“La gente non lo immagina nemmeno, ma essere una fata non è affatto facile. Gli umani ci credono piccoli spiritelli muniti di ali colorate, dolci farfalline che donano gioia con la loro polverina magica… Ma la realtà è ben diversa e l’autore di Peter Pan si sbagliava di grosso. Campanellino non esiste e non è mai esistita, le vere fate, come me, sono in parole povere l’equivalente faerie di un pusher. Spacciamo la nostra droga, la polvere che produciamo naturalmente dal nostro corpo come fosse sudore, ad altri esseri fatati o a umani sfortunati.
Se pensate che la dipendenza dall’eroina sia terribile, non avete mai visto un nano o un troll in astinenza da polvere fatata. Credetemi, non è una vista piacevole. Persino alcuni elfi ne sono rimasti traumatizzati e loro sono degli stoccafissi freddi come il ghiaccio e quasi incapaci di qualsiasi emozione, al cui confronto Spock è un personaggio empatico.
Spacciare una droga che da assuefazione nel caso se ne faccia un uso prolungato, non è certo ciò che sognavo di fare da bambina, ma devo pur vivere, no? E sto molto attenta alle dosi che rilascio e a chi le rilascio, pochissimi dei miei clienti sono dipendenti e nessuno è mai morto di overdose.
Sono una professionista seria, io. E ci tengo a sottolineare inoltre che agisco, come tutte le fate, nella completa legalità, poiché il commercio della polvere di fata è legale in Faerie e anzi è l’unico lavoro che noi fate possiamo fare, in quanto ogni altro ci è precluso.
Ma non crediate che questo ci renda più amate degli spacciatori che agiscono ai margini della società umana. Noi fate siamo collocate molto in basso nella scala sociale della Corte della Luce, giusto un gradino o due sopra i troll vegetariani. I nobili Seelie sono degli ipocriti. Ci costringono a vendere la polvere, non permettendoci di intraprendere altre carriere e poi ci giudicano come sporche perché lo facciamo. Ma non è sempre stato così.
In passato avevamo una nostra dignità e assolvevamo una funzione importante. La nostra polvere poteva curare la depressione dovuta a un lutto, o a un fatto tragico. Affrontare la morte è molto difficile per gli esseri quasi immortali che abitano Faerie e il nostro intervento poteva fare letteralmente la differenza tra la vita o un suicidio. Ma i tempi purtroppo sono cambiati… Quando la barriera magica che ci separava dal mondo umano è crollata per sempre, l’economia e il vile denaro sono entrate nella nostra vita. Se prima venire ripagati in favori o in natura ci andava bene, poiché in Faerie l’economia si basava su questo, ora abbiamo bisogno di guadagnare denaro sonante per riuscire a mangiare, pagare l’affitto e ogni altra cosa. Il che significa che dobbiamo vendere molta più polvere e non certo limitarci a farne un uso terapeutico per quei pochissimi casi di morte che avvengono ogni anno a Faerie. No, oggi noi vendiamo sia agli esseri soprannaturali che agli umani, o almeno a quella percentuale di umani che sa della nostra esistenza, poiché quando siamo nel vostro mondo ci mimetizziamo come tutti i faeries, solo a Faerie siamo libere di mantenere il nostro aspetto reale.
Per quanto mi riguarda se potessi starei sempre nel mondo umano, e in effetti ci passo quasi tutto l’anno, poiché tra tutte le fate io sono quella più mal vista alla corte della luce, non per qualcosa che ho fatto, ma per il mio aspetto.
Le fate non sono gli esserini minuscoli delle fiabe umane, somigliano tutte a donne umane minute sul metro e cinquanta, con visi triangolari, nasini all’insù e ossa esili, ma io, bè, io sono un tantino diversa, sono alta due metri, ho una muscolatura piuttosto pronunciata e una mascella squadrata, non mi reputo brutta, ma diciamo che sono sicuramente fuori posto tra le mie compagne e i nobili Seelie mi guardano come fossi un mostro sproporzionato ogni volta che compaio a Corte. Anche fra gli umani risulto più alta della media, ma riesco comunque più o meno a mimetizzarmi, al massimo possono scambiarmi per una lottatrice di wrestling e poi la mia statura e i miei muscoli sono molto utili nel mio lavoro, come ora ad esempio. Un teppista che ha saputo che spaccio della roba buona sta cercando di intimidirmi puntandomi una pistola in faccia, ma io lo supero in altezza di almeno dieci centimetri e posso squadrarlo dall’alto in basso -Smamma ragazzino, non ho tempo da perdere.- sono ferma in un vicolo vicino a Broadway alle tre di notte, perché un mio cliente ha fissato un appuntamento. Questo tizio non faceva parte dei miei programmi.
