A indagare su questo killer sarà chiamato, non senza indugi, l’ispettore Lojacono, siciliano “esiliato” a Napoli in seguito alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
All’apparenza, questo romanzo di de Giovanni potrebbe sembrare una variante partenopea del classico thrillerone a stelle e strisce che piace tanto anche in Italia. Il serial killer col nome da animale cattivo, il poliziotto con la vita personale in seria difficoltà…
Tenete a freno gli sbadigli: il risultato finale è ben diverso da quanto si potrebbe temere. Anzi, direi quasi opposto.
Ciò che davvero fa la differenza, tra questo romanzo e i suoi apparenti simili, è la grande attenzione dell’autore per l’approfondimento psicologico/sentimentale. Una volta tanto, gli omicidi costituiscono un qualcosa di veramente doloroso, e non solo un pezzo del puzzle, una parola nel cruciverba da risolvere.
Pur non sottovalutando l’importanza della trama e dei “trucchetti” del mestiere, De Giovanni dà assoluta priorità alla costruzione dei personaggi, generando dei primari non stereotipati e dei secondari non abbozzati. Questo è un grandissimo punto a favore, in un contesto – il romanzo di genere – notoriamente afflitto da ripetizioni e imitazioni che degenerano facilmente nello stereotipo piatto e insulso.
Anche lo stile si discosta dal solito: niente frasi affilate, niente freddezza, brutalità, cinismo. L’autore è attento alle emozioni, alle sensazioni, agli umori. Ne deriva una scrittura morbida, attenta, calda, capace di scavare nel profondo come l’occhio di un genitore.
Una lettura consigliata.
Voto: 9
Aniello Troiano