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Il 26 settembre, 43 studenti di Ayotzinapa, una scuola del sud-ovest messicano che prepara i futuri insegnanti, sono scomparsi. Dopo aver preso parte a una manifestazione di protesta a Iguala, la polizia municipale ha aperto il fuoco contro i bus su cui viaggiavano. Pochi giorni dopo pare sia stata scoperta una fossa comune a poca distanza dalla città, ma non ci sono conferme.
Da quel giorno migliaia di messicani stanno protestando contro il governo e vogliono conoscere la verità su ciò che è accaduto. Il Messico è un Paese poverissimo, dove la gente ha paura ad uscire di casa a causa della criminalità dilagante e il governo ne approfitta per seminare terrore e repressione. Secondo una ricerca di Amnesty International del 2013, su 152 sparizioni di cittadini messicani, ben 85 coinvolgevano funzionari pubblici. Nella maggior parte dei casi, inoltre, la polizia fa poco o nulla per indagare. Sempre secondo Amnesty, molte persone venivano fermate per una falsa infrazione stradale e consegnate ad altre forze dell’ordine o ad organizzazioni criminali. Ci sono diversi desaparecidos fra coloro che sono stati coinvolti in attività criminali, ma non sono la totalità dei casi: scomparire in Messico può accadere a chiunque.
Secondo alcuni testimoni, 17 dei 43 studenti scomparsi, sarebbero stati uccisi nel cortile della procura di Iguala. Secondo le autorità, un gruppo criminale, noto come Guerreros Unidos, si sarebbe infiltrato nel corpo di polizia locale: non è un fatto inverosimile, come riporta anche Juan Diego Quesada, giornalista per El Pais.
L’attuale presidente del Messico è Enrique Pena Nieto, membro del Partito Rivoluzionario Istituzionale, già preso di mira prima delle elezioni dal movimento Yo Soy 132, gruppo di giovani studenti contrari all’atteggiamento dispotico e autoritario di Nieto. Il movimento chiedeva elezioni trasparenti, libertà di espressione e uguali opportunità di studio e lavoro per tutti. Nel 2006, mentre era ancora governatore dello Stato del Messico, nella città di Atenco una protesta da parte dei cittadini fu brutalmente repressa dalla polizia. Secondo la Commissione Messicana per i Diritti Umani, 26 donne sono state stuprate dalle forze dell’ordine, 145 persone sono state arrestate senza motivo e 206 persone (inclusi 10 minori) sono state vittima di crudeltà e trattamenti degradanti e inumani.
Questo è il 2014 del Paese in cui nacque il sogno zapatista del socialismo libertario: un Paese in cui per decine di anni non è esistita alcuna traccia di democrazia, con un governo monopartitico, autoritario e corrotto. Un Paese in cui le istituzioni massacrano alla cieca cittadini e stranieri mentre fanno affari coi narcotrafficanti e i capitalisti nordamericani ed europei. Un Paese in cui oggi si spara al proprio futuro e lo si getta in una fossa comune.
"Ora posso morire. Questo era ciò che desideravo: che si sappia per che cosa lottiamo, che si conosca la causa che vogliamo difendere, che vengano a vederci, ci studino e poi raccontino la verità: siamo uomini d’onore e non banditi."
Le persone che coraggiosamente manifestano in Messico sono le degnissime eredi di Emiliano Zapata. A loro va tutta la nostra solidarietà di giovani di sinistra. E ci teniamo a dire che siamo schifati dal silenzio, per non dire condiscendenza, della comunità internazionale (giusto per la cronaca, Nieto è stato in visita in Vaticano pochi mesi fa) sul massacro del popolo messicano. Fino a che punto il potere del denaro rende accettabile la dittatura?
Fonte: Qualcosa di Sinistra
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