In sostanza, questi articoli parlavano de “La morte dei librai”.
Cosa innegabilmente vera, tra l’altro.
Al giorno d’oggi si entra in una libreria – ammesso che la libreria ci sia ancora e non abbia chiuso -, e librai non ce ne sono più. Al massimo si trova qualche commesso svogliato a cui chiedere informazioni, informazioni che spesso non ti vengono nemmeno date.
“C’è il computer”, dicono. “La ricerca fattela da solo”.
Evvabbè.
Molti sostengono che la morte del libraio sia imputabile alla crisi. Le librerie (pardòn, i megastore) tagliano il personale, e quindi non c’è posto per le risorse umane. Per evitare inevitabili chiusure si preferisce essere “pochi ma buoni”.
Ma siamo sicuri sia tutta colpa della crisi?
Non è che oggigiorno la figura del libraio sia, in fondo, diventata inutile?
Facciamo un passo indietro.
Partiamo dalle parole e dal loro significato.
Libreria: negozio in cui si vendono libri.
Libraio: chi vende libri.
Un tipico libraio di quartiere
Facile, quasi elementare, vero?
Probabilmente, quando pensate al termine “libreria” pensate a un negozio di medie dimensioni, con scansie in mogano alte fino al soffitto ricolme di libri. Un luogo quasi rustico, una sorta di tempio sacro, un ricettacolo di sapere a portata di mano.
E il libraio?
Che idea avete del libraio?
Sicuramente un’idea romantica, dato che lo immaginate come un illuminato sapiente dietro ad un bancone, un sapiente che può avere accesso ai misteri del “tempio” di cui sopra, e che per il tempo in cui rimarrete con lui all’interno della sua sacra libreria, saprà dirvi tutto su ogni singolo volume presente all’interno del negozio. Qualcuno potrebbe azzardarsi a dire che è un’antica tecnica chiamata “marketing ante litteram”, tesa unicamente alla vendita, ma chi sostiene una sciocchezza del genere non ha mai padroneggiato la sottile arte dell’essere un vero libraio.
LOL
Ora ritornate alla realtà.
Fatevi una passeggiata.
Quanti di questi posti “rustici” esistono ancora nelle vostre città? Quanti sapienti illuminati che praticano la sottile arte dell’essere un vero libraio avete mai incontrato nella vostra vita?
Probabilmente dipende dall’età.
Ma più siete giovani, più è raro che abbiate fatto incontri magici all’interno di un santuario della conoscenza come una vera libreria.
Sicuramente, nelle città più grandi esistono ancora posti del genere. Librerie storiche e combattive che si rifiutano di cedere il passo alla modernizzazione spicciola del sapere. A Napoli, per esempio, c’è la libreria antiquaria Colonnese, che trasuda erudizione da ogni poro.
Ma a conti fatti, librerie del genere sono diventate rarità.
Hanno lasciato il posto a megastore, franchising e catene di vario tipo. In tutte le città le librerie di riferimento ormai sono Mondadori, Feltrinelli, Coop, eccetera.
Praticamente, dei supermercati.
Supermercati tutti uguali.
Supermercati che vendono semplici prodotti con tanto di cartellino sugli scaffali.
Scaffali che, ovviamente, sono in vendita e hanno una certa rilevanza.
Ecco allora che le pile dei bestseller del momento sono piazzati in quantità industriale in bella vista, e sugli scaffali più pregiati (e dai cartellini più costosi).
Quintali di cartastraccia di romanzi di vampiri teen-agers, zombie innamorati e draghi licantropizzati invadono ripiani soffocando titoli magari – un pelino – più appetibili.
Un
E il libraio?
Scusate, ma oggettivamente: in un supermercato, un libraio a che serve?
Quando entrate in un supermercato per comprare carne, biscotti, detersivi…avete bisogno del macellaio, del pasticciere e della lavandaia?
Certo che no.
Quindi, quando entrate in un moderno megastore, organizzato in sezioni ben precise, con titoli disposti in ordine alfabetico e computer che ti localizza precisamente il titolo che stai cercando, una figura come un libraio diventa sostanzialmente inutile (oltre che dispendiosa).
Questo basta però a decretare la morte del libraio?
No.
Adottatelo!
A mio parere c’è una variabile enorme che nessuno sembra aver tenuto mai conto in un discorso come questo.
Una variabile sottile che, secondo me, rappresenta uno degli aspetti che più ha colpito al cuore il mestiere del libraio: Internet.
Abbiamo parlato prima del libraio inteso come “fonte di sapere”. Quando io ero bambino, andavo in libreria e la libraia (sì, era una signora adorabile) mi dava tutte le informazioni e i consigli che desideravo.
Cercavo un libro sulla Mitologia Classica?
La signora mi prendeva tutti i libri che aveva e mi spiegava quale, secondo lei, erano i migliori e perché.
Volevo un libro d’avventura?
La signora mi faceva domande specifiche su che tipo di avventura volessi leggere, restringendo così il campo a 4-5 libri. Che poi mi presentava raccontandomi a grandi linee la trama, e anche qui, consigliandomi quelli che, secondo lei, erano i migliori.
Vi giuro che la mia libraia era così!
Oggi, una cosa del genere, dove la potete trovare?
Risposta esatta.
Ovunque.
Su internet.
Basta digitare il titolo del libro “X” scritto dall’autore “Y” per avere tutte le informazioni, le spiegazioni e i pareri del caso. Senza andare a scomodare siti autoriali che parlano di libri, la rete pullula di blog e pagine web con recensioni, segnalazioni e pareri più o meno autorevoli. Senza contare che esistono addirittura social network a tema librario (vedi Anobii) e forum molto frequentati.
In un mondo così, dove l’informazione libresca è alla portata di tutti, mi spiegate a cosa serve quella figura splendida e romantica del libraio?
Ad un’emerita ceppa.
Un libraio oggi
Ogni persona che su internet parla di libri si è automaticamente sovrapposta al libraio, alla sua competenza, al suo sapere. Decretandone la scomparsa. Sono sicuro che gli abituè delle librerie ormai entrano negli store a botta sicura, con tutte le informazioni del caso e con un titolo preciso bene in testa, perché hanno fatto una pregressa ricerca su internet del libro che interessava loro.
Se a questo ci aggiungete che la metà degli italiani, ormai, non legge più nemmeno un libro all’anno (dati Istat), avete il quadro completo della situazione.
Perciò la domanda ritorna: a che serve il libraio in un mondo così?