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Il metodo dei premi applicato al carattere difficile di mio figlio

Creato il 29 gennaio 2014 da Mamma In Oriente

Ci risiamo di nuovo. Dopo un paio di mesi quasi idilliaci e le vacanze in Australia addirittura rilassanti, sono di nuovo alle prese con un periodo difficile nel rapporto con Carlo Alberto, il mio primogenito di 6 anni. Chi mi segue da un po’, sa che ciclicamente ho momenti di sconforto nei quali mi sembra di essere in un tunnel e di non riuscire a vedere la luce. Nonostante tutto l’amore, nonostante tutta la pazienza che posseggo per natura, nonostante il mio forte equilibrio, nonostante tutto, ci sono giorni in cui non riesco più ad assorbire i lati negativi del comportamento di mio figlio. In cui la rabbia si impossessa del mio corpo, una rabbia così innaturale dentro di me che calma e pacifica lo sono per natura. Insieme ad un bisogno impellente e forte di stare lontana da mio figlio. Un bisogno di staccarmi dal suo continuo rispondermi male, dai suoi sbuffi, dalle sue crisi isteriche, dalle sue urla, dai suoi pianti disperati per ogni banale sciocchezza. Un bisogno di non ingaggiare una lotta ogni 5 minuti, di poter stare un po’ serena. Il fatto di non poterlo fare quasi mai perché sono spesso sola ad occuparmi dei bambini non aiuta. Io lo so che devo cercare di continuare a parlare con lui senza alzare la voce, cercare di non reagire alle sue continue provocazioni, di essere paziente, di sdrammatizzare, di provare a farlo ridere perché se reagisco male con lui non arrivo da nessuna parte. Con l’alzare la voce, rispondere male, sbattere la porta, non faccio altro che alimentare la sua rabbia e la sua disperazione. Che poi uno si chiede da dove arrivi quella rabbia che scuote il suo corpicino in certi momenti. Siamo una famiglia felice ed unita. A casa nostra si sorride spesso e volentieri e non mancano mai coccole ed affetto. Certo a volte ci sono piccole tensioni, ma in quale famiglia non accade?

Nel mio ultimo post sull’argomento avevo parlato di quanto incida il temperamento nel comportamento dei bambini difficili e di quale teorie ci fossero dietro all’affermazione che, su quello che è il temperamento innato del bambino, non possiamo intervenire. Possiamo invece farlo sul suo carattere, ovvero il modo in cui lui decide volontariamente di pensare ed agire. Ma per me la domanda cruciale è “Come fare ad agire sul suo carattere?”. Noi come genitori cerchiamo di dare il buon esempio in modo da alimentare il suo identificarsi in noi, siamo affettuosi e dispendiamo coccole e sorrisi. Siamo aperti al dialogo, lo facciamo parlare il più possibile. Cerchiamo di stare nella classica via di mezzo, di non essere troppo permissivi, ma nemmeno troppo autoritari usando il buon senso e anche l’eccezione quando ci vuole. Nonostante questo, ci sono momenti, come quello attuale, in cui mio figlio è ingestibile e, anche se al mattino appena sveglia faccio appello a tutta la mia pazienza e self-control, non posso fare a meno di arrivare alla sera completamente sfibrata dalle continue battaglie con lui. Da ieri quindi mi sono rimboccata le maniche per l’ennesima volta decisa a venire fuori ancora una volta da questo tunnel buio. L’ultima volta che mi ero trovata in questa situazione, avendole già provate tutte senza nessun risultato e dal momento  che c’erano state ripercussioni anche a scuola, avevo chiesto aiuto alla sua maestra. Lei, tramite il quaderno che usiamo come mezzo di comunicazione fra noi, mi aveva suggerito un metodo molto banale che, sinceramente, mi aveva fatto sorridere. Mi informava che, da quel momento, lei avrebbe disegnato, ogni giorno prima dell’uscita da scuola, un pallino colorato sul quaderno. Un pallino verde qualora Carlo Alberto si fosse comportato bene, uno giallo se avesse avuto una giornata così così, uno rosso se avesse avuto un comportamento inaccettabile. Mi invitava poi a fare lo stesso per il tempo trascorso a casa. Se a fine settimana avesse collezionato tutti verdi o al massimo un giallo, gli avrei potuto assegnare un piccolo premio. Ne aveva parlato con Carlo Alberto e lui sembrava entusiasta. A me sembrava un metodo un po’ semplicistico e poco risolutivo, ma in fondo non avevo niente da perdere a provare. E così abbiamo fatto un semplice schema settimanale da appendere in cucina e siamo partiti. La prima settimana è stata un disastro!

