Magazine Società

Il male assoluto

Creato il 01 marzo 2011 da David Incamicia @FuoriOndaBlog

Il male assoluto
di David Incamicia
La corruzione è il male assoluto dell'Italia. Ce lo ha spiegato la Corte dei Conti in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. I numeri si commentano da soli: negli ultimi dodici mesi si sono registrati 237 casi di corruzione, con un aumento di oltre il 30% rispetto al dato precedente, e 137 episodi di concussione e 1090 di abuso d’ufficio, fattispecie che assieme alla frode rappresentano le patologie croniche della pubblica amministrazione. Sono però diminuite le denunce, segno di una certa assuefazione al fenomeno e del rischio che si diffonda una vera e propria cultura della corruzione. Il dato positivo, sempre a parere della Corte dei Conti, è che sono ancora molti i settori dell’opinione pubblica che resistono a questa triste realtà.
Tuttavia, la speranza della parte più responsabile e coscienziosa della società si scontra con l'ignavia di Governo e Parlamento, sempre sordi quando si tratta di attuare interventi forti e duraturi capaci di recepire, ad esempio, le norme già previste nella finanziaria del 2007 sulla confisca e il riutilizzo sociale dei patrimoni sottratti ai corrotti o di adeguare i nostri codici alle leggi internazionali anticorruzione. In realtà il Governo italiano pare muoversi in direzione esattamente opposta tanto che  nel 2008 ha soppresso l'Alto Commissario Anticorruzione che aveva istituito appena quattro anni prima. E guardate cosa diceva l'unico dossier di questa autorità evidentemente ritenuta poi inutile: leggi e scarica il dossier.
L'Ufficio è stato poi sostituito da un Servizio Anticorruzione e Trasparenza attivato presso il Dicastero presieduto dal Ministro Brunetta, forse più per confermare e rafforzare la portata ideologica e populista della guerra ai cosiddetti fannulloni che per contrastare seriamente la corruzione stessa. Questo è il primo rapporto al Parlamento che il Servizio ha elaborato nel 2009: leggi e scarica il rapporto.
La situazione dell’Italia in tema di corruzione è stata efficacemente tratteggiata dall'ultima indagine di Transparency International, una organizzazione alla quale aderiscono oltre 90 associazioni che si occupano di difesa della legalità e di lotta al malcostume. L'Italia risulta all'ultimo posto in Europa (assieme alla Turchia e ai Paesi dell'Est) in quanto a trasparenza nella pubblica amministrazione e nel mondo condivide posizioni certamente disprezzabili con regimi africani e asiatici. Leggi e scarica l'indagine.
E a proposito di punti in comune con l'Asia, appare molto interessante un'analisi recente del quotidiano indiano The Indu, che ha evidenziato come proprio per l'accettazione della corruzione da parte delle rispettive società India e Italia sono due Paesi sorprendentemente simili. Leggendo il pezzo si potrebbe obiettare che come sempre la si butta in politica, ma qualcuno può forse smentire la tesi, stando a quanto sta avvenendo da qualche settimana nel nostro Palazzo, che qui da noi politica fa rima con corruzione?
Secondo il giornale, i turisti indiani che tornano dalle loro vacanze europee tendono solitamente a lamentarsi della rigidità dei tedeschi, della fredda altezzosità dei francesi, dell'eccessiva parsimonia degli olandesi o del razzismo degli austriaci. L'Italia invece provoca reazioni differenti: "Sono persone amichevoli, chiacchieroni, ospitali ed è l'unico posto in Europa dove i vegetariani possono mangiare un piatto decente. Ma ci sono anche ladri e doppiogiochisti che non ci pensano due volte a derubarti e a lasciarti in mutande senza che tu te ne accorga, un po' come fanno i borseggiatori di Mumbai. Allo stesso tempo però, è come sentirsi in un luogo familiare".
La maggior parte degli indiani, quindi, confessa di sentirsi a casa in Italia: "la vita è caotica, nessuno rispetta le regole, la polizia è corrotta, vi è una considerevole evasione fiscale, la mafia controlla grosse fette del territorio, il governo è incapace e i benestanti fanno una bella vita. Quasi nessuno si prende cura dei poveri, eccetto alcune associazioni caritatevoli cattoliche e le ONG. Il denaro pubblico stanziato per le vittime di disastri naturali sparisce nelle tasche di funzionari statali, il nepotismo dilaga, le case costruite per i poveri sono le prime a crollare nelle zone sismiche del meridione, poiché realizzate con materiali di scarsa qualità… Vi suona familiare?", domanda il quotidiano ai lettori indiani.
