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Il Maiale Sardo: Razza Suina DOC

Creato il 23 novembre 2011 da Weesh_growing_ideas @Weesh_web

Il ritrovamento di reperti ossei e numerose fonti scritte e materiali hanno dato la possibilità agli studiosi di stabilire l’antica origine dell’allevamento suino in Sardegna, tuttora diffusamente praticato. Le caratteristiche morfologiche della Razza Suina Sarda sono ampiamente riconoscibili ed incluse in un registro anagrafico preciso che ne definisce e consolida le peculiarità.

Cute totalmente o parzialmente pigmentata, presenza di setole che caratterizzano il corpo corto e robusto, criniera dorsale, coda cavallina e orecchie pendenti, si distinguono prepotentemente.

I maiali allevati all’aria aperta ma salvaguardati dalle contaminazioni esterne grazie ad un accurato sistema di recinzioni, garantiscono la qualità del prodotto finito, controllato e selezionato.

Neri, biondi, bianchi, grigi, rossi e pezzati, posseggono i colori della bontà e occupano da sempre un ruolo fondamentale nella cucina sarda, fiore gustoso dell’isola che sboccia nel Mediterraneo.

Per i pastori il prosciutto costituiva un ottimo pranzo da consumare insieme al pane carasau all’interno delle affascinanti aree della Barbagia, il cuore pulsante e selvaggio della Sardegna.

Prestigiosi gli insaccati di Fonni, la cui lonza e salsiccia competono con il celebre prosciutto in una battaglia che non conosce vincitori ma allieta un pubblico di degustatori plaudenti e soddisfatti.

Il maiale di taglia grande viene cucinato tradizionalmente all’interno di una cavità, abbracciato da una mistura di erbe odorose (mirto, timo, alloro e finocchio selvatico) mentre il maialino da latte, il celebre Porceddu, gira armoniosamente nello spiedo.

Gli amanti degli aromi lo farciscono con spezie o spennellano abbondantemente le sue appetitose membra, mentre i cultori della cottura doc lo massaggiano con il sale per fare in modo che penetri all’interno e si insaporisca adeguatamente.

Schironato”(infilzato) ed arrostito lentamente, il maialino sardo si colora e il profumo dell’immancabile mirto si diffonde nell’aria, densa di invitanti promesse gastronomiche.


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