Il lato positivo

Creato il 06 marzo 2013 da Kelvin
(Silver Linings Playbook)
di David O. Russell (USA, 2012)
con Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Robert De Niro, Jackie Weaver, Julia Stiles
VOTO: ****/5
Diffidate come al solito del titolo italiano, buonista e fuorviante, e che rischia di mettervi fuori strada. Perchè, sappiatelo subito, in questo film che molti spacciano per una commedia in realtà si ride molto poco, in compenso ci si commuove e si riflette. Ma non aspettatevi una commedia sentimentale pura e semplice, perchè non c'è proprio niente di semplice in Silver Linings Playbook. Il titolo originale è un gioco di parole tipicamente anglofono, che corrisponde grossomodo al nostro 'sta tornando il sereno'. Si riferisce infatti ai raggi del sole che, dopo un temporale, filtrano faticosamente attraverso le nuvole ancora cariche di pioggia, illuminandone il bordo e facendolo sembrare argentato... una bellissima metafora che sta a significare come, nella vita, troppe volte il sole fa fatica ad illuminare le nostre giornate, offuscato da nubi dense che spesso ci portiamo dietro inconsapevolmente e che ci impediscono di vedere, appunto, i lati positivi del nostro carattere.
Pat Solitano è un giovane uomo che torna a casa dai genitori dopo otto mesi trascorsi forzatamente in manicomio, dove era stato rinchiuso per aver massacrato di botte l'amante di sua moglie, colto sul fatto. Ma Pat è ancora ossessionato dalla consorte, e cerca in ogni modo di riallacciare i rapporti con lei, nonostante un provvedimento restrittivo che gli impedisce di avvicinarla, o anche solo di chiamarla al telefono. Pat però non si dà per vinto, e tenta di riconquistarla innanzitutto provando a dimostrarle di essere guarito, di essere diventato una persona 'normale'. Ad aiutarlo nell'impresa (apparentemente impossibile) c'è Tiffany, un'amica della moglie che ha da poco perso il marito ed è caduta in depressione, da cui cerca di uscirne facendo sesso con tutti i colleghi di lavoro...
Silver Linings Playbook racconta l'incontro tra due persone apparentemente 'scollegate' dal mondo, ma che riescono a trovarsi e a superare le loro fobie semplicemente stando l'una accanto all'altra, pur con tutti gli inconvenienti del caso. Insieme troveranno la forza per affrontare quello che c'è 'fuori' e la serenità per scoprirsi, tutto sommato, decisamente migliori del bestiario umano che li circonda. Il film di David O. Russell (regista poco prolifico ma che difficilmente sbaglia bersaglio) è una bella e commovente parabola sull'amicizia e sulla solitudine. Un'invito a non demordere, a non piangersi addosso, a credere che da qualche parte, su questo strano pianeta, c'è sempre una persona più strana e (forse) anche più problematica di noi, ma proprio per questo capace di capirci e spronarci a vedere il mondo con occhi diversi. Significative, in questo contesto, le ripetute scene in cui Pat e Tiffany s'incontrano facendo jogging sempre sulla stessa strada, emblematica raffigurazione di un destino comune.
Il film di Russell non brilla certo per originalità, e i più critici lamenteranno sicuramente un finale sbrigativo e 'telefonato'. Eppure questa è una di quelle pellicole sincere, profondamente umane, capaci di emozionarti subito, 'a pelle', e che non smetteresti mai di riguardare. Merito, certo, di una sceneggiatura ben oliata e di un regia 'invisibile' ma funzionale alla storia. Ma, inutile negarlo, ad elevare il film a titolo di assoluto valore sono soprattutto gli interpreti, tutti bravissimi: Bradley Cooper è convincente e commovente nel ruolo di Pat. Bob De Niro ogni tanto (per fortuna) si ricorda di essere un grande attore. Jackie Weaver è una mamma casalinga perfettamente 'dimessa' e umile.
E poi naturalmente c'è Lei: Jennifer Lawrence è l'autentica anima del film, l'assoluta protagonista, il personaggio che ti affonda nel cuore e che questa giovanissima attrice riesce a rendere drammaticamente vero. Lo fa con una recitazione splendidamente istintiva, 'fisica', appassionata, lontanissima da qualsiasi attitudine attoriale. La Lawrence non ha mai frequentato alcuna scuola di recitazione, e la sua performance è frutto esclusivamente di passione e convinzione nel ruolo. Sembrava un'eresia affidare il ruolo di una vedova ad un'attrice appena ventiduenne (e infatti prima di lei erano state provinate colleghe un po' più attempate come Rachel McAdams, Anne Hathaway, Kirsten Dunst) ma, alla prova dei fatti, la sua Tiffany risulta davvero la più reale possibile.

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