Tutto preso come sono sempre dai miei istinti grafomani, non mi sono neanche accorto che il 12 Luglio scorso questo blog ha compiuto 5 anni. Quando nel 2005 rifeci il look al mio sito, e il webmaster mi suggerì di sostituire il forum allora presente (e utilizzato come punto d’appoggio per i programmi radio in cui all’epoca ero immerso) con un blog, decisi di seguire il consiglio dell’esperto, ma non avevo una chiara idea di come avrei utilizzato quello strumento. Oggi posso senz’altro dire di averlo trovato, un modo. Mille e sessantadue post pubblicati (mille e sessantatré con questo), un fiume in piena di parole riversato nella rete sforzandomi sempre di scrivere qualcosa che avesse un senso compiuto e che fosse espresso in un italiano corretto, magari di piacevole lettura. Ho sempre concepito questo spazio sì come un angolo di cybermondo per raccontare le mie opinioni e il mio sentire personale, ma cercando di fare in modo che anche un perfetto sconosciuto, capitandoci dentro per aver digitato su Google il titolo di un film porno, potesse interessarsi, cercare un’occasione di spunto e confronto, e non pensare di essere per errore finito nel tipico diario di elucubrazioni personali onanistiche. Certo post dopo post il blog ha finito per rivelarsi pretenzioso e volutamente impegnativo. Mai una volta che uno ci trovi un video, un’immagine accattivante, o una di quelle freddure facili facili che hanno fatto il successo di tanti autori del web. Articolare i miei pensieri, svolgerli anziché ridurli a battute e catch-phrases, mi è sempre interessato di più che poter vantare diecimila contatti al giorno come invece hanno scelto di fare altri bloggers. E oggi sono contento di affermare che, anche senza avermi portato fama, denaro o contratti editoriali per la versione stampata dei miei soliloqui quotidiani, questo blog è davvero valso tutta la fatica spesa, e che ha trasformato gli ultimi cinque anni in un lustrissimo. Mi è sempre piaciuto, essere impegnativo. Nella scrittura come nella vita privata. Mi resta questa convinzione tutta personale che la consistenza, la sostanza, l’importanza delle situazioni arrivino solo da qualcosa che è costato lavoro, sudore, sacrificio. E, nella scrittura come nella vita, preferisco chiacchierare con tre persone che ascoltano fino in fondo ciò che dico, e che lo fanno perché ne sentono la voglia - o, addirittura, in certi casi, il bisogno - piuttosto che sfilare in mezzo a una folla plaudente piena di facce anonime la quali, mentre battono le mani al mio passaggio, chiedono al vicino: “Scusa ma.. chi è?”