Su invito del comune di Camerano (AN) abbiamo esplorato alcuni ambienti di questa stupenda città, che si trova all’interno del parco del Conero.
Sebbene la nostra visita abbia coinciso con un’emergenza neve di rara entità per le Marche, abbiamo potuto partecipare anche alla visita degli ambienti sotterranei che si estendono sotto alle strade e ai palazzi di Camerano.
Un percorso attrezzato che porta i turisti in una vera e propria città sotterranea, che conoscevo solo in letteratura e grazie ai racconti dell’amico ricercatore Alberto Recanatini – che ho avuto il piacere di rincontrare in questa occasione, scavata nell’arenaria sulla quale sorge il paese.
E’ difficile datare l’inizio di queste escavazioni e la loro origine, attestata da fonti scritte già al XIV secolo ma probabilmente preesistenti.
Forse questi vuoti lasciati nel sottosuolo inizialmente erano cave per l’estrazione di materiale lapideo, utilizzato per costruire case ed edifici in superficie. In seguito vennero ampliati e decorati, fino a trasformarsi in ambienti molto suggestivi, adibiti poi a ricovero e rifugio durante gli anni della seconda guerra mondiale.
A Camerano c’è ancora molto da scoprire, molti ambienti non sono aperti al pubblico e altri devono essere tutt’ora scoperti ed esplorati.
Ma la scoperta più sorprendente, non certo per entità archeologica quanto per la sua particolarità, è avvenuta all’interno della chiesa barocca di S. Francesco.
La memoria popolare ricordava l’esistenza di una cripta dalla quale, secondo le leggende locali, si sarebbe potuto penetrare in un complesso labirinto sotterraneo.
All’interno della chiesa, originaria del XIII sec. (si dice fondata dallo stesso S. Francesco nel 1215) e riedificata nel ’700, sono oggi presenti quattro botole, lungo la navata tra il portone di accesso e l’altare.
Queste, però, già ad un primo esame si sono rivelate piccole cavità a pianta quadrangolare ricolme di materiale edilizio probabilmente derivante dai lavori risalenti agli anni ’50 del secolo scorso.
E proprio durante questi lavori, che hanno visto anche la ripavimentazione dell’edificio, la botola sarebbe scomparsa.
Una volta ottenute le necessarie autorizzazioni per la sua ricerca, il Comune di Camerano ha quindi invitato l’ass. Teses e la troupe di “Mistero”, la trasmissione di Italia 1, per tentare la sua ricerca e per documentarla.
Osservando la struttura della chiesa ci è parso evidente che il punto più probabile in cui trovare questo ambiente era alle spalle dell’altare, così, grazie agli operai specializzati della ditta ICO si è iniziata una perforazione del pavimento nell’area compresa tra il coro e la parte posteriore dell’altare.
Il foro ci ha permesso di capire, tramite un misuratore laser e l’osservazione in diretta tramite una microcamera, che vi era un ambiente sottostante, pavimentato a circa 2 mt di profondità. Forse si trattava della cripta scomparsa.
Ecco un’anteprima twittata dal conduttore Daniele Bossari: http://twitvid.com/OLMIO
Sempre riprese dalle telecamere di “Mistero”, la nota trasmissione di Italia 1, le operazioni condotte si sono rivelate fruttuose.
Avevamo intercettato con precisione ed esattezza l’apertura scomparsa, la botola che dava accesso alla cripta scomparsa della chiesa di S. Francesco di Camerano.
Gli operai della ditta ICO hanno quindi allargato il foro secondo le nostre indicazioni, senza danneggiare la struttura originaria ma riaprendo quella che un tempo era una botola a pavimento, come doveva essere circa sessant’anni prima.
Mentre azionavamo dei potenti aspiratori per permettere un ricircolo più rapido dell’aria potevamo osservare sotto ai nostri piedi una stanza di modeste dimensioni, con una scalinata al centro.
Il momento di scendere era arrivato: indossati guanti e mascherine, aprivo la strada a Daniele Bossari e ad Arcadio Cavalli, regista/operatore che ci aveva seguito durante la precedente avventura a Cagliari. http://www.teses.net/rassegna-stampa/teses-a-cagliari-con-mistero-alla-ricerca-delleremo-perduto/
Sui primi gradini ritroviamo il perno metallico che un tempo era collocato al centro della botola in pietra, verosimilmente analoga alle altre quattro ancora esistenti.
L’ambiente riscoperto non è molto grande e notiamo, ai lati della stanza, diversi resti umani affiorare in mezzo a dei detriti, tra cui una bottiglia di vetro verde scuro ed una calzatura.
