Va detto innanzitutto che a differenza di quanto riportano i giornali nazionali, non è affatto chiara la correlazione tra il gesto dello storico francese, attivista dell'estrema destra, e la protesta contro la recente approvazione del matrimonio gay. Lo stesso Venner, il suicida, scrisse riguardo alla legge che equipara la coppia gay alle coppie sposate, o di fatto:
Une loi infâme, une fois votée, peut toujours être abrogée (1)Peraltro, Venner non protestava unicamente contro le nozze gay ma, ad esempio, abbracciava le idee reazionarie di un identità nazionalistica basata su concetti ormai superati, come quello di popolo legato alla religione o comunque su idee conservatrici sulla falsa riga di quelle espresse da Oriana Fallaci (Eurabia e quant'altro) prima e oggi dalle linee editoriale dell'ateo devoto (ma ci si crede ancora?) Giuliano Ferrara attraverso quel foglio di carta che appunto è Il Foglio:
Leur combat ne peut se limiter au refus du mariage gay. Le « grand remplacement » de population de la France et de l’Europe, dénoncé par l’écrivain Renaud Camus, est un péril autrement catastrophique pour l’avenir.I media mancano anche farci conoscere le condizioni di salute fisiche e mentali del soggetto (non aveva più nulla da perdere? era totalmente in grado di intendere e volere?), elementi che sarebbero utili, per non dire necessari al fine di esprimere un giudizio di merito, fine ultimo di qualsiasi ragionamento.
Con dati incompleti abbracciamo l'ipotesi che il gesto estremo, non esclusivamente compiuto per protesta contro i matrimoni gay, sia stato fatto in piena coscienza e come gesto dimostrativo atto a risvegliare le coscienze su tutta una serie di ideali conservatori, o meglio "reazionari", che è certamente un termine che meglio si adatta a definirli.
Se così fosse, sia il gesto che l'immagine postuma di Venner non possono che svelarne la miserabile identità, perché quel suicidio altro non è che un mal riuscito colpo di teatro nel quale si intravvede la totale sconfitta di un uomo, incapace di vivere il suo tempo, di accettarne il raccolto di ciò che lui stesso e la sua generazione ha seminato.
Egli non è morto per ideali riconoscibili, pur con i dovuti distinguo, da tutti, ma ha massimalizzato la componente egoistica del suicidio. Non si è immolato per il popolo, ma per coloro che la pensavano come lui, cercando di adempiere con la morte ciò che il mondo in vita gli aveva rifiutato, imboccando, volenti o nolenti, un'altra strada.
Il suo gesto è saturo del disprezzo per il diverso, gay, stranieri, ideologicamente schierati dall'altra parte.
Egli non è morto per la libertà ma perché altri non ne possano godere, in altre parole, perché una minoranza possa mantenere i suoi privilegi.
Non si è sacrificato affinché finiscano violenze, ma in modo che "coscienze" destate dal suo gesto d'odio ne comprendano il messaggio e combattano la sua guerra.
Discorsi vecchi, che olezzano di svastiche.
C’est ici et maintenant que se joue notre destin jusqu’à la dernière seconde. Et cette seconde ultime a autant d’importance que le reste d’une vie. C’est pourquoi il faut être soi-même jusqu’au dernier instant. C’est en décidant soi-même, en voulant vraiment son destin que l’on est vainqueur du néant.Et il n’y a pas d’échappatoire à cette exigence puisque nous n’avons que cette vie dans laquelle il nous appartient d’être entièrement nous-mêmes ou de n’être rien.Già. Bisognerebbe però valutare cosa significa essere sé stessi.
A volte può miserabilmente coincidere con il nulla.