IL MEDICO ITALIANO CONTAGIATO DALL’EBOLA
Fabrizio, il medico siciliano colpito da Ebola, il primo italiano a esser contagiato dal virus, ricoverato allo Spallanzani di Roma, è uno di noi.
Ospedale, casa dove lo aspettano moglie e figlie, una vita come tante.
Ma è anche uno che non volta mai la testa dall’altra parte, quando incontra la sofferenza.
Aveva iniziato a fare i conti con quella provocata dall’Aids, poi è arrivata Ebola con le sue tragedie.
Fabrizio ha avvertito le devastazioni di quel dolore, se lo è sentito dentro come uomo e come medico, e ha deciso di chiedere un permesso al suo ospedale, per andare a lavorare con Emergency a Lakka, Sierra Leone.
Non era mai andato in Africa ed è partito consapevole dei rischi che poteva correre. Sapeva molto bene che cosa significa Ebola, forse avrà avuto anche paura, ma è stato più forte e decisivo il desiderio di dedicarsi all’altro in difficoltà.
Gino Strada ha detto di lui: “E’ un uomo tosto, un medico rigoroso e preparato. Sono tanti i sopravvissuti che ha curato e in questi giorni sono venuti a donare il sangue per lui”. Ha espresso il timore che ora la paura scoraggi i medici a raggiungerlo: “Sarebbe una tragedia per le migliaia di malati in un Paese con poche decine di medici locali. L’unico modo serio per evitare il contagio in Europa è mandare aiuti in Africa in modo da chiudere l’epidemia. Subito”.
Il mondo è diviso in due. Quelli che fanno parte del problema e quelli che fanno parte della soluzione. Non si decide da che parte stare con il ragionamento. Lo sentiamo dentro di noi qual è la cosa giusta da fare. Fabrizio lo ha sentito ed è partito.
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Per Time «Persona dell’anno» per il 2014 sono sicuramente i sanitari che si stanno battendo contro la diffusione dell’epidemia di Ebola a costo della loro stessa vita.
LA TERRIBILE SCOPERTA IN SIERRA LEONE - Pessime notizie invece dalla Sierra Leone, il paese nel quale il medico è stato contagiato proprio perché era andato a combattere l’epidemia al seguito di Emergency. Ieri fonti mediche hanno riferito il ritrovamento di «pile di cadaveri» in un remoto distretto minerario, una notizia che spinge a ritenere che il conto ufficiale degli infettati, arrivato ormai alla soglia degli 8.000, dovrà essere rivisto al rialzo, così come quello delle vittime.
UN DISTRETTO IN QUARANTENA - Problema nel problema è che i cadaveri, altamente infettivi, dovrebbero essere trattati con estrema cautela e i 25 ritrovati impilati nell’improvvisato obitorio rappresentano una minaccia e la conferma che lì l’epidemia non può ancora essere arginata, visto che i sanitari sono sopraffatti dal numero dei contagiati e dotati di pochissime risorse, tanto che anche il censimento dei casi è in deficit evidente, segnando a oggi appena 119 casi dall’inizio dell’epidemia. La autorità hanno così deciso di mettere in «lockdown» l’intero distretto di Kono dal 10 al 23 dicembre, periodo durante il quale non sarà possibile entrare o uscire nell’area sottoposta al provvedimento, pur potendo muoversi liberamente al suo interno. (Giornalettismo.com)