Magazine Società
I prodromi c'erano tutti, la musica intesa come emancipazione, un modo di essere, di vivere la società, di contestare la società. La rottura con quel melodico che edulcorava i conflitti, la consapevolezza che “fuori” da quegli schemi tanto cari al potere c'erano i carcerati, c'erano di disoccupati, c'era chi con una cartolina in mano avrebbe dovuto raggiungere un “fronte” e forse non sarebbe neppure tornato. Era stato il mio personale approccio alla politica, una chitarra, la voce stonata, provare Dylan e più caserecciamente Guccini di Auschwitz o il “C'era un ragazzo che...” di Marco Lusini. Col 68 e dopo passare a Della Mea, Trincale o il Canzoniere delle Lame fu solo una logica conseguenza.
Cambiano i suoni, gli stili e cambiano anche gli strumenti, ma lo spirito resta sempre quello: attraverso la musica continuare ad esprimere da quale parte del mondo e con quali genti stiamo.
Non sono un estimatore della musica dark, forse per un problema generazionale, oggi però non posso che sentirla più vicina e soprattutto più mia perchè attraverso quella musica le PUSSY RIOThanno manifestato il loro personale dissenso all'”amico Putin”. Una contestazione dal prezzo estremamente salato nella democratica e post-comunista Russia, dove le ragazze “Pussy Riot”, rischiano 7 anni di internamento in quei campi descritti nel passato da scrittori come Soljenitsyne o dagli eterni evocatori dal naso tappato di casa nostra che oggi non disdegano gli “affari” con l'ex funzionario del KGB : l' “amico Putin”. Restiamo tutti con gli occhi pertanto rivolti verso Mosca, vicini a queste ragazze che consapevoli del prezzo della libertà hanno messo in gioco gli anni migliori della loro vita.
Loris
Liberta' Per Le Pussy Riot
Come eravamo
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