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Il Maccabi Tel Aviv 2.0 sogna ancora in grande

Creato il 03 marzo 2015 da Basketcaffe @basketcaffe

Chi avrebbe mai scommesso di trovare il Maccabi Tel Aviv in seconda posizione del suo girone nelle Top 16 di Eurolega dopo le partenze di Coach David Blatt e dell’MVP delle finali Tyrese Rice? La formazione israeliana, reduce dalla massiccia fuga dei protagonisti del titolo Eurolega ottenuto lo scorso anno, sta viaggiando a pieno ritmo verso l’accesso ai quarti di finali, cancellando qualche mese di difficoltà e di intoppi imprevisti.

I giallo blu, affidati a coach Goodes dopo il clamoroso passaggio di Blatt alla guida dei nuovi Cavs dei Big3 James, Love e Irving, detengono un record di 6-2 nelle Top-16, maturato in seguito a importanti vittorie contro Real Madrid, Barcellona e Panathinaikos. Score di tutto rispetto quello degli israeliani, che assume i caratteri dell’impresa se rapportato a una fase inziale che ha visto la formazione di Goodes soccombere contro il Cska Mosca di ben venti lunghezze e faticare con squadre modeste come Limoges e Zagabria. La formazione di Tel Aviv ha ritrovato l’orientamento grazie alla coppia Jeremy Pargo-Devin Smith. L’americano di Chicago, dopo l’esperienza 2009-2011, è tornato a Tel Aviv la scorsa estate dopo una parentesi al Cska Mosca, siglando un contributo di 13 punti e 6 rimbalzi, cifre di tutto rispetto per una guardia che vanta un’esperienza Nba a Cleveland, Memphis e Philadelphia. Smith, giunto alla piena maturità a trentadue anni, viaggia a cifre importanti con ben 15 punti per gara, finalizzati da percentuali positive, 60% da due punti e quasi il 40% da tre. I due americani, ben supportati da Alex Tyus, Sofoklis Schortsanitis e Brian Randle, costituiscono un nucleo che potrebbe risultare pericoloso per numerosi team ai quarti di Eurolega.

Le difficoltà iniziali, generate dalla fuga di Rice (Khimki), Hickman (Fenerbahce), Ingles (Utah Jazz) e Blu (ritiro), senza adeguati sostituti, con Nate Linhart (8.4 pt con il 45% da tre punti) e Brian Randle (12 pt e 6 rimbalzi) unici positivi innesti della campagna estiva, sembrano scomparse sotto il lavoro di coach Goodes (e il guru Pini Gershon alle sue spalle come assistente a volte anche ingombrante). Anzi, con un attenta analisi emerge che il copione del Maccabi 2015 rischia di ripercorrere i passi fortunati della scorsa stagione. La falsa partenza, le difficoltà inziali, la rinascita e l’approdo ai quarti con i pronostici a sfavore sono capitoli già scritti, anche se ora la penna si chiama Guy Goodes. Il coach che in passato sulla panchina del Maccabi ha già portato una Coppa d’Israele allo Yad Eliyahu Arena, ora vuole un bottino più ricco e imponente.

 

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