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Il #Luminol di Mafe de Baggis

Creato il 23 dicembre 2014 da Paola Sereno @paolasereno

Mafe de Baggis è una, che se lavori nel digital, non puoi non conoscere. E la teoria che sta alla base del suo ebook “Luminol. Tracce di verità rivelate dai media digitali” è molto semplice, e lei la squaderna così, senza esitazioni, nell’introduzione:

non sono gli strumenti da soli a determinare il comportamento umano […] i bit da soli non ci salveranno, nè tantomeno […]ci porteranno alla distruzione

 

Quelli che parlano di “popolo della Rete” come se fosse una specie antropologicamente misteriosa, che vive rintanata in casa di fronte allo schermo del PC, senza uscire mai, senza parlare mai con altri esseri umani in carne ed ossa.
Quelli che parlano di mondo “virtuale” in contrapposizione al ben più concreto, e degno di stima, mondo “reale”, perché la gente in rete dice e fa cose che non direbbe e farebbe “nella realtà”.
Quelli che il web è “contro l’ordine naturale delle cose”, per via del fatto che è stato inventato dopo i loro 35 anni.
Quelli che dimenticano che tutte le grandi invenzioni della storia sono state seguite da polemiche sui loro presunti effetti degenerativi sulla società: Socrate odiava la scrittura; l’invenzione della stampa fu accusata di allontanare i giovani dall’arte dello scrivere a mano, e non parliamo della “cattiva maestra televisione”.

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Insomma, quello che vuole dirci Mafe de Baggis è che la Rete non è altro da noi. Semplicemente siamo noi, che ci piaccia o no.

10624634_1481274255487407_7232520228850826809_nLa Rete funziona come il Luminol, quella polverina che la polizia usa per far emergere le macchie di sangue: ci mostra qualcosa che già c’era. La gente dice cose orribili in un italiano stentato? Chiacchiera di cose stupide e mette in mostra solo la parte migliore di sé? E’ colpa di Internet, si dice. Dimenticando che nei bar la gente si è sempre espressa così, e nelle passeggiate in centro il sabato ha sempre chiacchierato di cose stupide e cercato di mostrarsi meglio di quello che era. Insomma,

quelli che crediamo effetti sono in realtà sintomi e come tutti i sintomi possono aiutarci a fare una diagnosi.

Tutto questo negativismo, questo prendersela con i germi del futuro, ha come ovvia conseguenza il diffondersi della visione pessimista del “non c’è futuro”.

Le cose belle del web non accadono in Rete, la Rete le ospita. Alla base delle cose belle che si trovano in Rete c’è l’economia del dono, c’è la leggerezza con cui si affrontano cose serie, la simpatia che ci porta a conoscere sconosciuti che condividono i nostri stessi interessi, le nostre stesse passioni (o altre che abbiamo scoperto proprio dal web). La determinazione di chi emerge, perché la concorrenza è tanta e non basta essere “abbastanza bravi”. L’indipendenza di chi non aspetta che le condizioni siano ottimali per partire, parte e basta (vedi il caso Invasioni Digitali).

Perché la vita vera non è online oppure offline, ognuno di noi istintivamente applica un “equilibrio da bit e atomi“.

Mafe de Baggis, Luminol. Tracce di verità rivelate dai media digitali, 2.99 € in ebook


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