L'aspettativa di Marco si rivelò molto ben fondata: Adele era una vera maga della cucina, nella quale usava la stessa precisione e cura meticolosa usata per preparare i suoi intrugli di erbe medicamentose.
Insomma la mattina del giorno di compleanno appena sveglio il ragazzo trovò la tavola imbandita con una sontuosa colazione a base di crema al cioccolato calda in tazza accompagnata dai suoi dolcetti e frutti preferiti, la nonna (come sempre indaffarata e distratta) appena sentì rumore di passi in soggiorno (Marco ormai aveva imparato a svegliarsi da solo) si affrettò ad arrivare dalla cucina ed a fargli i suoi auguri col più soave dei sorrisi: sulla tavola troneggiavano non una, ma due torte!Una sarebbe arrivata a scuola, ad ora di merenda per permettere al ragazzo di festeggiare la giornata con i suoi compagni, l'altra invece, era destinata al dopocena da consumare con la nonna stessa e qualcuno degli amici del cortile.
Il ragazzo si sentì soddisfatto, si potrebbe dire perfino contento e tutto filò liscio: le lezioni, le feste dei compagni in classe, i complimenti dell'insegnante al dolce della nonna, qualche piccolo dono, come la fionda intagliata mirabilmente apposta per lui regalatagli da Giovanni e l'album di figurine che Martina gli aveva offerto col suo sorriso smorzato dalla timidezza.
Un'espressione che riusciva ad avere su Marco l'effetto di un pugno nello stomaco, non che ne sentisse male, ma era come una sorpresa che gli toglieva il fiato e lo lasciava lì, impalato come un idiota, appena capace di farfugliare un grazie, mentre lei già si stava girando per rispondere a qualcun altro...
All'uscita di scuola, nella confusione dei ragazzi, che sciamavano in tutte le direzioni, vociando e scambiandosi richiami, scappellotti in fuga, scherzi, minacce, canzoni intonate da gruppetti aggregati sul momento, Marco cercava con gli occhi Martina: voleva raggiungerla e ringraziarla come si deve, ma sembrava essersi dileguata.
- È già andata via con le sue amiche, Giuliana e Maria -
disse la voce divertita di Giovanni alle sue spalle mentre gli arrivava una poderosa pacca sulla spalla:
- Cosa? - ribatté Marco
- Si, va bene, fai finta di non capire... comunque se ne è già andata -
insistette Giovanni, mentre Marco, irritato e deluso, declinò con una scusa l'invito del compagno di fermarsi a giocare e così rabbuiato com'era, mise gli occhi a terra prendendo la strada di casa.
Smise di guardarsi intorno perciò non si accorse di Tommaso, seduto su una panchina ad aspettarlo dall'altro lato della strada:
- Marco! Marco! -
la voce non era alta ed appena un pò rauca, il ragazzo si decise a girarsi e quindi nel vederlo si arrestò di botto: Tommaso sembrava invecchiato, i capelli alle tempie si erano incanutiti, non si era rasato da giorni ed i peli sul volto erano brizzolati, infine sul naso stavano appoggiati un paio di piccoli occhialini con la montatura metallica, che il ragazzo non gli aveva mai visti prima.
Al primo istante Marco fece fatica a riconoscerlo, poi esclamò:
- Papà! - facendoglisi incontro, si sentiva incerto ed alquanto timoroso: era la prima volta che gli capitava di trovare il padre fuori dalla scuola e non sapeva cosa aspettarsi,
- Cosa fai qui? -
- Sono venuto per farti gli auguri, è il tuo compleanno oggi, no? -
- Oh certo! Grazie...
Erano molto vicini, Marco in piedi di fronte a lui quasi gli sfiorava le ginocchia con i suoi pantaloni di tela dozzinale, comprati allo spaccio del paese apposta per essere indossati ogni giorno sotto il grembiule di scuola che portava nero e corto, anzi cortissimo, visto che stava crescendo a vista d'occhio. I due si guardarono in silenzio per un intero minuto, il tempo sembrò dilatarsi in quegli istanti mentre Marco si domandava cosa fare e cosa aspettarsi e Tommaso realizzava che il figlio non gli avrebbe gettato le braccia al collo.
Dopo aver esaminato velocemente gli scenari possibili della situazione, Marco abbassò lo sguardo e si accomodò sulla panchina accanto al padre:
- Credevo che saresti venuto a casa: la nonna mi ha preparato la torta... -Tommaso non rispose subito, ma tirò fuori dalla tasca della giacca un pacchetto infiocchettato con un nastro verde e glielo porse:
- Cos'è? - il ragazzo sorrise incuriosito e cominciò a scartocciare il dono, era una piccola costruzione meccanica, che conteneva tutto l'occorrente per realizzare un piccolo elicottero dotato di un vero motore in miniatura e capace di volare davvero, la confezione conteneva un foglio di carta piegato e ripiegato con tutte le istruzioni.
Marco sembrava interessatissimo e contento, fu allora che Tommaso rispose:
- Non verrò a casa, vedi Marco... Adele si è convinta che io abbia fatto qualcosa di male a sua figlia e non è il caso che io venga da lei... -
Marco si bloccò ad un tratto mentre qualunque idea di sorriso gli si spegneva sul volto:
- Tu lo hai fatto? Hai fatto del male alla mamma? - chiese senza guardarlo e con la voce soffocata e tesa come una corda di violino non accordata a dovere.
- No, no certo: avevamo litigato alcuni giorni prima, prima che partissi, sai a volte io ... -
- Lo so, ma cosa è successo allora, quella volta, dico? -
- Nulla, sono partito poi il giorno dopo per il lavoro, lo sai poi... poi non l'ho più vista, quando sono tornato lei non c'era più, lo ricordi? -
- Nulla... - ripeté Marco come se parlasse fra sé.
- Ora devo tornare: grazie del regalo papà - aggiunse mentre si alzava per andare via.
Camminò senza voltarsi fino alla fermata dell'autobus, dove ormai non c'era più nessuno.
Dovette aspettare mezz'ora la corsa successiva mentre tante immagini, piccole scene di vita domestica del passato improvvisamente si affastellavano sulla soglia della sua memoria come pezzetti di vetro colorato, frantumi taglienti accalcati sul passaggio stretto di un imbuto.
Quando arrivò a casa era affaticato: affrontò la cena in compagnia, le candeline e gli applausi degli amici augurandosi che la serata finisse al più presto, poi finalmente andò a dormire senza parlare con nessuno.