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Il laureato che dà il titolo al film è Benjamin Braddock (Dustin Hoffman), appena tornato dal college e soffocato dalle attenzioni e dalle aspettative di familiari e conoscenti: tutti gli prospettano una vita piena di soddisfazioni, ma senza accorgersi che a Ben non è concessa nessuna scelta, nemmeno la possibilità di rifiutarsi di indossare una ridicola muta da sub di fronte all'albero familiare al gran completo. Oppresso da sorrisi, complimenti e dalle domande sul futuro, Ben si lascia sedurre dall'affascinante moglie del socio del padre, la signora Robinson (Anne Bancroft). L'estate del ragazzo trascorre fra la totale inedia delle giornate e le notti trascorse in albergo con l'amante segreta, finché la figlia di lei, Elaine (Katharine Ross), non torna dal college per trascorrere in famiglia le vacanze. Benjamin giura alla signora Robinson che non uscirà mai con la ragazza nonostante sia proprio ciò che il signor Robinson e i suoi stessi genitori si aspettano, eppure gli basta trascorrere qualche ora con Elaine per innamorarsene al punto da scatenare l'ira dell'orgogliosa madre, che è pronta a rivelare alla ragazza la sua storia con Ben: di fronte a questa minaccia, Ben stesso dice la verità, scatenando il disgusto di Elaine che, ripartita per il college, è sul punto di sposare un altro uomo. Ma Benjamin è stanco di sentirsi dire cosa deve o non deve fare e gli ostacoli che lo allontanano da Elaine - primo fra tutti la signora Robinson - diventano una sfida contro il mondo e contro tutto ciò che di sobrio, blasé e artefatto vi sia nella società.
Ammetto che il film non ha soddisfatto pienamente le mie aspettative: erano anni che volevo vederlo e mi aspettavo un capolavoro, invece l'ho trovato in certi aspetti troppo lento, in altri fin troppo precipitoso, con un effetto di prolungamento eccessivo dato dai lunghi vuoti di dialogo e movimento riempiti con le bellissime musiche di Simon & Garfunkel. Detto ciò, non intendo demolire gli altari eretti per Il laureato in tanti anni di storia: il film manifesta, più che una forza scenica, un'intensa carica ideologica, la volontà di definire l'immagine di una società che, nonostante il benessere, non offre soddisfazione e apre più strade alla frustrazione che alla realizzazione, perché non fa che imporre regole e schemi cui anche un giovane pieno di talento, se vuole sopravvivere, si deve conformare. Come ha giustamente sottolineato Giuseppe nel suo blog Ieri, oggi e domani, Il laureato costituisce il "ritratto di un'epoca", facendosi portavoce di un senso di disarmonia con il mondo che è ben esemplificato, oltre che dalle interminabili sequenze di primissimo piano su Dustin/Benjamin, dal senso della canzone The sound of silence che apre il film e ne accompagna come una didascalia numerose scene. Anche il bellissimo finale, che da solo vale tutto il film, è forse più complesso di quanto non sembri.
C.M.
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