“Il mercante di fiabe” di Autori Vari, edito da Onirica Edizioni, nella collana “Le Fantasie” è una luminosa avventura da regalare alla curiosità dei bambini.
“Nel mondo che vogliamo non esistono stranieri ma solo persone che non si sono ancora incontrate”.
In “Ariabella”, Laura Barozzi ci accompagna attraverso la magia di Monophilus, capace di separare le vite di due popoli. Lo scontro con il tepore di Ariabella e…
“Uomini e donne uscirono dai ripari e affrontarono il viaggio come un solo popolo fino al luogo in cui la profezia si era avverata”.
Una nonna che educa il suo nipotino: “Senza le orecchie, ti risparmierai di sentire un mucchio di sciocchezze”.
Maria Silvia Avanzato ne “Le spersocose di nonna Senzasole”, racconta come dare una mano a chi è caduto, è l’unica arma che il bene possiede contro la materialità.
La scelta di Ruperto di combattere contro la strega del sorriso, per riportare la felicità agli uomini, e l’amarezza nello scoprire che “I sorrisi erano si tornati dagli uomini, ma essi non vollero riprenderli, non riconoscendoli come propri. Iniziarono anzi a combattersi stupidamente per conquistare quello che sembrava il sorriso più bello, ma appena ne venivano in possesso desideravano quello di un altro, e così sino ai giorni nostri”. E’ l’insegnamento che lascia Mario Malgieri in “La strega dei sorrisi”.
Tonina Perrone nella sua “Le lacrime di Luce”, chiede: “Perché Luna gli uomini sono cattivi?”. L’odio e l’infelicità che Luce incontra sulla terra trasformano le sue lacrime in stelle e “[..] ricordano agli uomini che l’amore vero è sceso sulla Terra, ma la loro malvagità l’ha fatto morire e volare di nuovo verso l’immensità”.
L’ippocastano, la betulla, il salice piangente e il pino scrutano la spaesata quercia ne “La quercia di Zeusi” di Alessandra Paoli. Il desiderio innaturale della quercia: “[..] decise che non sarebbe mai più diventata un albero dai rami secchi e nudi”; e la saggezza del pino che la accompagna nella sua crescita: “Il Pino, invece gioiva e osservava compiaciuto quella piccola pianta che finalmente era diventata grande”.
Daniela Zaccuri per mezzo delle parole della sua fiaba “Il muro”, salta insieme allo gnomo del muro, dall’eleganza alla ricchezza, dal grigiore alla tristezza, passando attraverso sorrisi e lacrime. “Dovevo uscire dal muro e regalare gioia alle persone e non solo a me stesso: solo così avrei potuto continuare a essere felice come in quel momento”.
L’azzurrocielo, il blumarea, il celestefioridicampo pronti a sostituire il grigioscuro, il nerocarbone, il grigiochiarissimo nei giorni di Piertedioso. Claudia Petrazzi in “Tuttanoia da lassù”, disegna la libertà “Si rotolò per tutta la notte sull’erba, incontrò animali notturni e conversò con le stelle finchè anche l’ultima non scomparve all’alba”.
Vincenza Giubilei, ne “Le fate” porta per mano i bambini “[..] dove non arriveranno la sciagura e la distruzione”. Una visione rassicurante del futuro che ci accarezza.
E’ quello che gli adulti rincorrono esausti per tutta la vita, contro sortilegi e supplizi: l’amore. La storia di Makawee, libera nel vento nelle verdi distese indiane, e Jamie, nobile ragazzo di città, diretta dalla voce di Lea De Cristofaro nella sua “Fiaba indiana”. La ricerca affannosa di quell’immagine che colora i tramonti ed ecco che l’impossibile si muta in realtà “[..] perché l’amava, anche se lui era tornato un uomo e lei era rimasta un’aquila”.
“Si tenevano per mano, increduli e contenti, accanto alla loro guida che teneva fischiettando i comandi della sua macchina come un marinaio al timone”. Maria Gisella Catuogno tratteggia la nuova quotidianità di due bimbi costretti ad abbandonare il loro paese con la forma magica di grappolo d’uva in “Il meraviglioso viaggio di Ana e Aristo”.
“La valle delle meraviglie” è lo schizzo della vita. Ornella Gorziglia segue il topolino Misteries tra foglie lucenti, macchie di colore, profumi intensi e.. ombre minacciose che oscurano il sole. “Ah! Se fossi rimasto dentro la mia scatolina, tutto questo non mi sarebbe capitato”. E la scelta finale di camminare e di seguire il corso del ruscello.
Daniela Cattani Rusich in “Il fiore del mio giardino” racconta le vicende di Trullo e della sua più cara ragione di vita: Unico. Dopo impegno, dedizione e insuccessi “[..] Finalmente avevo un fiore tutto mio!”. La disperazione per l’allontanamento di Unico e l’insperato regalo “[..] Il mio giardino era fiorito [..]”.
“Il bimbo guardò la gonna nera un’altra volta, poi si fece il segno della croce ed entrò”. L’incontro tra l’arte di Marc Chagall e la scrittura, conduce le corse, in una grotta, di Fabio e Microbo. Dalla ricerca di chimere alle rose rosse offerte alla donna-pesce: Luigi Maffezzoli presenta così la sua “La gonna nera”.
“Il suicidio della ragazza dai bei capelli castani” di Andrea Cabassi, narra le giornate nel Paese degli Scarabocchi di chi “continuava ad esser bocciata a causa del suo ordine e della sua calligrafia: perfetti”. L’accidentale viaggio sul Palloncino Color Castano e “Capì allora che non doveva più sentirsi triste perché, nonostante lei fosse diversa dagli altri, non significava che fosse peggiore e certamente in qualche luogo c’era un posto anche per lei”.
“Ma che sciocchezza! Le fiabe sono vere! Sono solo delle fandonie che raccontano a noi bambini per farci stare buoni, ma..”. L’ombra-coscienza Sberlo suggerisce ad Alessio che “il mondo della fantasia è più reale del mondo reale”, in “Sberlo” di Silvia Zanetto.
Una bambina lasciata spesso sola dai genitori, incontra un’anziana signora russa e una bizzarra marionetta che le insegna tutte le lingue del mondo. “Perché è dalle persone diverse da noi che possiamo imparare tante cose che non conosciamo!”. E in “Sofia e le parole lontane” di Federica Iezzi, tutti sono pronti a donare: “[..] i colori della propria terra, i sapori del proprio cibo, gli odori dei propri fiori, la freschezza delle proprie acque”.
“La curiosa combriccola inizia un viaggio senza ritorno verso mete sconosciute, nessuno degli otto pesciolini ha paura dell’ignoto che li attende”. L’insidiosa marcia verso il Lago di Como degli Ottovolanti, descritta da Osvaldo Becherini nel suo “Un lungo viaggio”.
Federica Iezzi