Nel 2010, il mercato dei fumatori ha fruttato, alle grandi multinazionali del tabacco, un guadagno di oltre 300 miliardi di dollari.
Nonostante le campagne antifumo e il divieto sempre più allargato di pubblicizzare le sigarette, il mercato del tabacco è in crescita: un aumento del 13% dei fumatori negli ultimi 10 anni, e una previsione ancor meno incoraggiante per gli anni a venire.
Un vizio che si tramuta in denaro, non certo per il fumatore, quanto per chi gli ruota intorno. Una novità, in questo senso, è arrivata negli ultimi anni dalla sigaretta elettronica, presentata come alternativa meno dannosa ma osteggiata quasi subito da più parti.
A difesa della sigaretta elettronica si è schierato Daniel Sarewitz, professore di Scienze all’Arizona State University. Sarewitz ha voluto evidenziare la differenza fra dei rischi potenziali – quelli della sigaretta elettronica – e i rischi oramai noti e tragici delle sigarette tradizionali. La differenza sostanziale fra la cosiddetta e-cig e le altre sigarette risiede nell’assenza di combustione, fondamento degli effetti cancerogeni del tabagismo. Vi sono, naturalmente, fattori discutibili anche nelle sigarette elettroniche: in primis, la presenza di nicotina, ovvero la sostanza che crea maggior dipendenza, rende questo strumento più simile a un surrogato e/o un sostituto, e non a un’alternativa salutare. La nicotina, inoltre, contribuisce all’innalzamento della pressione sanguigna e all’aumento del battito cardiaco.
La posizione di Sarewitz, ad ogni modo, così come quella, in Italia, di Umberto Veronesi, ha un suo fondamento: i danni della sigaretta tradizionale sono ben conosciuti e rappresentano una piaga per la mortalità; il fumo è infatti la prima causa di tumori come quelli alla bocca e ai polmoni, e porta con sé altri effetti collaterali per la salute.
Le multinazionali del tabacco non si sono mai fatte scrupoli nel proteggere il loro mercato, perciò non sorprende l’atteggiamento nei confronti di qualunque strumento possa interferire con le loro entrate. Si tratta di colossi abituati a lottare con cifre economiche stellari; fra multe di miliardi di dollari alle quali sono state condannate negli ultimi anni e campagne pubblicitarie indirette - celebre quella all’alba di Hollywood, quando le star cinematografiche venivano pagate per fondare il mito del fumatore sul grande schermo – queste fortezze di denaro riescono a far crescere, ancora oggi, il loro mercato d’azione.
Il fumatore rappresenta il fulcro di questo mercato, e non solo per le multinazionali del tabacco; come individuo dipendente, il fumatore è al centro di un mercato che fa gola a molti: dai farmaci alle sigarette elettroniche, passando per libri pseudo-scientifici salvavita, si cerca in ogni modo di far fruttare denaro dalle sue debolezze.
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