Vi racconterò nel modo più semplice la storia di Silvius Schwarz, che mi è entrato nel cuore sin dall’infanzia e che ora si trova in seria difficoltà. Silvius Schwarz è il più grande illusionista del nostro tempo, destinato a diventare il mostro più temibile del mondo conosciuto. Eppure la sua colpa più grave è quella di amare solo il visibile. Di questo voglio raccontare, e di come il mondo non sopporti la sua arte. Presto nessuno saprà più della sua esistenza. Coloro che lo hanno arrestato sette giorni fa non lo lasceranno andare vivo. Le sue opere, testimonianza della sua arte e del nostro tempo, stanno già morendo, anche se non sono avvolte dalle fiamme. Che siano passati cento giorni, cento settimane o cento anni, voi lettori di domani stenterete a credere che Silvius potesse fare certe cose, compiere prodigi per cui non esistono parole.
La maledizione sassone che sta annientando il fantastico Silvius ebbe inizio sette mesi fa, nel periodo di primavera in cui si festeggia intorno al fuoco. In quel giorni egli tornò da lontano, portandosi dietro un gran numero di arnesi sorprendenti.
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L’occhio fissa la mente e l’anima: tutte le luci sono concentrate su di esse. L’occhio moltiplica le persone e le cose più degli specchi, e ci convince insieme dell’assoluta mutabilità e dell’assoluta staticità dell’universo. Tutte le fantasie dell’immaginazione vengono alla luce con un’ossessione che non potrebbe essere più lucida…
Leopold ricostruirà la storia di Schwarz svelando l’incredibile segreto dell’apparecchio che lo faceva considerare il mago della luce: un occhio artificiale che, nella seconda metà del XVII secolo, anticipò di secoli l’invenzione della fotografia.
Mathias Gatza, Il mago della luce, traduzione Emanuela Cervini, Neri Pozza, 2013.