E ancora: "Le analogie fra l'Italia e l'India sono impressionanti e anche sorprendenti. Basta guardare al modo di fare politica, alla corruzione nella vita pubblica percepita come convenzione sociale, alla solidità delle relazioni familiari e a come è strutturata la società. Alla guida dell'India non abbiamo certamente un casanova vecchio e sfinito come Silvio Berlusconi, le cui nottate Bunga Bunga, feste sfarzose dove è spesso circondato da lolite minorenni, hanno suscitato senzazioni di vergogna miste a orrore. Tali comportamenti non sarebbero possibili in India per via delle regole sulla moralità pubblica e (per quello che conta) privata. Ma, come in Italia, quasi nessun politico accusato di corruzione, abuso d'ufficio o anche semplicemente di appropriamento di denaro pubblico è mai andato in prigione".
E qui arriva l'affondo finale sul nostro Paese: "Il mondo può farsi anche beffe dell’Italia e i magistrati italiani possono anche provare a incarcerare Berlusconi per aver pagato prostitute minorenni, per abuso d'ufficio (Berlusconi ordinò il rilascio di una prostituta marocchina di diciassette anni che aveva chiamato il presidente del consiglio al suo numero privato da una stazione di polizia dove era stata trattenuta per taccheggio) o per aver introdotto delle leggi allo scopo di proteggersi dal sistema giudiziario e allo stesso tempo per aumentare il suo potere e la sua influenza, tuttavia almeno la metà della popolazione continua a sostenerlo e ad ammirarlo per essere un furbo, un individuo che la sa sempre più lunga di tutti gli altri e che ha usato qualsiasi trucco per superare in astuzia la giustizia e scamparla alla serie di accuse di crimini come frode, evasione fiscale, corruzioni di giudici, associazione mafiosa, corruzione, conflitto di interessi, impedimento della giustizia, indebolimento delle istituzioni democratiche per assoggettarle ai propri interessi… solo per citarne alcuni. Un recente sondaggio ha dimostrato che il suo indice di popolarità continua a essere molto alto e qualsiasi italiano vi confermerà che Berlusconi ha buonissime probabilità di essere rieletto alle prossime elezioni".
Insomma, perfino per gli amici indiani "l'Italia è un paese politicamente immaturo, un sottosviluppato politico, una specie di fuoco di paglia del mondo sviluppato. È sbalorditivo come l’Italia, pur raggiungendo tali livelli di corruzione, continui ad avere il settimo PIL più alto del mondo (il decimo, in termini di parità di potere d’acquisto) e il sesto bilancio del mondo, ovviamente con un deficit stellare".
Ma questa mancanza di equilibrio fra le nostre prodezze economiche e l'assenza di maturità politica è il risultato della nostra storia. "Non bisogna infatti dimenticare che l'Italia è una democrazia giovane rispetto alle altre potenze occidentali e che l’unificazione del paese è avvenuta solo 150 anni fa", racconta Clara Fiorini, docente milanese di storia che ha a sua volta comparato la situazione politica in Italia ed in India. Del resto è impossibile darle torto circa la considerazione sull'imperfezione della nostra democrazia. Basta guardare alla pessima prova data dalle nostre classi dirigenti, non soltanto in politica, rispetto all'esigenza di festeggiare con adeguata solennità le celebrazioni del prossimo 17 marzo. Se sono questi gli esempi che vengono dall'alto, cosa ci si può mai attendere dalla gente comune che chiede solo di essere governata e lasciata in pace senza voler assumere responsabilità non avvertite come proprie?
La professoressa Fiorini tira fuori tutta una serie di giustificazioni storiche per spiegare il nostro modo di essere e di pensare. "L'Italia, come l'India, è stata perennemente invasa da potenze straniere. E quando un paese è dominato da una potenza straniera, le sole persone di cui ti puoi fidare sono i membri della tua famiglia e della tua comunità. Così ebbe inizio il nepotismo italiano (variante più nobile del successivo familismo amorale n.d.a.). In India, l'esistenza delle caste ha lo stesso effetto".