Il metodo dei premi applicato al carattere difficile di mio figlio
Pur non avendo ottenuto premi però ha iniziato a dirmi frasi come “ora mamma ho capito come ottenere dei verdi!”, come se stesse iniziando a prenderci un po’ le misure. E dalla seconda settimana è andata veramente molto meglio. Tanto che ho istituito anche un piccolo premio di consolazione per il grande miglioramento raggiunto. Solo una piccola cosa, un giochino sull’Ipad da 89 centesimi che, però, l’ha reso molto felice. Alla sesta settimana siamo arrivati ad avere tutti pallini verdi ed un solo giallo ed ha avuto il premio scelto da lui del valore di 4 euro. Anche il rendimento scolastico è migliorato perché Carlo Alberto prestava più attenzione durante le lezioni e cercava di comportarsi con gentilezza con i compagni. Io non so se sia stata solo una coincidenza o se veramente questo è un metodo che con Carlo Alberto funziona. Lui è effettivamente un bambino che ha molto bisogno di sentirsi gratificato e di vedere sempre sottolineata ogni piccola conquista raggiunta. Frutto probabilmente di una scarsa autostima.

Certo io preferirei che la gratificazione che cerca potesse essere un mio abbraccio o un sorriso, ma forse per lui queste sono cose normali da parte mia e non le vede come una cosa speciale. Agli occhi di un adulto un abbraccio è una cosa ben più preziosa dell’ottenere una faccina adesiva, ma forse dal punto di vista di un bambino abituato agli abbracci, uno stickers è un riconoscimento maggiore. O perlomeno questo è quello che trapela dallo sguardo felice di mio figlio quando arriva a casa mostrandomi un pallino verde o un adesivo ricevuto.

Non dimentichiamo mai però che ogni bambino è unico e diverso ed un metodo che va bene con uno, può addirittura provocare danni con un altro.

Per esempio con Carlo Alberto devo stare attenta perché lui tende a sentirsi molto frustrato se non raggiunge i risultati e questo è infatti proprio uno dei limiti che le critiche attribuiscono al metodo dei premi. Per questo ho adattato questo sistema alla nostra specifica situazione ed istituito anche piccoli premi se migliora notevolmente o se si mantiene sullo stesso livello della settimana precedente.

Vi chiederete a cosa serva allora se vince quasi sempre qualcosa. Io non lo so perché funziona, ma funziona. Fra l’altro in questo modo faccio passare come giustificate ed attribuisco un valore ed un significato ad alcune cose che ho sempre comprato per lui come un pacchetto di patatine ogni tanto, un cioccolatino, un gelato o un nuovo giochino sull’Ipad. Tutte cose che credo ognuno di noi acquisti a prescindere ogni tanto per i propri figli. Ho fissato rigorosamente un budget di 2 euro per il premio medio ed uno massimo di 4 euro per il premio grande. Ed il bello è che lui non si rende conto che gliele compravo anche prima che ci fosse questa storia dei premi tanto è concentrato nel cercare di comportarsi bene!

Inoltre a me, nel pratico, questo sistema mi serve anche come minaccia quando non riesco a calmarlo. Nel periodo che abbiamo adottato questo metodo mio marito ormai rideva al mio continuo ripetere frasi come “guarda che se non smetti sei rosso!” Però, contrariamente ad altre minacce che non sortivano nessun effetto, questa funzionava sempre! D’accordo con la maestra siamo andati avanti fino a Natale con questo metodo anche se lei mi aveva proposto di interromperlo un mese prima.

Evidentemente deve essere una pratica non continua per funzionare efficacemente.

Abbiamo vissuto in quasi armonia per due mesi ed abbiamo avuto vacanze natalizie in cui siamo riusciti con facilità a tenere sotto controllo il comportamento di Carlo Alberto. Poi, purtroppo, dal rientro a scuola a gennaio siamo riprecipitati indietro. Per cui sempre perché non ho niente da perdere, da ieri abbiamo riiniziato ad utilizzare il sistema che abbiamo battezzato “del semaforo”  e devo dire che, nonostante la scuola fosse chiusa e siamo stati tutto il giorno a casa, è stata un’ottima giornata. Vedremo se la validità del metodo nel nostro caso verrà di nuovo confermata. Quel che è certo invece è che l’intero sistema educativo nella scuola inglese si basa proprio sul meccanismo dei premi e delle conseguenze. Infatti alla scuola di Carlo Alberto, che segue il curriculum inglese, questo metodo viene utilizzato in più ambiti. Di questo e delle motivazioni pro e contro questo sistema però vi parlerò in un prossimo post perché, come sempre quando parlo di questi argomenti che mi stanno particolarmente a cuore, sono già stata abbastanza prolissa! Fatemi sapere se avete mai provato qualcosa del genere con i vostri figli. Mi interesserebbe molto avere un confronto.


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