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IL MENTAL COACHING: Istruzioni per l’uso per giovani curiosi

Da Certifiedmentalcoachitalia

Metaforicamente parlando, è come se il nostro potenziale inespresso fosse un tesoro sepolto in un’isola sperduta; non sappiamo dove sia né se mai lo troveremo. Il mental coach ci offrirà quegli strumenti, la famosa mappa, per riuscire a trovarlo e trarne tutti i benefici e i vantaggi possibili.

Se dico Mental Coaching, cosa viene in mente? Allenamento mentale? Supporto a persone con problemi mentali? Solitamente è questa la conclusione che molte persone traggono da queste due semplici parole e il più classico degli errori è l’identificazione del mental coach ad una sorta di psicologo, una nuova figura di tendenza di cui avvalersi perché molto alla moda. Nulla di più sbagliato.

Il mental coach è un professionista il cui obiettivo non è quello di analizzare il lato più oscuro di una persona, scavare nel subconscio alla ricerca di qualche trauma pregresso o del perché di un dato comportamento; l’attività che svolge, infatti, è ben più semplice. “Hai un problema? Un problema reale, dannatamente concreto? Benissimo. Io ti aiuterò a capire come fare a risolverlo, ti darò quegli strumenti necessari per comprendere che in realtà quella data cosa puoi farla benissimo, è solo un blocco della tua mente e il mio compito sarà proprio quello di sbloccarla”. Altra caratteristica che lo differenza da uno psicologo, è che si rivolge a persone con obiettivi “normali”, che nulla hanno a che vedere con patologie cliniche e non instaura un legame di dipendenza, anzi mira a far riconoscere la situazione in cui il soggetto si trova, in modo che quest’ultimo possa agire poi da solo. È un’attività attiva, non passiva, non esiste il classico lettino su cui adagiarsi e aspettare che il medico ci riveli il nostro problema.

mental coaching (scalare il successo)

Chiarito e spiegato chi sia e cosa faccia il mental coach, ora potrebbe risultare più semplice attribuire una definizione alla parola di apertura. Il mental coaching è, dunque, una strategia di formazione su misura, cucita in base alle esigenze dell’individuo, con lo scopo di operare su di lui un cambiamento, una trasformazione che possa concretizzare le sue potenzialità e di conseguenza migliorare le sue prestazioni, per raggiungere obiettivi di tipo personale, manageriale o sportivo. Il coaching deve essere una pratica continua, graduale e sistematica, oltre che multimodale, e mirare ad aumentare il divertimento, l’autogratificazione e l’autoregolazione, visto che poi l’individuo dovrà contare solo sulle sue forze, e chissà forse intraprendere a sua volta quest’attività per aiutare altre persone. Il fine ultimo è responsabilizzare il soggetto, renderlo padrone delle sue azioni, infondergli quella fiducia necessaria per agire senza dubitare di se stesso. Chi si avvicina a questo tipo di attività quindi, essenzialmente ambisce all’eccellenza, vuole rendere più performanti possibili le sue performance. Per questo motivo il punto su cui un mental coach deve focalizzarsi, è lo sviluppo di una mentalità vincente, che aiuti l’individuo ad acquisire quella sicurezza e quella consapevolezza indispensabili per raggiungere l’obiettivo a cui essi aspirano: ha come unico fine il successo e la realizzazione personale.

Il presupposto di partenza è che non esistono persone totalmente incapaci, al contrario ogni persona ha delle risorse insite dentro di sé, delle potenzialità latenti. I problemi che successivamente si posso manifestare, sono essenzialmente due: o l’individuo non sa di possedere determinate risorse e quindi non le usa oppure è conscio di averle ma non le sa valorizzare, dunque le utilizza poco e male. L’obiettivo del mental coach è proprio quello di scoprirle ed insegnare all’individuo come sfruttarle.

Chiedere il suo aiuto non deve essere inteso come una limitazione o creare senso di vergogna, sebbene solitamente venga richiesto in un momento di crisi, ma deve essere considerato come la volontà di esplorare pienamente se stessi e tirare fuori tutto quello che da soli non saremmo in grado di fare. Metaforicamente parlando, è come se il nostro potenziale inespresso fosse un tesoro sepolto in un’isola sperduta; non sappiamo dove sia né se mai lo troveremo. Il mental coach ci offrirà quegli strumenti, la famosa mappa, per riuscire a trovarlo e trarne tutti i benefici e i vantaggi possibili.

Mental coaching (scoprire il tuo potenziale)

Il concetto di base è che fra i due soggetti debba esserci fiducia, per questo il dialogo deve essere il più sincero possibile. Una dote che poi non dovrebbe mancare al trainee, è una fervida immaginazione, di cui il coach si avvale per liberare la mente da credenze, pregiudizi e paure. Ecco perché la prima fase è quella di sblocco. La seconda, invece, è di costruzione, in cui si testa la tenuta emotiva del soggetto nonché la sua personalità. Qui giocherà un ruolo importante il pensare positivo, la crescita dell’autostima e lo studio minuzioso di ogni piccolo particolare utile alla causa.

Il mental coach aprirà la mente della persona facendole vedere le cose da una prospettiva diversa, le proporrà una possibilità che non aveva mai considerato, al quale magari non sarebbe mai arrivata.

L’obiettivo è da ritenersi raggiunti se:

  • si saprà quello che si vuole;
  • si avrà il giusto atteggiamento mentale;
  • si sarà in grado di usare le risorse.

Nel momento in cui si arriverà a tale traguardo, il soggetto sarà responsabile e consapevole.

Se quanto stai leggendo ti sta incuriosendo e stai accarezzando l’idea di provare a frequentare un percorso del genere, è bene sapere che uno dei fattori che incide maggiormente nella selezione è la motivazione. Un mental coach non sceglierà mai un individuo in cui non intraveda una vera voglia di cambiamento e di determinazione. Sarà fondamentale capire dal soggetto quanto egli ci tenga a raggiungere quell’obiettivo e soprattutto sapere il perché, in modo da creare una gerarchia di priorità.

Arrivati a questo punto la domanda che alcuni di voi giustamente si staranno ponendo è: ma in che cosa consiste essenzialmente questo coaching? Che cosa si fa nello specifico per scovare il talento insito in noi o per dominare una situazione che ci arreca un danno, alla quale noi non siamo in grado di opporci? Diciamo che le attività che si possono intraprendere sono tante e che tra quelle che dovrebbero essere svolte non dovrebbero mancarne essenzialmente tre:

  1. quella del GOAL SETTING, in cui viene posto nero su bianco l’obiettivo a cui si vuol mirare, magari creando una mappa molto dettagliata di tutto ciò che deve essere fatto dall’inizio di quella esperienza fino ad arrivare al suo epilogo, una sorta di percorso prestabilito, che rende sia il problema che la soluzione molto più concreti e palpabili. I risultati, trattandosi di obiettivi più piccoli e vicini, saranno sicuramente più testabili e meno dispersivi rispetto ad unico grande obiettivo. Tale stesura può inoltre evitare alcuni errori tipici, come porsi degli obiettivi troppo ambiziosi o poco stimolanti;
  2. un’altra tecnica che il mental coach può utilizzare è quella dell’IMAGERY ovvero  far visualizzare al soggetto ciò che potrebbe accadere durante una performance, facendogliela vivere con tutti i sensi, in modo da regolare l’eccitazione, in particolare l’ansia prima e durante la gara, renderlo più fiducioso nelle proprie capacità e aumentare il livello di impegno e di concentrazione;
  3. per agire sulla concentrazione e incrementare la fiducia in se può essere utile anche il SELF-TALK, un meccanismo mentale che porta l’individuo a parlare con sé stesso, ecco perché viene definito dialogo interno, e che può influenzare positivamente o negativamente una prestazione. (le classiche voci “Posso farcela!…Resisti ancora qualche minuto!…Capita a tutti di fare un errore”.. Vs. “Farò una brutta figura anche stavolta!…È inutile tentare!. Lo sapevo che andava a finire così!”)

Mental coaching (chiave di accesso per il successo)

Se quanto letto fino ad adesso continua a farvi credere sia una perdita di tempo o sia solo una moda del momento, non mi rimane altro che sfoderare la mia ultima carta e sperare vi possa far cambiare opinione. Atleti del calibro di Federica Pellegrini, infatti, si sono avvalsi di questa figura, nel specifico dopo le crisi di panico avvenute a bordo vasca, e come potete constatare i risultati si sono visti e sono sulla bocca di tutti: un oro olimpico e 4 titoli mondiali con il record del mondo. “Grazie a questa metodologia ho potuto esprimere tutto il mio talento ottenendo al 100% quello che volevo” queste le parole della campionessa, che ha saputo mettere subito a tacere quanti l’avevano già data per finita o considerata una giovane promessa con un inizio di carriera stellare, persa l’istante successivo, incapace di sostenere il peso della vittoria.

Per concludere, il mental coaching non è la soluzione a tutti i problemi ma può essere un valido strumento per chiarire alcune cose dentro di sé e valutare come meglio muoversi, dopo aver conquistato quella consapevolezza e fiducia indispensabili per agire per il proprio benessere mentale.


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