E a proposito di Unità d'Italia e dei meccanismi che ha in seguito innescato: "L'unificazione italiana o Risorgimento, cominciò con Giuseppe Garibaldi nel 1861 e continuò fino al 1922. Ci sono volute tre guerre di indipendenza per unificare l'Italia e questo avvenne successivamente solo alla fine della prima guerra mondiale. Ma poi sopravvenne il periodo fascista con Mussolini e la moderna repubblica italiana nacque solo nel 1946, un anno prima che l’India acquisì la sua indipendenza. Ma laddove l'India trasse beneficio, nei primi anni di esistenza come uno Stato alle prime armi, da figure pubbliche autorevoli per assicurare l'unità del paese, lo stesso non si può dire dell’Italia, dove il Vaticano e la chiesa cattolica avevano una grande influenza. Senza contare che gli intellettuali italiani, come quelli francesi, furono attratti dall’ideologia marxista, a sua volta ripudiata dalla chiesa. Il partito comunista italiano sotto la guida di leader carismatici come Enrico Berlinguer, guadagnava fino al 25 percento dei voti".
Qualcuno osserverà che si mescolano troppe cose, alcune sacre e altre profane, forse incompatibili fra loro. Eppure occorre andare proprio molto in là nel tempo per provare a comprendere perchè il fenomeno antichissimo della corruzione si sia andato rafforzando e legittimando nello Stato post-unitario. Osserva la Fiorini che "per tenere i comunisti lontano dal potere a tutti i costi, l'orribile formula della partitocrazia, o governo dei partiti, prese forma nel nostro Paese con l'avvento della Repubblica. Per quasi 40 anni, fino allo scandalo del 1992 di Tangentopoli, i democristiani e i socialisti con altri piccoli partiti guidarono il Paese con un governo che cambiava un giorno sì e uno no. La corruzione dilagava. La gente doveva tapparsi il naso quando andava a votare – così forte era il tanfo della corruzione – ma alla fine comunque votava per la coalizione al potere per tenere i comunisti fuori".
Ma questo, inevitabilmente, portò all'esplosione di "Mani pulite" che spazzò via - a furor di popolo, lo stesso popolo fino ad allora pronto a giustificare ogni forzatura e a chiudere gli occhi dinanzi alla corruzione - un'intera generazione di ceto politico. E spianò la strada, a dimostrazione della fragilità e pericolosità del nostro sistema, alla cosiddetta seconda repubblica e al fenomeno Berlusconi, colui che ha istituzionalizzato la guerra alla magistratura e nobilitato ogni forma, piccola e grande, di malcostume.
Con il suo avvento gli italiani si aspettavano un nuovo inizio, ma anche se le attese sono state deluse oggi non c'è da sorprendersi più di tanto se Berlusconi stesso continui a restare popolare in alcuni settori dell'establishment e fra gli elettori. Il sistema politico si è talmente degradato che possibili alternative al carisma dell'uomo ricco e potente - allergico come la maggioranza degli italiani alle regole - non paiono esistere. Nè i magistrati possono molto dato che il Presidente del Consiglio italiano è protetto da una maggioranza parlamentare acquisita con metodi poco trasparenti (tanto per restare in tema) e da varie leggi ad personam da lui stesso promulgate allo scopo di tenersi fuori dalla portata della giustizia.
Il noto scrittore Alexander Stille ha scritto recentemente sul New York Times: "In quasi tutte le democrazie, le accuse mosse a Berlusconi avrebbero significato la fine della carriera di un politico. Ma gli italiani sono molto cinici riguardo ai loro leader politici. Credendo che 'comunque lo fanno tutti' è possibile convincersi del fatto che la divulgazione dei crimini e delle malefatte di Berlusconi sia un segno di persecuzione".
"Questa visione della politica italiana - continua Stille - è rafforzata dai media italiani, controllati da Berlusconi. Anche altri media non di sua proprietà sono intimiditi e soggetti alla sua influenza. Molte delle prove di questo scandalo (come pure degli scandali passati) non sono state fatte vedere nei telegiornali della televisione pubblica, che insieme ai canali che Berlusconi già controlla costituiscono il 90 percento della quota di mercato, in un paese dove il 70-80 per cento della popolazione si informa solo attraverso la televisione".
Se il quadro è nitido e verosimile - e io ne sono convinto - si può concludere che a 150 anni di età siamo forse troppo giovani per per poterci definire pienamente democratici ma siamo di certo attempati quanto basta per illuderci che il malaffare non faccia parte in modo innato del nostro tessuto identitario. E questa amara consapevolezza fa ancora più male della corruzione stessa e del giudizio che di noi danno in giro per il mondo.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :