Il maestro del thriller scozzese: Ian Rankin e "Il Persecutore"
Pubblicato da Stefania Auci Cari lettori, ci sono degli autori che rappresentano delle vere e proprie garanzie. Ciambelle di salvataggio in un mondo letterario dove è facile essere soggetti alle mode. Per fortuna dei lettori, Ian Rankin è uno di questi. I suoi romanzi, ambientati in un'Edimburgo grigia e cinica, rappresentano delle vere e proprie perle per gli amanti del giallo made in Britain. Per i lettori di diario, ecco la recensione del suo ultimo, splendido romanzo: Il persecutore.Ian Rankin si è lasciato alle spalle l'ispettore Rebus, ma non ha abbandonato la polizia dei Borders. Il suo nuovo protagonista si chiama Malcom Fox, è un ispettore della Disciplinare della Polizia del Lothian and Borders ed è una persona complicata, per essere gentili. Ex alcolista, divorziato, con un padre in casa di cura e una sorella che è vittima di soprusi familiari, ha il suo bagaglio di difficoltà da trascinare nella vita.
Come tutti i personaggi di Rankin, Malcom è dolorosamente umano. Non è un supereroe, ha momenti di cedimento, simpatie ed antipatie per i colleghi, e un rapporto complicato con il resto della Polizia. Perché lui e la sua squadra sono colore che fanno pulizia: la Lamentele, come è familiarmente definita, è la polizia interna che indaga su casi di corruzione e torchia i propri colleghi. Facile capire che non sia molta amata dal resto del corpo di polizia. Giusto al termine di un'indagine particolarmente ostica a carico di Glen Heaton, un ufficiale di polizia vicino ad ambienti malavitosi, una collega gli chiede di indagare su un giovane collega di belle speranze: Jamie Breck, dello stesso ufficio di Heaton. L'accusa è pesantissima: pedofilia. In contemporanea, Vince, il compagno della sorella di Malcom viene trovato morto in uno dei cantieri edilizi che la crisi dei mutui ha bloccato, di proprietà di una società che fa capo a un imprenditore in difficoltà economica. La situazione appare subito torbida e maledettamente complicata, poiché l'uomo aveva pestato la sorella di Malcom fino a spezzarle un braccio. Intanto, l'indagine su Breck procede stancamente e poco giova il fatto che lui faccia parte del team investigativo sulla morte di Vince Faulkner. Malcom lo avvicina a più riprese e si rende conto, lentamente, che qualcosa non quadra, che troppi punti sono oscuri e che probabilmente, lo stanno usando per una vendetta assai più complessa di quanto possa immaginare...Ian Rankin è un maestro del thriller poliziesco. Sin dal suo esordio con Cerchi e croci, il primo romanzo della serie dedicata all'ispettore John Rebus, il suo stile si segnala come uno dei più originali e raffinati del panorama letterario. Una scrittura pulita, secca ed efficace, con un uso parsimonioso delle metafore e ancor più misurato degli aggettivi. La lettura di Rankin è una vera e propria esperienza intellettuale. Non è certamente semplice da leggere: il fraseggiare è rapido, con un uso scarso delle coordinate e una punteggiatura ridotta all'osso. Eppure, come i grandi, con una sola frase riesce a caratterizzare un personaggio, una situazione, uno stato d'animo. Grazie a Il persecutore, Rankin ci regala una storia meravigliosamente avvincente, in cui la commedia umana diviene farsa, tragedia e dramma, in cui nessuno è del tutto innocente.
Lo scenario è sempre quello: Edimburgo. Non una città stereotipata, ma la capitale piegata dalla crisi economica che si ritrova ad essere invasa dai cantieri per la realizzazione del tram e che vede arrestarsi in maniera drammatica il proprio boom edilizio. La crisi economica è divenuta concreta, è passata dalla vita reale ai libri, e in questo romanzo acquista un peso non indifferente: perché Edimburgo, per Rankin è un personaggio, ne più ne meno delle figure fisiche che si muovono in essa. E' madre, è culla e sepolcro, è lo scenario perfetto per una le storie di una società che rimane ferocemente abbarbicata al grigio del Forth e a un passato difficile da dimenticare.
In questo romanzo, i personaggi hanno perso in parte il cinismo tagliente che caratterizzava i charachters del ciclo di Rebus, per acquistare una patina malinconica e disincantata. Nei suoi romanzi, Rankin premia il coraggio della vita quotidiana, specie in un mestiere difficile e in una città ambigua qual è Edimburgo. Sia Malcom che Jamie sono figure coraggiose, ciascuno a suo modo: mentre in Malcom vi è il coraggio della professionalità e della rabbia, temprato da anni di esperienza in un mondo durissimo, in Jamie vi è l'orgoglio coraggioso dell'uomo onesto, che lotta per difendere la propria dignità e per resistere a un complotto che lo vuole annichilire. E se alla fine, Malcom verrà conquistato dalla forza d'animo di Jamie, dall'altra, quest'ultimo avrà perso l'innocenza, acquistando un cinismo necessario per sopravvivere. L'amarezza c'è, è presente, ma è temperata da uno sguardo paziente, meno arrabbiato verso il mondo. Questa diversa chiave di lettura della realtà si era notata già in "Un colpo da maestro", il precedente romanzo pubblicato sempre da Longanesi che Rankin aveva ambientato nel mondo dei mercanti d'arte di Edimburgo, ben diverso dalla realtà dura e incattivita dei distretti di Polizia e della stazione di Fettes in particolare.

La grande capacità di Rankin è quella di creare figure coerenti e reali, che agiscono come persone normali e, come persone normali, vivono in una realtà difficile e sorprendente. Rankin non ama lo splatter, nè le sparatorie che si trovano negli hard boiled americani e si vede. La sua è la scuola del giallo britannico, in cui son le emozioni a trasmettere la brutalità, la violenza, l'avidità, la sopraffazione. La crudeltà, la volontà di distruggere si sentono a pelle, trapelano dalle conversazioni, dai gesti, da quegli sguardi con cui i personaggi dicono più di mille parole.







