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Una palestra normale. Di quelle che puoi trovare in qualsiasi città. Persino a Benevento.
Certo, al momento dell'iscrizione ho dovuto compilare una scheda particolare - per chi deve fare recupero del tono muscolare e rinforzo post operatorio - di quelle che ti classificano subito come sportivo con l'alone blu. E, infatti, l'istruttore mi ha seguita quasi come se fosse un personal trainer. Stando attento che la leg extension non portasse più danni che benefici.
Ma sono stata così contenta di riprendere a muovermi, finalmente, dopo lo stop da febbraio, che ho rincarato la dose, i giorni successivi, riprendendo anche le mie passeggiate. Io imparo in fretta. Non perché sia brava. Ma perché la palestra ha fatto parte della mia lunga carriera di sportiva della domenica.
A memoria, potrei citarvi i principali sport in cui mi sono cimentata, alcuni con scarsissimo risultato, altri - come lo sci - con buona riuscita (da piccola partecipavo a gare regionali e sono arrivata settima ai giochi della gioventù). Oltre lo sci, ho praticato tennis, basket, pallavvolo, danza, nuoto, aerobica, step, funky... Insomma un po' di tutto. E, naturalmente mi sono già trovata, in passato, a contatto con gli attrezzi da palestra.
E ho imparato che c'è un micromondo, con sue regole e suoi personaggi, che bazzica questo ambiente. Sempre uguale a se stesso, nonostante il cambio di luogo, di anno o di generazione.
C'è sempre la coppia di amiche che si iscrivono in quel di maggio prima della prova costume. E la strafiga che se venisse nuda sarebbe comunque più vestita. Nonostante, in genere sia talmente magra che potrebbe implodere, ha sempre una terza abbondante di seno, strizzato in una canotta che lascia poco spazio alla fantasia.
Ma l'universo femminile della palestra finisce qui, perché poi scompare nelle sale a fare pilates o chissà quale altra diavoleria di moda.
Quello che mi lascia più perplessa è il variegato pubblico maschile, in genere più cospicuo. C'è il signore di mezza età al limite dell'infarto che si ostina a restare sul tapis roulant nonostante il suo volto mostri chiaramente i segni della congestione. C'è il paffutello che dopo tre volte già guarda nello specchio - convinto - il guizzare di un muscolo invisibile. C'è l'attaccabottoni, quello che non vedi mai su un macchinario, ma sempre nei pressi. Il macchinario lo sta usando la strafiga, ovviamente. C'è il gruppo del body building che non si muove dalla postazione manubri. Ne solleva uno e poi fa un quarto d'ora di pausa. C'è hulk, quello che solleva 280 chili - anche se lui stesso ne pesa 60 - e urla per lo sforzo coprendo musica, vociare, rumori di macchine. E facendoci tutti girare a guardarlo con aria preoccupata. C'è l'insegnate. No, non uno che di professione fa l'insegnante. Ma uno che per forza ti vuole dare consigli, sistemare l'attrezzo, spiegarti quando inspirare ed espirare. C'è l'atletico che quando fa gli esercizi sembra il protagonista di quei video di training degli anni ottanta. Impossibile non guardarlo nella sua perfezione. E c'è l'asociale, quello che, come me, inforca l'i-pod e si fa i cazzi suoi mentre si allena, magari canticchiando le canzoni senza emettere suono.
Insomma, c'è gente di varia umanità, soprattutto maschile, cui non sfugge mai una nuova presenza femminile.
Persino il mio ingresso - nonostante l'abbigliamento di solito stampo fantozziano - è stato salutato con una certa curiosità. Di quelle che hai sempre l'impressione di avere due occhi attaccati al tuo sedere. Soprattutto mentre sei impegnata in posizioni improbabili per esercizi impossibili.
L'altro giorno, ad esempio, il livello di testosterone è salito alle stelle quando la strafiga, col suo minitop scopri-tette, si è dedicata all'attrezzo per i dorsali. In quel movimento il seno era talmente tanto schizzato fuori che persino io ho provato un momento di turbamento. Figuriamoci - ho pensato - quando la strafiga passerà all'attrezzo per l'interno coscia. Avete presente quella poltrona da ginecologo che spacciano per macchinario da palestra? Sì, quella che, quando molli la leva dei pesi, ti ritrovi ad eseguire una spaccata frontale perfetta che neanche Carla Fracci ai bei tempi. Ovviamente l'hanno posizionata di fronte ai manubri...Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.
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