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Il mio amico filosofo #3

Creato il 22 agosto 2011 da Paopasc @questdecisione
Il mio amico filosofo #3Un bel giorno il mio amico filosofo, di cui forse vi ho già parlato, si mise in testa di dimostrare che dallo sguardo delle persone emana un'energia misurabile. Ne era talmente convinto, così come gli capitava frequentemente delle cose più disparate, che immediatamente si diede da fare per allestire una sorta di Macchina per misurare l'energia proveniente dallo sguardo. Questi suoi accessi, ancorchè sembrassero prenderlo completamente e improvvisamente, erano altresì anche piuttosto effimeri  e, solitamente, c'era da giurare che l'enfasi scemasse prima che si potesse giungere a qualche risultato.Così, un languido pomeriggio di fine estate del 19.. mi incamminavo di mala voglia lungo strade assolate e deserte alla volta della casa del mio amico, dalla quale magione egli mi chiamava per mostrarmi non so quali novità.Giuntovi, lo trovai completamente preso nel suo laboratorio (una stamberga senza finestre e con una gran porta metallica), davanti a una specie di parallelepipedo costruito con   quello che quasi certamente doveva essere del vetro perfettamente trasparente. Nella parte superiore di questa scatola vi era una specie di cilindretto metallico dal quale spuntava una piccola asta. La parete di vetro doveva essere forata perchè dentro, all'interno della scatola di vetro, scendeva un filo metallico che terminava in una specie di semicerchio. Lungo quello che chiameremo diametro di questo semicerchio, si arrotolava un altro filamento e il tutto si trovava a poca distanza da una serie di cilindretti metallici a scalare, di cui il terzo e ultimo era appoggiato sulla base della scatola in vetro.Sia i cilindretti dentro la scatola che quelli sopra la scatola erano collegati con dei fili elettrici ad una pila posta a lato della scatola. Lo trovai, dunque, tutto intento a osservare dal lato lungo della scatola quel semicerchio interno. Senza muoversi di un millimetro mi fece cenno con la mano di affrettarmi, ma un attimo dopo irruppe in una clamorosa esclamazione: -Si è mosso! per tutti gli dei dell'olimpo si è mosso!....forse...accidenti, vi aspettavo come testimone oculare, ma giungete troppo tardi, amico mio!- Era così sovreccitato che i suoi occhi risplendevano come tizzoni.-Calmatevi amico mio, mi sembrate fuori di voi! - esclamai ingenuamente, aggiungendo -a che giungo troppo tardi, ordunque?- .-Lasciate che vi spieghi,- disse lui, calmandosi un poco.Egli mi mostrò un foglio nel quale vi era disegnata la figura che vedete qui sotto. La sua perizia, in qualsiasi cosa si cimentasse, era a volte sorprendente.
Il mio amico filosofo #3-Vedete, - mi disse, - questo è il macchinario inventato dal dottor Charles Russ. Egli pubblicò un articolo qualche anno fa su Lancet, in cui parlava dei suoi esperimenti sui raggi visivi. Questo è l'articolo, - disse poi mostrandomi una rivista. -Russ partì dalla considerazione che fissare qualcuno diventa, dopo breve tempo, intollerabile per il soggetto fissato e volle comprenderne il motivo. Egli ipotizzò che dagli occhi partissero dei raggi visivi che andassero poi a collidere sulla retina o sui raggi visivi dell'altro, costringendo le persone a distogliere lo sguardo dopo qualche secondo. Per dimostrare che lo sguardo era in grado di produrre un campo magnetico inventò questo macchinario: è composto da una scatola in vetro o in metallo a. Nella parte superiore vi è un disco, collegato con un filo f a una batteria h, che sostiene un solenoide b all'interno della scatola di vetro grazie a un cavetto c. Sotto il solenoide vi è un altro disco d collegato alla batteria h dal filo g. Il circuito è chiuso e tra il solenoide e il disco d si crea un piccolo campo elettrostatico, che però non è in grado di far scoccare una scintilla. Quando si interviene con lo sguardo, fissando un lato o l'altro del solenoide, quest'ultimo si muove dalla parte in cui è fissato con lo sguardo. Almeno questo è quanto afferma Russ.- concluse il mio amico, che durante tutta la spiegazione mi aveva fissato come fosse in trance , e che poi si girò verso la scatola  sopra pensiero.-Proviamo di nuovo,- aggiunse d'un tratto rivolto a me, -e voi osserverete se il solenoide si muove!-
Provammo un paio di volte ma il solenoide non si mosse. Il mio amico parve veramente affranto tanto che si lasciò cadere su una poltrona tutta impolverata e lì sarebbe sicuramente   rimasto per un bel pezzo. Toccò a me, quella volta, cavarlo d'impaccio.
-La conoscete la storia del buon samaritano?- dissi al mio amico e senza aspettare la sua risposta continuai. -Un tizio arriva ai piedi di una stradina di montagna e inizia la faticosa salita. A un certo punto, quando è circa a metà della salita, arriva trafelato dalla cima della montagna un individuo che lo costringe bruscamente a ritornare indietro. In un'altra versione, invece, l'individuo che arriva dalla cima della montagna aiuta il tizio a salire. Chi dei due è il buon samaritano?-Il mio amico, che per la breve durata del mio racconto era rimasto come in trance apparentemente preso dai suoi pensieri, quando ebbi terminato si riscosse e il viso gli si rischiarò.
-Ahahahahahah, - egli esplose in una risata fragorosa, poi disse -grazie amico mio, siete proprio un vero amico! Andiamo a bere alla nostra amicizia.- E con ciò uscimmo.

Fonti:Charles Russ, An Instrument which is Set in Motion by Vision or by Proximity of the Human bodyLancet 201: 222-234 (30 July 1921)

Bruce M. Hood, Supersenso, il Saggiatore

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