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Il Mare per Tutti. Questo non è un semplice slogan, ma è il nome dell’iniziativa ligure rivolta a persone con disabilità motorie, fisiche e sensoriali per far nascere in loro una passione, quella per la vela. L’idea, nata nel 2007, si è potuta realizzare grazie alla Lega Navale di Sanremo, in collaborazione con il Circolo Nautico di Arma di Taggia e la locale Capitaneria di Porto, guidata dal comandante Licata Giovanni. Gianlorenzo Bernini ci spiega come è venuta alla luce l’iniziativa e che cosa voglia dire per i diversamente abili approcciarsi alla vela e al mare.
Come è nato “Il mare per tutti”?
Il nostro è stato un percorso iniziato nel 2007, su idea di Claudio Stella. Siamo andati sul Lago di Garda, dove esiste una scuola che insegna ai ciechi ad andare in barca a vela. Abbiamo deciso di trasferire questa idea qui in Liguria, interessandoci dapprima ai ciechi e in seguito a coloro che hanno problemi relazionali e ai paraplegici. Le prime manifestazioni a cui abbiamo partecipato sono state la Gallinara e la Veleggiata d’Autunno. La Gallinara, che si è sempre svolta a fine giugno, prevede un percorso troppo lungo perché possa essere sostenuto da ragazzi con difficoltà sensoriali, di conseguenza è stata pensata una competizione dedicata proprio a loro, “Virare ad occhi chiusi”, con un percorso limitato fino ad Imperia.
Sul Lago di Garda i non vedenti sono preparati per sostenere competizioni in perfetta autonomia, qui invece per ora abbiamo deciso di farli gareggiare con equipaggi misti. I non vedenti svolgono compiti importanti, come fare le andature e governare il timone. La scelta dell’equipaggio misto è dovuta al fatto che per far gareggiare i ciechi da soli sono necessarie strutture complicate come boe sonore e barche di uguale grandezza, dotate di segnali sonori.
Dopo questa esperienza ci siamo dedicati alle altre disabilità, grazie anche all’incontro con la Polisportiva IntegrAbili di Sanremo: istruttori federali tengono lezioni di vela a giovani diversamente abili su un modello di barca particolare, nata in Australia, l’ACES303. La deriva è stata studiata apposta per chi ha problemi motori, in particolar modo alle gambe e al bacino, in modo tale che il ragazzo in modo autonomo riesce a governare la barca. Inoltre, l’anno scorso in primavera, abbiamo tenuto un corso di quattro weekend a Santa Margherita Ligure sulla disabilità motoria e la vela utilizzando barche paraolimpiche e approfondendo le caratteristiche della classe olimpica 2.4, barche sulle quali possono partecipare a pari livello persone normalmente e diversamente abili.
Grazie anche alla Capitaneria di Porto e del Circolo abbiamo partecipato alle giornate dedicate alle disabilità, in particolare modo a quelle relazionali. A questo proposito abbiamo ottenuto da parte della dottoressa Imperato, specialista in psichiatria, la sua collaborazione in occasione delle uscite con questi ragazzi.
Quali sono i sentimenti che accompagnano questi ragazzi nelle loro uscite in barca?
Per prima cosa devono superare il primo impatto. In particolar modo i più paurosi sono i ragazzi che vedono, perché i non vedenti sono più fiduciosi. Le difficoltà maggiori le riscontrano i ragazzi in carrozzina perché è complicato entrare in barca, di conseguenza bisogna compiere diversi gesti in vari step.
Quali sono i problemi che avete riscontrato nel realizzare questo progetto?
Il problema principale è la mancanza di un ormeggio. Per far sì che i ragazzi possano gareggiare sono necessarie barche grosse, tutte uguali tra loro. Queste barche ovviamente sono di un peso e una lunghezza tale che è impossibile tirarle in secco ogni volta, di conseguenza è necessario ormeggiarle. Finora ci siamo serviti del buon cuore dei privati ma sono necessari almeno due posti barca. Abbiamo pertanto fatto richiesta al Comune di Taggia per poterci attraccare nel fiume Argentina ma questo si è rivelato un progetto irrealizzabile, poiché il fondo del fiume non viene pulito e la profondità non è sufficiente per attraccare una barca di oltre sei metri. Si spera di ottenere a breve il posto barca richiesto al comune di Sanremo nel porto Vecchio.
Articolo di Alessandra Coppo