-Sgancia la droga, puttana!
Alzo gli occhi al cielo. Ah, i giovani d’oggi, sempre così educati e a modo. Gli afferro il braccio che impugna la pistola e lo stringo finché non la lascia cadere a terra, poi lo torco, godendo nel sentire il suo urlo di dolore. -La mia pazienza sta per finire. O te ne vai subito e ti ritroverai senza un braccio.
Stavolta sembra che le mie parole penetrino nel suo minuscolo cervello primordiale. Mi lancia uno sguardo d’odio misto a paura, ma, quando lo lascio andare, se ne va senza proferire parola.
-Una fata che non svende la sua polvere a chiunque. Non credevo fosse possibile. Tu devi essere Nim. Mi avevano detto che eri più selettiva delle tue compagne, ma non pensavo potesse essere vero.
Mi volto ed ecco che dietro di me appare il nuovo guastafeste della nottata: un fottuto elfo. Non è proprio la mia giornata. Gli elfi sono così terribilmente noiosi, pomposi e arroganti, non per nulla sono imparentati strettamente con i nobili Seelie. E poi sono così maledettamente seri e freddi, che solo stare vicino a loro mi mette i brividi. Questo che mi sta di fronte tra l’altro è un elfo particolarmente alto, mi supera di almeno dieci centimetri, e pure muscoloso, le sue spalle farebbero invidia a Tyson. Ammetto che non è niente male, il suo volto è granitico, ma simmetricamente perfetto e i suoi occhi sono di un gelido azzurro. Peccato trasudi la vitalità e la simpatia di un’ameba.
-Cosa vuoi? Ho un appuntamento e non ho spazio per altri clienti stasera.
-Sono io il cliente con cui hai con cui hai appuntamento, Clives è stato solo il mio tramite.
Prendo mentalmente nota di fare un bel discorsetto a Clives la prossima volta che lo vedrò, e non sarà tanto presto, lo farò sudare parecchio prima di accettare un nuovo incontro con lui.
Serro la mascella e ingoio la frase di congedo con cui vorrei scaricare l’elfo. Non è mai bene farsi dei nemici fra le classi prominenti in Faries, e poi è certamente un cliente che può permettersi di pagare bene i miei servizi, non è il momento di fare la schizzinosa.”
estratto dal mio ebook Tempo di fate.
L’ebook in questione è in vendita su Amazon.it, in formato kindle.
Trama: Due racconti, uniti in un solo volume, che trasportano il lettore nel fantastico e misterioso mondo di Faerie. Una dimensione più vicina alla nostra di quanto molti credano.
In Polvere di fata
Una fata moderna dovrà ancora una volta prendersi cura di uno dei suoi clienti, come ogni buona pusher dovrebbe fare, e nel contempo magari trovare l’amore, in modo da tenere a bada le preoccupazioni di suo padre che la vorrebbe vedere sistemata.
In I rintocchi del mio cuore
Una ragazza apparentemente normale, sarà costretta a ricordare un passato che ha rimosso, poichè l’amico immaginario della sua infanzia ricomparirà nella sua vita all’improvviso, stravolgendola
Il primo racconto ha un piglio ironico, il secondo molto sensuale, siete avvertiti.
Potete acquistare il mio ebook ad un prezzo veramente modico
solo 0,89 euro a questo link:
Link:http://www.amazon.it/TEMPO-DI-FATE-ebook/dp/B00B7KO01M/ref=cm_sw_em_r_dp_XUpcrb0Q25PAY_tt
Non ho messo i dmr sull’ebook perciò anche se non avete un kindle potete scaricarlo e poi convertirlo senza problemi in qulaunque formato volete, con il programma gratuito Calibre.
Se vorrete recensirlo su Amazon.it ve ne sarà grata.
La bellissima copertina che ho potuto utilizzare mi è stata gentilmente offerta da Canankk, un artista che ho scoperto su Daviart: http://canankk.deviantart.com/