Il mascherone e il suo doppio

Creato il 24 marzo 2013 da Albertocapece

Ricordate i cortei di un tempo quando si vedevano sfilare manifestanti con la maschera di Reagan o di Bush? Altri tempi, altri mondi, da noi è la maschera stessa che diviene leader e si presenta in piazza come l’unto e il suo doppio insieme, visto che l’arroganza è quella di sempre, la simpatia quella dello sborrone di periferia, gli argomenti e le parole sempre le stesse, ma il volto è ormai plastica dipinta che ripete se stessa al punto che lo stesso Silvio ne è annoiato ed esaltato. Visibilmente annoiato e stanco ieri in Piazza del Popolo per dover smerciare la solita minestra dell’amore, dell’invidia, dei comunisti salvo pretendere di governare con loro, ma anche esaltato dal fatto di riuscire ad essere applaudito dicendo sempre le stesse menate da vent’anni.

Certo il pubblico non era quello che poteva sottrarsi: tra pensionati in gita a Roma dalla Brianza, rumeni ingaggiati a prezzo di favore, parlamentari con scorta, dipendenti comunali comandati dall’amministrazione alemannica (qui)e comparse di cinecittà o del Teatro dell’opera il plauso era da contratto, anche se non sempre la regia è stata perfetta e specie nel corpo del discorso – ricatto di Berlusconi il battito di mani non è scattato o è stato flebile, perché il pubblico non aveva capito che l’ameno duce faceva la pausa per ricevere il consenso. E di fatto il solo momento di verità è stato quando si sono alzati i cartelli con la scritta: “siamo impresentabili”.

Però cari amici questa specie di fossile vivente tenuto in vita per lustri da un centrosinistra che aveva bisogno di un nemico per essere riconoscibile, obiettivo impossibile da raggiungere per mezzo di una idea diversa di società e di futuro – sì la maschera e il suo doppio – sarà ancora al governo di questo Paese: lo vuole Napolitano che si appresta a succedere a se stesso e che non ha altro pensiero se non regalare all’Europa la certezza della dell’ubbidienza italiana, lo vuole la classe dirigente tanto fallimentare che ormai non si sente più di poter sopravvivere senza l’opacità garantita dal berlusconismo, lo vogliono quei milioni di italiani che a tutti i costi chiedono stabilità, non essendosi accorti che hanno trascorso gli ultimi 15 anni nell’immobilismo e nel declino, lo vogliono i parlamentari che di certo non hanno intenzione di tornare subito alle urne e naturalmente lo vuole il Berlusconi e il Monti di scorta, quel tal Renzi che è stato catapultato alla ribalta – con la benevolenza del sistema bancario e finanziario -per evitare che i terribili bolscevichi del Pd potessero avere campo libero. La sua mancanza di idee è la migliore garanzia per il futuro.

Ieri di fronte al tribuno mascherato qualunque persona di buonsenso avrebbe pensato che la stabilità garantita da questo personaggio e dai figuri della sua corte, è qualcosa di molto simile alla morte e le sue parole suonano come le assicurazioni di guarigione fornite al malato terminale. La situazione è quella descritta in una celebre poesia di Kavafis: i barbari che stavano arrivando potevano rimettere in circolo un po’ di sangue nuovo. Ma poi non sono più venuti. E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi? Era una soluzione, quella gente. Ci toccherà questa agonia dentro la vera  barbarie delle menzogne e della coazione a ripetere.


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