Il Manifesto d’Ottobre

Creato il 28 ottobre 2010 da Tnepd
Quello che leggo oggi sul Fatto Quotidiano impone un’analisi.Si parla di una convention del pueblo di Galeazzo.
 
In Italia si sta per chiudere un ciclo. Ne sono convinti i primi cento firmatari del Manifesto di ottobre “per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politico e culturale”. Promosso dalle tre associazioni di area finiana Farefuturo, Libertiamo e Forum delle idee, il documento non è quello ufficiale di Futuro e Libertà. Anzi, nello scenario che si è venuto a creare con la crisi del centrodestra, ha ottenuto anche adesioni da sinistra.

Degli intellettuali dalla testa fina che non sanno scegliere il proprio guru avevamo gia’ parlato


Presentato ieri al teatro Franco Parenti di Milano ha un nome evocativo: “manifesto di ottobre”, come quello del 1905 con cui lo zar Nicola II concesse ai sudditi una costituzione che riconosceva alcuni diritti basilari. Ormai non ci sono più sudditi, ma cittadini.

Convinti voi...

Questi però vanno riavvicinati a una “politica che oggi non ha visione né passione, non sente né esprime i bisogni e i desideri” dei cittadini stessi.

Ma che bella frase. Suona bene. Mi porta a chiedermi: perche’ un cittadino sente la necessita’ che la politica esprima i suoi bisogni e i suoi desideri? Io personalmente tutta questa necessita’ non la sento, non mi interessa se Galeazzo o Mussoloni o Uolter o Nikka o Tonino o il Condor sentono ed esprimono i miei bisogni ed i miei desideri. Vorrei piuttosto che non fosse proprio affar loro tutto cio’ che riguarda i miei bisogni e i miei desideri.

Tra l’altro e’ notizia di questi giorni che in due anni di legislatura il duplice emiciclo non ha fatto che ratificare leggi europee forgiate da chissa’ chi e che nessuno si e’ occupato di leggere. Ora, lungi da me pormi il problema se questi commedianti rispecchiano o meno i miei bisogni e desideri. Ma proseguiamo...

Secondo uno dei promotori dell’iniziativa, la grecista Monica Centanni, “è il momento in cui la cultura deve tornare a dare filo da tessere alla politica e la politica deve offrire una sponda al mondo intellettuale, a cui spetta farsi carico della miseria e della mancanza di prospettive degli ultimi tempi”. Un nuovo patto tra cultura e politica è necessario anche per Fiorello Cortiana, che negli anni Ottanta fu uno dei fondatori dei Verdi e ora ha partecipato alla stesura del documento: “Dobbiamo lasciarci alle spalle un periodo caratterizzato da populismo, derive plebiscitarie e continue strumentalizzazioni”, spiega.

Ah! La cultura... che bella cosa. Dove andare per respirare ventate di cultura che ci depuri da populismo e strumentalizzazioni? Dove? Ma si’, ad un bel convegno intitolato “Liberta’ di stampa” organizzato da Daniela Santanché, Ignazio La Russa e Sandro Bondi. Ah! Che solfumigi di cultura.


Oggi ci sono temi come la bioetica che “non possono essere affrontati sulla base delle ideologie del Novecento”, dice Cortiana.

Geniale!

Una rigida divisione tra destra e sinistra non ha più senso e questo spiega l’invito del manifesto ad “abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato, superando le vecchie e inaridite appartenenze”.

O mamma! Lo dicono pure loro che la destra e la sinistra non esistono! Andiamo bene...Va tenuto a mente che questa e’ la gente di Galeazzo. Prima chiamano il loro MANIFESTO come quello di uno zar RUSSO, poi flirtano con il “mondo autoreferente” degli intellettuali... questi sono le seconde linee di Galeazzo, ricordiamocelo, si rischia di far confusione altrimenti.
L’obiettivo è creare una nuova piattaforma di discussione che coinvolga in modo trasversale sia il mondo culturale, sia quello politico.

Eh si’... e’ proprio questa la soluzione a tutti i nostri problemi.
Tra i primi cento firmatari non ci sono solo intellettuali di destra, come lo storico Franco Cardini, il politologo e direttore scientifico di Farefuturo Alessandro Campi e il coordinatore del Forum delle idee Peppe Nanni. Ma anche personalità di sinistra (ma non si diceva che destra e sinistra andavano superate?, ndr) , dal filosofo Giacomo Marramao all’antropologo Franco La Cecla. Hanno firmato il manifesto (Immancabili! In realta’ ai convegni ormai mandano un timbro ed una spugnetta, ndr) i parlamentari Fli Fabio Granata, Flavia Perina, Benedetto della Vedova e Giuseppe Valditara, ma anche i deputati Pd Paola Concia ed Ermete Realacci.
Un’adesione trasversale che apre a nuove alleanze politiche? Risponde Granata: “Il percorso proposto dal manifesto risulterà interessante se si andranno a rompere gli schemi che oggi esistono non solo a livello culturale, ma anche a livello politico”. Secondo il deputato di Fli, è oggi necessaria una nuova visione che superi “sia il liberismo individualista di Berlusconi, sia il comunitarismo chiuso e prevenuto della Lega”.

Qui gli intellettuali di sinistra, sentendosi esclusi dal computo delle cose che Granata vuole superare, alzano il ditino stizziti . Se ne occupa prontamente un altro di quelli che negli ultimi sedici anni si erano voltati un attimo dall’altra parte:
Per dare vita a una nuova piattaforma di dibattito “va innanzitutto ripristinata l’onestà del discorso pubblico – spiega Carmelo Palma, direttore di Libertiamo – perché i cittadini sono stati abbindolati da narrazioni persuasive. Ad esempio oggi viene diffuso lo slogan gli stranieri sono troppi”, ma il Sapere (termine curioso, ndr) sa che questo non è vero”. Secondo il filosofo Giuliano Compagno quello a cui i cittadini sono ormai sottoposti da tempo è addirittura un “lavaggio mediatico del cervello. Il modello proposto dalle tv di Berlusconi non ne è l’unica causa, ma ha però contribuito a omologare una parte di popolazione, che forse non è più recuperabile”.

Il riferimento a quello che su questo blog usiamo chiamare “pueblo” e’ evidente. Ciliegina finale sulla torta:
Critiche al nuovo manifesto sono arrivate dal Giornale, che ha definito la nuova proposta “sufficientemente vaga da accontentare tutti”. Una proposta portatrice di uno slogan “quasi elettorale, vista la consonanza col movimento del presidente della Camera”, scrive il quotidiano legato alla famiglia Berlusconi.

Sipario.

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