Ha avuto tutta l’aria di un rompete le righe, l’incontro dell’altro ieri tra Grillo e i 108 deputati del Movimento5stelle, almeno stando alla ricostruzione de Il fatto quotidiano. L’ex comico è sceso a Roma con l’intenzione di calmare le acque, dopo le polemiche sulla sconfessione dell’emendamento per l’abolizione del reato di clandestinità, presentato con successo da due Senatori pentastellati in Commissione Giustizia, tre settimane or sono. La dilatazione dei tempi del chiarimento, annunciato già nei giorni successivi alla polemica e rinviato più volte, è di per sè sintomo dell’imbarazzo dell’ex comico di fronte alla richiesta di spiegazioni circa l’asprezza del suo post di sconfessione dell’emendamento. Grillo ha rivendicato con orgoglio il populismo del Movimento e la scelta di raccogliere il voto di pancia; ha fatto riferimento a fantomatici sondaggi tra l’elettorato che darebbero una maggioranza bulgara dei 3/4 di favorevoli al mantenimento della Bossi-Fini. Insomma, ha rivendicato la bontà della sua cinica realpolitik, pronta a sacrificare i diritti dei migranti per un calcolo squisitamente elettorale; non esattamente in linea con lo spirito originario del movimento che proprio sui diritti umani basava la sua idea di una nuova economia e di un nuovo rapporto tra cittadinanza e istituzioni.
Dopo aver candidamente definito “finzione” la richiesta di impeachment per il Presidente Napolitano ed essersi dimostrato alquanto confuso sulla strategia per arrivare ad elezioni anticipate, il leader si è soffermato sull’altro nervo scoperto dei rapporti tra il vertice, i parlamentari e la base: la comunicazione interna ed esterna e la piattaforma per le votazioni online, ormai divenuta un animale mitologico. Grillo ha dispensato promesse e pacche sulle spalle, garantendo una maggiore presenza sua e di Casaleggio a Roma e l’assoluta trasparenza ed efficienza della piattaforma. Ma a giudicare dalla risposta dei parlamentari, ha convinto ben poco. I suoi colonnelli hanno faticato per limitare gli interventi critici e le richieste di maggiori chiarimenti, giunti anche da chi non è mai stato considerato dissidente in passato. I toni paternalistici dell’ex comico, più che far rientrare l’irritazione per le sue recenti esternazioni, hanno contribuito ad amplificarla. Parlamentari con ormai dieci mesi di attività alle spalle non possono essere trattati come scolaretti al primo giorno di scuola.
Ma il punto meno convincente dell’intervento di Grillo è stato l’aut aut a una deriva di sinistra, commentata da un parlamentare con un letterale “non è che per evitare la deriva a sinistra, finiamo a destra?”. Insomma, più che ricompattare la pattuglia parlamentare, il leader ha incrementato le ragioni dei distinguo e la confusione sulle strategie da adottare. D’ora in poi, ogni votazione potrà dar luogo a fratture interne, creando le condizioni per la costruzione di una nuova maggioranza. Probabile che Grillo sia cosciente di questa opportunità e che spinga per far si che si realizzi, in modo da gridare ai traditori e guadagnarsi il tempo per riorganizzare il suo movimento sulla spinta del dilagante populismo, senza più l’intralcio di quanti continuano ad aver fede nella rivoluzione partecipata della politica. In questo, potrebbe trovare una sponda in Berlusconi: i primi contatti tra l’ex premier e l’ideologo grillino Becchi ci sono già stati.