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Il mastino dei Baskerville è il romanzo più famoso fra quelli che vedono Sherlock Holmes e il dottor Watson come protagonisti. Un romanzo che, secondo le intenzioni dell'autore, non avrebbe mai dovuto vedere la luce. Perché nell'avventura precedente Sherlock Holmes era precipitato, insieme al suo acerrimo nemico Moriarty, in un crepaccio, inghiottito dalle tenebre. Un finale che non lasciava via di scampo, e che non riuscì gradito ai lettori, ormai stregati dalla ferrea logica e dall'infallibile fiuto del detective. E così, costretto dalle insistenze del pubblico e dell'editore, Conan Doyle fece "resuscitare" il suo celebre personaggio, abbandonando il genere del romanzo storico cui avrebbe preferito dedicarsi.
La Recensione
Quando il dottor Mortimer si reca nello studio di Sherlock Holmes e Watson raccontando l'incredibile storia di una maledizione che grava sulla casa dei Baskerville legata a uno spaventoso mastino, il celebre investigatore, stimolato e incuriosito, si mostra subito pronto per risolvere un nuovo caso.
Sir Henry Baskerville, ultimo erede della famiglia in seguito alla recente morte dello zio in condizioni assai misteriose, ha ricevuto una lettera minatoria che lo avverte di tenersi lontano dal maniero di famiglia nel Devonshire, per non dover subire la stessa sorte del parente. Il signorotto, per nulla superstizioso, è pronto a partire per la brughiera insieme a Watson per cercare di far luce sul mistero.
È proprio Watson il narratore di questa storia: tramite i suoi diari giornalieri indirizzati all'investigatore, veniamo a conoscenza degli eventi del Devonshire. È questo un espediente narrativo molto efficace, che permette al lettore, “aggiornato in tempo reale” e dunque posto sullo stesso piano di Watson, di immedesimarsi nella vicenda e farsi anch'egli investigatore.
Holmes sembra apparentemente un personaggio secondario, presente solo all'inizio e alla fine, ma anche questa volta, pur se in modo totalmente inaspettato, si dimostrerà la figura chiave del racconto. L'aspetto più affascinante della vicenda è costituito dallo scenario, che, evocando un'atmosfera “alla Poe” contribuisce a rendere il senso di mistero e di suspance: la notte buia nella brughiera, la nebbia che avvolge la campagna, gli urli di terrore che provengono da lontano, la palude con le sabbie mobili, le rocce delle montagne da cui si intravedono ombre di uomini, i paesani convinti di aver visto un mostruoso cane assassino.
I personaggi sono ben delineati anche se non troppo approfonditi psicologicamente: Watson e Sir Henry ma anche quelli secondari come i coniugi Barrymore, gli Stapleton, il dottor Mortimer. Sherlock è sempre lo stesso: riflessivo, cinico e pacato, con il completo di tweed e una pipa in bocca, pronto a stupire Watson quando meno se lo aspetta. La scrittura è ricca di dettagli ma molto scorrevole: inserendo nuovi indizi e nuove scoperte in ogni capitolo, spinge il lettore a proseguire fino alla fine.
L'unico punto debole del romanzo sta nella risoluzione della vicenda: pur se costruita e descritta in modo eccellente, non vede, a mio avviso, quella genialità che contraddistingue ad esempio i gialli di Agatha Christie, nei quali il finale fa crollare tutte le convinzioni che il lettore aveva potuto crearsi e ribaltando totalmente la realtà quale appariva.
Un classico del genere giallo, una delle più celebri avventure del mitico investigatore londinese Sherlock Holmes, da leggere se non l'avete ancora fatto.
Giudizio:+4stelle+
Articolo di Valeria Pinna
Dettagli del libro
- Titolo: Il mastino dei Baskerville
- Titolo originale: The Hound of the Baskervilles
- Autore: Arthur Conan Doyle
- Traduttore: Oreste Del Buono
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 2010
- Collana: Oscar classici moderni
- ISBN-13: 9788804543190
- Pagine: 187
- Formato - Prezzo: Brossura, 9,00 Euro