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Il mio (primo) ifbookthen

Creato il 19 marzo 2013 da Mediadigger @mediadigger

IMG02713-20130319-1220Primo nel senso di vissuto direttamente di persona e per una volta non (solo) attraverso i tweet. Impossibile però riassumere tutta l’intensissima giornata della terza edizione di un evento che proprio quest’anno diventa internazionale e si svolgerà anche in Spagna e Svezia; scopo di questo post sarà quindi fornire degli highlights, le frasi e le fasi che più di altre secondo me hanno offerto spunti di riflessione – anche in diretta, se è vero che spesso i commenti più densi venivano proprio dai tweet dei presenti in sala (quasi tutta piena, per inciso). Si inizia con i dati Nielsen e poi di Giovanni Bonfanti di A.T. Kearney, dai quali veniamo a sapere che l’Italia, con il suo 3% di ereader (domina, e almeno per ora, il Kindle) è anche al di sopra delle previsioni sulla penetrazione della lettura digitale nel nostro paese; che, come prevedibile, per ora tablet e ereader sono giochi per over 25 e che la forbice tra prezzo dei libri cartacei e digitali è destinata ad ampliarsi, dato che questi ultimi tendono a essere sempre più economici. Marco Ferrario completa l’intervento di Bonfanti con un’osservazione degna di nota: sarebbe meglio non parlare più di editoria ma di digitale, cioè un sistema integrato di contenuti e servizi online. I servizi sono i grandi protagonisti di quest’anno, anche se non è certo da quest’anno che si parla di accompagnare i contenuti ai servizi, ma nell’editoria repetita juvant, si sa. Eccoci quindi al primo keynoter, Javer Celaya, che parla soprattutto di data (“the new oil of XXI century”) e di servizi: “le vendite diminuiranno, i servizi hanno i margini maggiori”. Dei cinque tech business model presentati menziono Atavist, una piattaforma di storytelling che ognuno può riempire con i contenuti che preferisce, contenuti che poi vengono adattati ai device usati ( quindi con un tablet ho un tipo di contenuto e con un ereader un altro); lo scopo di Booktype invece è quello di agevolare il workflow e renderlo più fluido così da accorciare i tempi e ridurre le spese a vantaggio anche della qualità. Mobnotate è apparso, a me come a molti, un sistema – magari anche ingegnoso – di cross-promozione in cui si vende (forse) molto ma si legge (probabilmente) poco; Valobox propone un modello di accesso ubiquo al contenuto e di acquisto (e/o fruizione) granularizzato e condivisione sociale al motto “create a million bookstores empowering others to sell your book”. Modello, osserva giustamente il bot di @Apogeo, che potrebbe adottare Amazon qualora aprisse all’usato. Dell’atteso intervento di Bob Stein e del suo progetto Socialbook (che ricorda moltissimo Bookliners) i concetti dominanti sono: Amazon e Apple sono stati utili per traghettare il grosso del pubblico dall’analogico al digitale, ma ora è arrivato il tempo di modelli aperti e di condivisione, che sono i veri e grandi punti deboli dei due colossi.
Suggestiva l’immaginifica visione di Ed Nawotka dell’universo dei data come quello stellare, in cui ciò che possiamo vedere a occhioIMG02715-20130319-1247 nudo sono gli small data (preferisce chiamarli clean data), i quali ci danno uno sguardo d’insieme, mentre se vogliamo analizzare con maggiore attenzione come i contenuti vengono percepiti, ritrasmessi, condivisi soprattutto attraverso i social network dobbiamo usare il telescopio (i big data). Tra i data business presentati c’è anche il progetto italiano Pleens, di cui ho parlato nel corso di una recente intervista con uno dei suoi artefici, Filippo Pretolani aka @gallizio.

Insomma, tra formule riprese un po’ da tutti (keep your fingers happy a valorizzare contenuti dinamici e multimediali), un occhio ai social network e in generale alla modalità social della lettura e grande attenzione (troppa?) su dati e tracciabilità finisce la sessione mattutina di ifbookthen 2013 e anche la prima parte del mio sunto. A presto per la seconda.


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