Posseggo un libro delizioso, “Il linguaggio dei fiori in prosa e in versi” di Sheila Pickles che di tanto in tanto amo aprire casualmente per gustarmi l’opera d’arte del giorno. Sì, ho proprio parlato d’arte. Perché la virtuosa Sheila Pickles non ha fatto il solito erbario-libro dei fiori con disegno-o-foto-che-sia con descrizione botanica: per ogni fiore è stato scelto uno splendido dipinto (per lo più del periodo vittoriano), una poesia, e il racconto della storia e del significato del fiore. Se aggiungete che il libro emana un incantevole profumo di violetta è praticamente un capolavoro.Scrive Sheila alla fine del testo “Il linguaggio dei fiori è stato profumato alla Violetta per il vostro piacere. I nostri avi amavano molto le violette e per le strade di tutta Europa si vedevano abitualmente fioraie coi cestini colmi di mazzolini viola. Fin dai tempi dell’antica Grecia la Violetta è stata considerata cosa rara e desiderabile. Che essa sia ancora oggi tanto ricercata è un segno del reale valore di questo fiore modesto dall’intenso profumo”. Avete capito? Immaginatevi delle signorine con le gonne ampie e cappellino, con un cestino di vimini a metà braccio che vi vendono violette per le strade! (E dire che oggi ci dobbiamo accontentare dei venditori di rose, che porgono queste povere roselline costipate nel cellophane e di un colore dato da non si sa quale esperimento della chimica..ne ho viste anche azzurro-Puffo!)
Ed ecco a voi, la Viola del pensiero!
“Il nome non è altro che la traduzione locale della parola francese pensèe, pensiero: si usava infatti inviare questi fiori per essere ricordati dalle persone più care. Le piccole piante vellutate che coltiviamo nelle nostre bordure estive furono ottenute per la prima volta dalla Viola selvatica, che Shakespeare spesso citava. Si riteneva che questo piccolo fiore dall’espressione sorridente fosse un filtro d’amore, e fu lui a far innamorare Titania di un asino nel Sogno di una notte di mezza estate.
La Viola selvatica ha sempre goduto del favore dei bambini e dei contadini che le hanno dato molti nomi affettuosi: Fratini, Sospiri, Farfallini, Suocera e nuora. È stata anche detta Erba della trinità, poiché spesso l’unico fiore ha tre colori e ricorda la Santissima Trinità. Forse il nome più romantico, tuttavia, è Tranquillità del cuore: si credeva infatti che portando il fiore con sé ci si sarebbe assicurati l’amore del proprio innamorato.”
Viole del pensiero ti mando ora che l’anno è giovane,
Gialle come il sole,viola come la notte;
Fiori del ricordo, sempre cantati con passione
Dai grandi e i sommi tra i figli della luce;
E se nel ricordar vive il rimpianto
Per i giorni perduti, e i sogni che non furon veri,
Ti dico che la viola “screziata di giaietto”
È ancora la “tranquillità del cuore” nota ai poeti.
Tutta prendi la dolcezza di un dono non richiesto,
E per queste viole ritornami un pensiero.
SARAH DOUDNEY
* Pickles Sheila, Il linguaggio dei fiori in prosa e in versi, Roma, Gremese Editore, 1995, pp 74-75, 110.
PS- Per rimanere in tema.. guardate che meraviglia di teiera di mi son regalata recentemente.
Cream Pansy Teapot- Maxwell & Williams Bone China Company