Ad un primo esame le sepolture potrebbero risalire al XVIII secolo, un tempo contenute all’interno di casse, poi marcite. I resti sono disposti in modo casuale tra rottami che, con ogni probabilità, sono stati lasciati dagli operai durante i lavori di ripavimentazione.
Originariamente le sepolture potevano trovarsi ai lati della scala, disposte parallelamente ad essa; forse una di esse era stata disposta frontalmente.
Ciò che ci ha sorpreso maggiormente, e che costituisce un vero e proprio mistero nel mistero, è stato il ritrovamento di una piccola cassa in zinco rivestita in legno, appoggiata a terra, in un angolo della stanza. Le sue dimensioni potevano facilmente ricondurre l’immaginazione ad un solo possibile scenario: la sepoltura di un bambino.
Sul lato superiore della cassa è presente una semplice croce latina fissata con dei chiodi molto fini, nessuna scritta, nessuna epigrafe, nessun nome.
Dopo aver riferito la situazione alle autorità competenti, sempre presenti ma rimaste all’esterno della cavità artificiale, abbiamo atteso una loro decisione su come procedere. Su loro richiesta abbiamo provato a rimuovere la piccola cassa per portarla in superficie.
Totalmente marcio, il feretro si è aperto sotto le nostre mani, lasciando il fondo imprigionato nel terreno e rivelando di essere interessato da una diffusa corrosione. Al suo interno i resti di un bambino, di cui si è conservato solamente il cranio, che presenta ancora alcune tracce di capelli biondi incollati sul tessuto osseo, e poche altre ossa.
Il restante materiale organico risulta essere incoerente, di colore marroncino torbido e mescolato a terriccio. Da notare una discreta percentuale di “condensa acquosa” presente all’interno della bara.
La notevole umidità dell’ambiente, unita ad un terreno probabilmente aggressivo e la totale assenza di isolamento della cassa da terra (il legno appoggia direttamente sul terreno) hanno consentito al legno di marcire, lasciando scoprire la zincatura interna.
Purtroppo, sempre a causa dell’umidità, ed in parte anche della corrosione batterica dovuta al rilascio di liquami cadaverici, caratterizzati da un PH particolarmente acido che ha probabilmente velocizzato il processo di deterioramento, la cassa più interna in zinco si è fortemente danneggiata.
Corrodendosi in più punti, ha permesso al corpo custodito all’interno di entrare in contatto con l’aria e, nel corso del tempo, ha alimentato una colonia di larve di ditteri, di cui si sono rinvenuti i resti essiccati in prossimità del feretro.
Andrebbe analizzato anche il laminato di zinco, per verificarne lo spessore medio e la purezza della lega impiegata, ricordando che già solo quaranta anni fa i processi di lavorazione dello zinco non potevano raggiungere i livelli di purezza odierni, superiori al 99%. Le stesse impurità inglobate nella lega possono aver contribuito ad una corrosione precoce, parallela al processo di scheletrizzazione.
Esami attenti e completi potrebbero inoltre confermare se la corrosione, come ipotizziamo, sia iniziata dall’esterno dell’involucro metallico verso l’interno, dove in ogni caso erano presenti diverse tracce di ruggine bianca (ossido di zinco, più minime tracce di ossido e di carbonato), fornendo numerose altre risposte.
Ciò che ci ha realmente sorpreso è stato l’occultamento di questa cavità, e conseguentemente del piccolo corpo, avvenuta intorno agli anni ’50 del secolo scorso, quando veniva ripavimentata la chiesa. Perché non è stata lasciata la possibilità di ispezionare l’ambiente come per le altre quattro botole?
E’ facile pensare ad un cadavere scomodo, ma un’indagine approfondita e metodologica potrebbe portare a delle risposte chiare e concrete.
Si ringrazia:
Quadrio TV
Massimo Piergiacomi (Sindaco di Camerano)
Angelo Monaldi (Guida della Città Sotterranea)
Alberto Recanatini (Ispettore onorario della Soprintendenza)
Ditta ICOC (Perforazioni)
Floriano Santini (Elettricista)
Costantino Renato (Assessore LL. PP.)
Jacopo Facchi (Assessore alla cultura)
Proloco “Carlo Maratti”
e tutti coloro che hanno partecipato alle operazioni.
Luigi Bavagnoli
Presidente Ass.ne Speleo-Archeologica T.E.S.E.S
TMC – Il segreto di Camerano – parte I
Il segreto di Camerano – PARTE II