Pubblico qui il discorso che non mi è stato possibile leggere ieri pomeriggio al congresso.
Buonasera a tutti, per chi non mi conoscesse, il mio nome è Matteo Proromo e mi candido come delegato per la mozione Essere Futuro al XIII Congresso Nazionale Arcigay.
Ma oggi non vi parlerò della mozione che appoggio. Vorrei portarvi, idealmente, a più di 30 anni fa e precisamente nel 1979.
Nell’estate di quell’anno, a Giarre, in provincia di Catania, Giorgio Agatino Giammona, di 25 anni, e Antonio Galatola, di 15 anni, furono trovati uccisi con un proiettile conficcato nel cranio di ciascuno. Le indagini appurarono che a sparare fu il nipote appena tredicenne di Antonio, su richiesta dei due. Essi preferivano infatti spezzare così tragicamente le loro giovani vite, a causa della vergogna che la propria condizione di omosessuali procurava a loro stessi e alle loro famiglie.
Fu per rispondere a questo evento e a molti altri simili che Arcigay nacque un anno dopo.
Arcigay è nata dunque con l’obiettivo dichiarato di essere la protettrice della comunità GLBTQI italiana. Ebbene, mi chiedo quanto sia rimasto di quella Arcigay oggi.
Se ci confrontiamo con le cifre, dovremmo sentirci rinfrancati. Infatti, oggi Arcigay è la più numerosa associazione gay d’Europa. Per intenderci: la LSVD, la Federazione Lesbica e Gay della Germania, è la più grande associazione GLBTQI tedesca; raggruppa ben 80 sigle di tutta la nazione e conta 3.300 soci, su una popolazione generale di più di 82 milioni di cittadini.
L’Italia di cittadini ne ha 60 milioni e l’Arcigay, senza essere federata con altre associazioni, dichiara un numero di soci più di 50 volte più alto della LSVD: 170.000.
Il punto è che questo dato, che sembrerebbe rappresentare un’enorme mole di energie a disposizione della nostra comunità, si traduce in quasi 500.000 euro annui di fatturato per Arcigay, ma anche in un clamoroso nulla di fatto sul piano politico.
Conosco le obiezioni: i macigni sono tanti; c’è il Vaticano, c’è il fascismo strisciante, c’è una crisi che non è solo economica, ma spinge verso il basso l’intero sistema Italia. Ma tutto ciò non basta a spiegare il sostanziale fallimento politico di Arcigay. Credo ci sia di più, un “di più” che solo la mozione Essere Futuro ha avuto il coraggio di denunciare: è l’incapacità di sperimentare modalità e strumenti innovativi di proposta politica, ampiamente dimostrata, tra l’altro, dalla persistente tendenza ad apparentamenti partitici perlomeno discutibili ed a contrattazioni al ribasso, quasi che la nostra comunità abbia timore di rivendicare i propri diritti.
Chi ha deciso che di matrimonio per le coppie omosessuali non si potesse parlare fino a pochi mesi fa e, soprattutto, perché? Chi ha deciso e perché, di seguire un PD la cui miglior proposta per rispettare la dignità delle persone omosessuali è consistita nel mandare uno dei due componenti di una coppia da un notaio, per stilare una bella raccomandata da spedire poi al partner?
Come mai sono stato costretto a vedere il lancio di una prima, vera, solida campagna nazionale contro l’omofobia da parte di una donna che ancora un anno fa o poco più, dichiarava che i suoi amici gay le riferivano che l’omofobia in Italia non esiste e che tanto doveva trovarli convincenti, quei suoi cari ed informati amici, da cancellare dal sito del Ministero per le Pari Opportunità ogni riferimento, ormai evidentemente superfluo, alle persone omosessuali? Come mai a questa donna è stato permesso di battere Arcigay sul tempo?
Le pubblicità nazionali in tv contro l’omofobia le fanno le associazioni gay, e non in Olanda, ma in Israele e in Portogallo.
Sono stufo di un Arcigay che promette e non mantiene: che fine ha fatto il partito gay annunciato da Mancuso nel Dicembre 2007? Che fine ha fatto la “Federazione Nazionale LGBT”?
Perché Arcigay, in diverse occasioni, ha badato più alla propria visibilità che non al bene della nostra comunità? Perché non ha supportato fin dal primo istante l’ottima iniziativa di Affermazione Civile di Certi Diritti e Rete Lenford, preferendo rispondere mediaticamente con delle finte "nozze gay" da celebrare in 80 città che sono state un flop? Perché per oscurare l’elezione di Roma per l’Europride del 2011 ottenuta dal Circolo Mario Mieli e contrastata da Arcigay Milano durante il congresso dell’EPOA, Mancuso si è inventato il Genova Pride, facendo sì che alcuni componenti della Segreteria nazionale si dimettessero in segno di protesta verso questa decisione calata dall’alto? Perché pur di finire su un giornale, i dirigenti di Arcigay hanno concesso spazio persino ai deliri canori di un Giuseppe Povia qualsiasi, regalandogli il secondo posto a Sanremo? Come mai mi è toccato leggere, sulla rete, che a Mancuso è stato chiesto perché si stesse prodigando tanto, in questi giorni, per ricordare Alfredo Ormando, che purtroppo è morto, e non stesse spendendo una parola per Francesco e Manuel di Savona che per fortuna sono ancora vivi? E com’è possibile che la risposta di Mancuso sia stata - testuali parole - “Fanno tutto di testa loro, senza voler ascoltare alcuno”?
All’inizio del mio intervento mi sono domandato quanto sia rimasto oggi dell’Arcigay di un tempo. La risposta è “poco”, temo: è rimasta una mozione congressuale, Essere Futuro, ed i suoi sostenitori in tutta Italia. Per questo voto Essere Futuro al XIII Congresso Nazionale Arcigay.