduce l'ambiguità. Quando un manager dice a qualche suo collaboratore di 'fare del suo meglio', sta lasciando aperta una porta all'interpretazione. Quello che una persona immagina come 'fare del proprio meglio' potrebbe non essere quello che immagina un'altra.
E secondo me ci sono una serie di 'effetti collaterali' del fatto di lavorare per obiettivi. - Essere troppo specifici: è facile 'perdersi nell'obiettivo' e non considerare la visione d'insieme. Gli obiettivi dovrebbero essere dei mezzi.. qualcosa il cui raggiungimento dovrebbe servire all'interno di un piano più ampio, non essere il fine ultimo.
- Gli obiettivi spesso sono troppi: quando le persone mantengono presenti troppi obiettivi nello stesso momento, tendono a concentrarsi su quelli più facili da raggiungere. Se quelli più difficili sono anche i più importanti, ancora una volta il quadro generale può soffrirne.
- Troppo presto: obiettivi a breve termine non fanno altro che favorire il fatto di pensare a breve termine. Vuoi che le tue idee o quello che fai abbia ancora un valore tra 5, 10 o 15 anni? O il tuo obiettivo è semplicemente quello di guadagnare una certa cifra al giorno o al mese... e raggiunto quell'obiettivo smetti di lavorare?
- Focus su quello che manca: penso che molte persone decidano i loro obiettivi e inizino a pensarci come un modo di dare un senso a quello che percepiscono mancare nella loro vita.
Un modo diverso di dirlo è che muovono il primo passo muovendosi da quello che vogliono sia presente nella loro vita e che non hanno ancora. Molto di quello che so del lavoro sugli obiettivi e che ho visto funzionare SEMPRE è che il punto di partenza influenza il risultato finale... in una specie di ciclo ricorsivo che si ricrea ogni volta. Partire dalla fine...
una specie di 'algoritmo ricorsivo'... che però permette alle persone di creare una struttura da cui muoversi per ottenere quello che vogliono con un vero senso di possibilità. E questo non ha niente a che fare con la cosiddetta 'attrazione' o con il 'manifestare'... almeno non nel modo in cui queste idee sono diventate popolari. L'idea che ti sto suggerendo qui trova il suo fondamento nel fatto che solo quando muovi il primo passo da uno stato organizzato 'positivamente' il risultato che ottieni rispecchia tale stato.
In altre parole... esistono due posizioni ben distinte:
- Uno stato inibitorio, organizzato in relazione a ciò che 'non è possibile'. Come dire: quello che non hai ancora ottenuto, quello che NON vuoi - Uno stato di 'attivazione' organizzato intorno alle possibilità: quello che hai, quello che hai ottenuto, quello che vuoi... Quando inizi a considerare i tuoi obiettivi da una posizione inibitoria...e cioè porti l'attenzione a come evitare di fallire o allontanarti da ciò che non vuoi... anche se questo significa cose come 'non voglio essere povero'... la posizione che hai, anche se non te ne accorgi, è esattamente sul fatto di 'essere povero'. Indipendentemente da quello che è presente per te nel tuo stato inibitorio... questo porterà con se il 'marchio' della limitazione che contiene già al suo interno. E così quello che succede è che anche se riesci ad evitare quel tipo di limitazione... e ti allontani dalla povertà (= fai un pò di soldi)... la tua attenzione è ancora sul fatto di essere povero.
Cosa puoi fare?
Quello che porti alla tua attenzione quando sei in una posizione generativa è semplicemente come arrivare al successo partendo da quello che vuoi, e non da quello che non vuoi. Compreso il fatto di operare GIA' da una posizione in cui 'funzioni bene' e hai successo. In sostanza, lo stato generativo funziona come un sistema... che si sostiene da solo... e si organizza e si ricrea intorno a sè stesso... Quando sei così la tua attenzione è al mondo esterno, fuori da te in quello che si potrebbe chiamare uno stato di 'prontezza'. Uno stato in cui operi e agisci e decidi sulla base di quello che è presente in relazione a ciò che vuoi all'esterno per te...per te e per gli altri. Quello che puoi fare invece di organizzarti in relazione agli 'obiettivi'... è di organizzarti internamente per raggiungere ed avere l'abilità di mantenere uno stato costante di prontezza... una posizione da cui sei abile di agire e di muoverti istantaneamente...in relazione ai dati ed alle informazioni che ti arrivano dallo spazio in cui ti muovo... E questa posizione di attivazione... permette di organizzarti in modo preciso in relazione alla realtà specifica che vuoi creare nella tua vita.
Da questa posizione non hai nessun bisogno di definire o organizzarti in relazione a degli obiettivi, anche se è ancora possibile farlo.L'orientazione più naturale quando sei nel tuo stato di prontezza è già di per sè una... direzione. Operare da questa posizione è tutto quello che serve per ottenere quello che vuoi... partendo da quello che nel mio lavoro chiamo 'potere personale'... E questo senza che sia necessario riferirsi a degli obiettivi in particolare... che sono stati decisi da una posizione in cui non avevi tutte le informazioni necessarie per ottenerli.
Quando la prima cosa che fai è decidere 'CHI SEI' nel mondo... quello che succede è che tutti i pezzi ... vanno a posto da soli in diretta relazione con quel modo di essere.