Dopo l’avvio della procedura di liquidazione al Manifesto si sono insediati i tre commissari straordinari nominati dal Ministero per le attività produttive (la troika, come scherzosamente li ha ribattezzati la redazione) per verificare le reali possibilità del quotidiano di ispirazione comunista di rimanere sul mercato e poter così continuare a uscire in edicola ogni giorno. Il regno transitorio dei commissari ha aperto una fase di gestione provvisoria che potrà durare fino a un massimo di sei mesi.
La situazione, non è un segreto, è praticamente disperata: il Manifesto non può più permettersi di andare in rosso, anzi dovrà tenere in qualche modo i conti così in ordine da non poter sgarrare nemmeno di un solo euro. Ogni risorsa, inoltre, andrà a parziale copertura dei debiti pregressi e degli stipendi arretrati del personale.
Per sopravvivere il quotidiano – tra abbonamenti, iniziative o sottoscrizioni straordinarie e vendite del giornale in edicola – dovrà essere capace di coprire tutte le spese di produzione e garantire un utile, anche solo simbolico, che gli permetta di evitare procedure fallimentari che ne decreterebbero la chiusura definitiva, almeno per come lo conosciamo oggi nella sua versione cartacea.
L’obiettivo dichiarato dalla redazione è quello di stabilizzarsi a quota 25mila copie, target sicuramente ambizioso ma non impossibile visti i numeri degli ultimi giorni – che parlano di circa 20mila copie acquistate dai lettori in tutta Italia. Poi c’è il web, con sconti fino al 50% sugli abbonamenti (quello mensile a 20 euro, circa 75 centesimi a copia) e del 33% sul singolo pdf (aquistabile online a a 1 euro anziché a 1,50 come in edicola).
Assente (non) giustificato il contributo statale all’editoria, il cui finanziamento del 2012 sarà forse esigibile nel 2013, se il fondo sarà rifinanziato da parte del governo. Troppo tardi, comunque, per risollevare le sorti del giornale, che stavolta dovrà farcela davvero solo con le proprie forze e con quelle dei lettori. Una situazione da Fatto Quotidiano, seppur loro malgrado. Al Manifesto, comunque, ne sono consapevoli, come dimostra l’appello lanciato oggi:
E’ mercato allo stato puro. Selvaggio e senza rete. Un euro in più di debiti e siamo fuori. L’edicola è la nostra prima e quasi unica fonte di difesa e di attacco. Comprateci. Se già lo fate regalateci o abbonatevi. Soprattutto diffondeteci. Diffondiamoci. [...] I nostri azionisti siete voi. E le azioni valgono 1,50 euro l’una. Possono essere scambiate liberamente. Perfino regalate. E’ importante che si diffondano il più possibile.