Gli indici di Borsa di Francoforte e Parigi stanno guadagnando oltre due punti percentuali, mentre il nostro Ftse Mib arranca, che è successo?
La cosa più ovvia e banale e cioè che “il mercato” ha capito che il Quantitative easing, annunciato ieri in pompa magna da Mario Draghi, è stato “dettato” dalla Bundesbank e si rivelerà una fregatura per noi.
Mi direte, ma come? Se è stato fatto anche per un importo ed una durata superiori al previsto, e la suddivisione dell’acquisto dei titoli sarà eseguita con la massima trasparenza rispettando con precisione una scala proporzionale, dove sta la fregatura?
Allora, tanto bisognerebbe fare un discorso sulle modalità dell’annuncio, personalmente non amo essere preso per i fondelli, ed allora le cose preparate a tavolino da tempo che vengono presentate come “spontanee” le lascio a chi guarda Maria De Filippi.
La pantomima del Wall Street Journal non mi è piaciuta affatto, ed il fatto che quel “metodo” sia ormai diventato consuetudine per la Fed, anziché una scusante diventa una aggravante, gli americani si possono far prendere per i fondelli, noi abbiamo un’altra cultura.
E quindi far uscire sul Wall Street Journal ventiquattrore prima dell’annuncio ufficiale delle “anticipazione” da un giornale sempre ben informato per vedere “l’effetto che fa” lo trovo disdicevole, naturalmente poi se Draghi avesse annunciato esattamente quanto anticipato dal WSJ ci sarebbero stati due problemi non di poco conto.
Il primo è che se avesse detto 50 miliardi per 12 mesi, qualcuno poteva magari indagare sulla “fuga di notizie” (esiste ancora il reato di insider trading?), ed il secondo motivo è che il mercato, non rimanendo “sorpreso”, avrebbe avuto un reazione molto tiepida (per non dire fredda).
Ma questa era sola una riflessione, devo ancora dire perché ritengo il Quantitative easing “dettato” dalla Bundesbank.
Ed allora, sappiamo tutti che i tedeschi erano contrari al Qe, i crucchi non ne vogliono sapere di comprare titoli italiani, spagnoli, ecc. ecc. (loro fanno una pubblicità di una macchina dicendo “è una tedesca” come per dire, tutto il resto è m…).
Ed infatti dicevano a Draghi se vuoi acquistare titoli del debito pubblico compra solo i nostri che sono i più sicuri, in questo caso puoi anche comprarne 2.000 miliardi!
Ma dato che così gli altri si sarebbero opposti allora la Bundesbank ha dettato un’altra strada, dapprima ha chiesto a Draghi che i titoli venissero comprati non dalla Bce, ma direttamente dalle Banche Centrali dei vari Stati, quindi ognuno si comprava i suoi, ma in questo caso mi dovevano spiegare il termine “Unione”, che precede l’aggettivo europea, che significato ha, anche questa non era percorribile.
Ed allora ha cominciato a serpeggiare la notizia che le varie Banche Centrali nazionali si sarebbero assunte il rischio di questi acquisti per il 50%!!!
Chiaro quindi? In pratica se quegli acquisti avessero generato delle perdite la metà di queste dovevano essere a carico degli Stati nazionali che le avevano generate. E già qui la parola “Comunità” viene svuotata di significato, ma ai tedeschi non è bastato.
La Bundesbank ha detto: o l’80% o niente!!!
NEIN!!!
E Draghi ha dovuto calare le braghe davanti alla Merkel.
80% del rischio alle Banche Centrali nazionali e 20% alla Bce e tanti saluti alla “Comunità” ed alla “Unione” europea, chi è in mezzo alla melma (sono un signore) … ci resti.
Se volete poi un’ulteriore “prova” che quella clausola vessatoria sia stata imposta a Draghi basta che vi riguardate la conferenza stampa del Presidente della Bce.
Quando un giornalista gli chiede conto del perché di questa “clausola” Draghi comincia quasi a balbettare, si vede che è in grande difficoltà e soprattutto che si è già preparato la risposta (perché era chiaro che qualcuno avrebbe toccato questo tasto), ed allora dice che lui è rimasto sorpreso del fatto che nei giorni precedente si fosse fatto un gran parlare di questa “condivisione” di rischio fra la Bce e le Banche Centrali nazionali e poi ha cominciato con dei bla bla bla. E non la finiva più, è quasi durata di più quella risposta che non tutta la conferenza e si sa che le risposte “che non finiscono mai” sono considerate un chiaro indice di imbarazzo, non serve essere studiosi di psicologia per conoscere queste semplici nozioni.
Insomma siamo alle solite: che ci stiamo a fare in questa Europa?
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro