Ieri un’altra forte scossa: l’Appennino preme sulla grande pianura, disgrega i borghi, deforma le strade sinuose che davano a Bassani l’impressione di essere librato nell’aria e mette a rischio una civiltà accumulatasi in un secolo e mezzo. Ma tutto questo avviene senza che i barbari di Roma se ne accorgano. Loro fanno parate, indicono giornate di lutto, cercano di mettere toppe con qualche spicciolo miserabile se messo a confronto con la catastrofe, non hanno capito proprio nulla.
E’ triste in una democrazia dovere dire “loro”. Eppure sono più che mai loro quando di fronte agli operai morti perché trascinati con il ricatto del lavoro dentro capannoni pericolanti, di fronte a quelli vivi che sorvegliano le fabbriche perché gli impianti non vengano trasferiti, ridono per aver affossato i diritti del lavoro. Sono loro, quella classe dirigente inconcludente, vissuta di prebende e di chiacchiere, astratta e distratta salvo che per i propri affari e privilegi, che non ha capito la gravità della situazione, che ancora pochi giorni fa, il 29 maggio, dichiarava per bocca di Catricalà ventriloquo del premier e suo assaggiatore di veleni che non avrebbe chiesto alcun aiuto all’Europa. Con l’unica eccezione del ministro dell’Ambiente Clini che ha capito come tutta un’area produttiva un modo di essere e di lavorare rischia di crollare assieme alle torri e ai capannoni.
Invece si afferma sempre di più una nuova barbarie per la quale anche gli aiuti che le persone si sentono di dare finiscono dentro il calderone delle avidità finanziarie. Il governo, con quella sensibilità da squalo che si ritrova non ha voluto nemmeno chiedere alle banche di rinunciare alle loro commissioni sulle donazioni per il terremoto e perfino gli sms da 2 euro fanno a finire non alle vittime del sisma, non alle aziende in difficoltà, ma attraverso la protezione civile al consorzio finanziario Etimos che poi non dona, ma presta a tasso agevolato dopo aver preso per sé il 10%.
Si sono proprio “loro”. Che in un impeto di solidarietà offrono gratuitamente giornate di lutto. Perché “loro” vogliono essere sempre di più lor signori.