Magazine Curiosità

Il misterioso rettile dell’Ossola: la risposta della scienza

Creato il 06 luglio 2010 da Alfa

Il misterioso rettile dell’Ossola: la risposta della scienza.
Nei giorni scorsi, l’amica Paesesommerso (che si sta guadagnando sul campo il titolo di “informatore” ufficiale del Lago dei Misteri) mi aveva segnalato un articolo apparso su Rivista Ossolana  n. 2 del 1997 riguardante un misterioso scheletro di rettile.
Ne era seguito un post pubblicato il 29 giugno “La strana storia del serpente con gli occhiali”
Avendo deciso di andare a fondo dell’argomento, Paesesommerso ha inviato copia dell’articolo di "Rivista Ossolana" al Museo di Storia Naturale di Milano per avere maggiori informazioni.
La risposta non si è fatta attendere ed è con molto piacere che andiamo a pubblicarla, con il consenso dell’autore, il Dr. Stefano Scali.
Il parere della scienza su questi argomenti è netto, come potrete leggere. Ed è giusto che sia così. In assenza di prove certe le leggende è bene che rimangano leggende. Se poi qualcuno riuscirà a dimostrare l’esistenza di qualche nuova specie animale, credo che i primi ad essere contenti saranno proprio gli scienziati.
«Mi è stato inoltrato il suo messaggio dalla biblioteca del Museo di Storia Naturale di Milano, nel quale lavoro come conservatore di Erpetologia (la scienza che studia gli anfibi e i rettili) e volevo riportarle alcune considerazioni in proposito. L'articolo di cui ci ha inviato una copia è uno dei tanti esempi di giornalismo sensazionalistico privo di fondamento e pieno di imprecisioni per i seguenti motivi:
- il basilisco di cui si parla è effettivamente un sauro appartenente alla famiglia degli Iguanidi e vive in centro America, ma nulla ha a che vedere con i basilischi della mitologia medioevale, che erano raffigurati come piccoli draghi con il potere di pietrificare le persone con il solo sguardo. Il nome dato alla specie americana deriva da una certa somiglianza con i draghi della mitologia, ma si tratta semplicemente di un'iguana adattata ai climi tipici delle foreste tropicali.
- I rettili italiani sono ben noti agli studiosi che compiono studi capillari ormai da molti decenni sul nostro territorio  e non esiste alcuna segnalazione di animali anche solo lontanamente simili a quelli descritti nell'articolo. E' curioso che le segnalazioni di queste specie fantastiche provengano sempre da cosiddetti "esperti" di paese e mai dagli specialisti.
- Animali fantastici come quelli descritti sono presenti in molte leggende popolari delle Alpi e spesso vengono raffigurati mescolando caratteri di più animali a cui vengono poi attribuiti comportamenti singolari, come canti o grida che gelano il sangue dei malcapitati che ne incrociano il cammino. Voglio ricordarle che i rettili sono tutti muti e che possono emettere solo soffi o, la limite, qualche grugnito nel caso di alcune tartarughe e coccodrilli. Una delle leggende più diffuse è quella del Tatzelwurm, un rettile fantastico, munito di cresta e lungo circa un metro, che a seconda dell'avvistatore canta o fischia. Inutile dire che anche in questo caso non esistono mai prove certe di tali avvistamenti e che si tratta con ogni probabilità dello scherzo di qualche buontempone che cerca di spaventare i compaesani o di tenere lontani gli intrusi dai suoi luoghi prediletti per i funghi.
- L'abitudine di bere il latte, magari succhiandolo direttamente dalle mammelle delle mucche è stata spesso attribuita a molti serpenti di varie specie (da cui alcuni nomi dialettali come pasturavacche o tetavac), ma nessun serpente beve il latte e molte specie utilizzano solo i liquidi delle proprie prede senza aver mai bisogno di bere neanche l'acqua.
-  L'istituto di Scienze Naturali di Torino dove il signor Costale, protagonista dell'articolo, ha portato i reperti non esiste: potrebbe trattarsi del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino o dell'Istituto di Zoologia dell'Università di Torino, ma è curioso che in questo caso non si riporti il nome dell'esperto a cui sarebbero stati sottoposti i resti scheletrici in questione.
- La foto dei resti scheletrici è di pessima qualità, per cui non è possibile fare alcun riconoscimento, ma è evidente che si tratta di uno scheletro parziale, a cui mancano il cranio e gli arti. Le ossa più grandi, posizionate ad un'estremità sembrano essere in realtà resti del bacino di qualche mammifero, mentre non si vede traccia delle "zampette di circa 3 cm" di cui si parla nell'articolo. Anche l'affermazione che gli "animali striscianti" debbano avere uno snodo cartilagineo dopo il bacino è assolutamente priva di fondamento e dubito fortemente che la cartilagine si sia preservata in uno scheletro completamente scarnificato come quello della foto. Personalmente credo che si tratti dei resti di un gatto o di qualche altro mammifero, come una faina.
- Il nome serpente gatto usato impropriamente nell'articolo è in realtà il nome comune di un serpente del Carso (Telescopus fallax) che deve il suo nome agli occhi muniti di pupilla verticale come quella dei felini, ma si tratta in questo caso di un normalissimo colubride, peraltro assente nelle Alpi centrali.
Purtroppo i rettili sono oggetto di moltissime credenze e leggende che li dipingono come esseri mostruosi, misteriosi e pericolosissimi, ma queste voci sono state puntualmente smentite da chi veramente conosce questi animali che sono, al contrario timidissimi e per lo più innocui. Sarebbe ora che giornalisti in cerca di scoop smettessero di diffondere queste dicerie, vista l'abbondanza di materiale divulgativo e iconografico disponibile a stampa, in video e su internet.
Sperando di esserle stato utile, le porgo i miei più cordiali saluti.»
Dr. Stefano Scali Curator of Herpetology   Museo Civico di Storia Naturale di Milano   website: www.comune.milano.it/museostorianaturale  
Dimenticavo: quando il Maestro ha letto questo post in anteprima è esploso in una di quelle risate diaboliche che solo lui riesce a produrre...


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine